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Miliardari a caccia dell'eterna giovinezza

Alcuni super-ricchi come Bezos, Milner, Klausner stanno investendo in ricerche per fermare l'invecchiamento
Alcuni super-ricchi come Bezos, Milner, Klausner stanno investendo in ricerche per fermare l'invecchiamento
L'umanità vivrà sempre più a lungo, fino a raggiungere l'eternità? Secondo alcuni scienziati, è possibile

«La giovinezza è l’unica cosa che valga la pena possedere», sosteneva Dorian Gray, celebre personaggio di Oscar Wilde, che vendette l’anima al diavolo in cambio dell’eterna giovinezza.

Sono passati più di 130 anni dalla pubblicazione del celebre romanzo, ma il tema dell’invecchiamento, del decadimento del corpo e della bramosia umana di mantenersi sempre giovane, è quanto mai attuale. Se non è possibile, infatti, vendere materialmente la propria anima al diavolo, si possono di certo spendere moltissimi soldi in rimedi che promettono di sconfiggere l’invecchiamento.

Dalle innocue creme antirughe alla chirurgia estetica che, non di rado, stravolge le sembianze delle persone, è tutta una corsa ad accaparrarsi un rimedio, meglio se miracoloso, contro la temuta vecchiaia. Una corsa che lascia indifferenti ben poche persone e azzera qualsiasi distinzione di classe sociale.

Una start-up per ringiovanire le cellule
La reale differenza, semmai, è che le persone molto ricche, nell’ordine dei miliardi di dollari, possono permettersi, non solo di sognare di rimanere sempre giovani, ma di finanziare veri e propri programmi scientifici che abbiano questo obiettivo. Ne è un esempio Jeff Bezos, magnate di Amazon, che, nel settembre scorso, ha fondato, la startup Altos Labs insieme al miliardario russo-israeliano Yuri Milner e all’ex dirigente dell’istituto oncologico nazionale degli Stati Uniti Richard Klausner, investendo ben 3 miliardi di dollari in tali progetti di ricerca e sviluppo.

KeystoneJeff Bezos, uno degli uomini più ricchi al mondo.

L’azienda si prefigge lo scopo di ringiovanire le cellule dell’organismo umano attraverso la manipolazione delle stesse, specializzandosi in sofisticatissime tecniche grazie alle quali sarà possibile far tornare allo stadio di staminali le cellule più mature o eliminare le cellule senescenti che emettono delle sostanze tossiche per l’organismo. La tecnica della ‘riprogrammazione cellulare’ è già usata in laboratorio ma, fino ad ora, è stata applicata solo a cellule singole ma, la vera vittoria sarà quella di sconfiggere malattie legate all’età che impediscono l’allungamento della vita umana, quali i tumori o l’Alzheimer.

Per ottenere tali ambiziosi risultati, la start up di Bezos ha avviato una vera e propria campagna di reclutamento degli accademici più accreditati in questo campo, promettendo, secondo il Times, “stipendi da calciatori”. Bezos stesso ha annunciato di aver assunto come direttore esecutivo Hal Barron, manager farmaceutico di fama internazionale, fino ad ora dipendente della multinazionale inglese GlaxoSmithKline, oltre ad aver ingaggiato Juan Carlos Izpisua Belmonte, uno dei migliori ricercatori al mondo, e Shin’ya Yamanaka, premio Nobel per la medicina nel 2012, che presterà gratuitamente la propria consulenza.

La ricerca dell'elisir di lunga vita
La ricerca scientifica, in questi ultimi anni, ha fatto passi da giganti e sono diversi i ricercatori impegnati nella scoperta dell’elisir di lunga vita. Il 30 maggio del 2021, sono stati pubblicati, sulla rivista scientifica ‘Nature Communication’, i risultati di una ricerca condotta dai ricercatori della Gero, una azienda con sede a Singapore, a cui hanno collaborato anche ricercatori russi e americani. Lo studio, in sostanza, suggerisce che per poter vivere anche fino a 120 anni, sarà necessario intervenire con alcuni farmaci che permettano al nostro corpo di riprendersi più velocemente e bene possibile da un evento traumatico.

DepositVivremo sempre più a lungo?

Utilizzando l’intelligenza artificiale ed esaminando i dati sanitari di grandi gruppi di pazienti provenienti dagli Stati Uniti, Regno Unito e Russia, è emerso che la capacità di ripresa dell’organismo è direttamente proporzionale all’età anagrafica del paziente. Secondo tale studio, guidato da Timothy Pryrkov, per prolungare la vita umana si dovrà ricostituire la capacità dell’organismo di recuperare rapidamente dopo una malattia, o un forte stress, intervenendo con una combinazione di farmaci, anche già esistenti.

Come spiegato dal genetista Sergio Pimpinelli, professore presso l’Università la Sapienza di Roma, «lo studio individua nel sangue alcuni indicatori, come l’insulina, capaci di quantificare la capacità di recupero del soggetto. Queste predizioni combaciano con quanto scoperto, anni fa, sull’invecchiamento genetico dei telomeri, vere e proprie spie dell’invecchiamento». Secondo il genetista, questo studio permette di avere degli spunti interessanti sulla possibilità di arginare l’invecchiamento e superare i confini biologici, studiando dei farmaci specifici che operino
sugli indicatori dell’invecchiamento.

Dai topi ai vermi, per frenare l'avanzare dell'età
Una ricerca del 2015, per esempio, pubblicata dalla Mayo Clinic negli Stati Uniti, ha evidenziato come l’uso combinato di farmaci esistenti, il dasatinib, un medicinale antitumorale e la quercetina, usato come soppressore dietetico, possa rimuovere le cellule senescenti nei topi invertendo il processo di invecchiamento. Nel gennaio 2020, un team di scienziati del Mdi Biological Laboratory, in collaborazione con dei ricercatori del Buck Institute for Research on Aging di Novato, in California, e della cinese Nanjiing University, ha invece annunciato di aver isolato nei vermi ‘Caenorhabditis elegans’, un percorso cellulare grazie al quale potrebbe essere possibile sviluppare delle terapie capaci di prolungare di centinaia di anni la vita di un uomo.

DepositI passi avanti della scienza, con l'uso delle cavie.

Secondo quanto detto da Hermann Haller, presidente del MDI Biological Laboratory, la scoperta dei percorsi cellulari che regolamentano l’invecchiamento di questo tipo di verme, che con l’uomo condivide una moltitudine di geni, è di primaria importanza nella ricerca contro l’invecchiamento dell’organismo anche se, per ora, si sta ancora studiando come tali percorsi interagiscano tra loro e con l’intero organismo. «È probabile - come affermato da Pankaj Kapahi del Buck Institute - che si potrebbe arrivare, in futuro, all’uso di terapie combinate, capaci ciascuna di influire su un percorso diverso di invecchiamento ma con l’obiettivo comune di prolungare la durata della vita umana».

Mettere il proprio corpo... in ghiaccio?
La scienza sta progredendo velocemente nell’ambito della ricerca dei sistemi per prolungare la vita umana, e c’è chi scommette sui possibili successi futuri in questo campo. Come dichiarato lo scorso anno da Filippo Polistena, fondatore della Polistena Human Criopreservation, concessionaria della KrioRus e della statunitense Alcor Life Extension, «la domanda di crioconservare il proprio cadavere è aumentata del 50%, per quanto a oggi non esista ancora una cura in grado di riportare in vita i corpi immersi in azoto liquido a -196°».

La procedura di crioconservazione deve concludersi nell’arco massimo di una settimana e se la sostituzione del sangue con il liquido crio-protettivo deve essere effettuato entro 20 minuti dal decesso, il trattamento del cervello richiede di essere portato alla temperatura di -30° entro due ore. I feretri, conservati alla temperatura di -50°, vengono poi spediti presso le sedi delle società leader della crionica a bordo di jet specializzati.

DepositAddormentarsi ora, svegliarsi nel futuro?

Le persone, come affermato dallo stesso Polistena, sono disposte a spendere anche 200 mila dollari, circa 180 mila franchi, per coltivare la speranza di risvegliarsi, un domani, dal sonno eterno. «Sembra fantascienza - ammette l’imprenditore - ma la nostra missione è cercare di trasferire in futuro la vita dei nostri pazienti».

Vivere sotto forma di avatar?
Ai giorni nostri, sempre più ricercatori, scienziati ed imprenditori, cooperano alla ricerca di possibili strumenti che permettano all’uomo di vivere sempre più a lungo. Molti di loro credono che, un domani, sarà possibile replicare digitalmente il cervello umano e vivere per sempre sotto forma di avatar. Per ora l’obiettivo sembra quanto mai lontano considerando che degli 86 miliardi di neuroni umani si è riusciti a replicare digitalmente 302 neuroni del cervello di un determinato tipo di verme, ma gli studi sul campo sono ancora in corso.

La cosa non deve apparire come fantascientifica, se un illustre ricercatore quale David Sinclair, responsabile del laboratorio di genetica di Harvard, si è detto fermamente convinto che «riusciremo a risolvere l’invecchiamento perché non c’è un limite massimo alla durata della vita umana». Secondo Sinclair, l’invecchiamento è un problema di perdita di informazioni causato dal modo in cui il Dna viene letto e implementato dalla cellule. «Da un certo punto di vista - spiega lo scienziato australiano - invecchiare è come un CD che col passare degli anni si riempie di graffi. (...) Il genoma è la musica, il lettore è l’epigenoma e i graffi sono ciò che impedisce al lettore di leggere la musica come un tempo».

KeystoneLa chiave: la lettura del DNA?

L’obiettivo quindi sarebbe quello di contrastare l’invecchiamento cellulare e il farmaco più promettente, in questo senso, è la metformina, attualmente usata per la cura del diabete, che si è dimostrato capace di rallentare l’invecchiamento negli animali e di ridurre le malattie neurodegenerative e il cancro negli esseri umani. La metformina aumenta il numero di molecole di ossigeno che entrano nella cellula aumentandone la robustezza e la longevità.

Appare chiaro che la strada verso l’eterna giovinezza sia ancora molto lunga e lastricata di ostacoli anche se, come disse lo scrittore Frank Kafka «la giovinezza eterna è impossibile: anche se non ci fossero altri ostacoli, la renderebbe impossibile l’osservazione di se stessi».

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