I due volti (opposti) della guerra in Ucraina, il primo vero conflitto social dell'era moderna
Si dice che bisogna vedere una stessa cosa da prospettive diverse per capirla fino in fondo. Si dice, anche, che la verità sta nel mezzo. Quindi, se si esamina uno stesso avvenimento da diverse angolazioni, e si cerca di mediare tra i diversi punti di vista, si dovrebbe essere vicini alla verità. Agli uomini, però, piace raccontarsi le cose come meglio gli aggrada, e la scelta dei termini, così come le analisi politiche, su importanti avvenimenti storici, possono cambiare totalmente il modo di veder raccontata la realtà. Di quanto detto fino ad ora, ne è un esempio lampante la guerra in corso tra Ucraina e Russia.
Che di fatto è una guerra ma, dal racconto fatto da ciascuna parte in causa, potrebbero essere tranquillamente due. Non c’è alcun elemento di tale narrazione, infatti, che converga e i russi e gli ucraini sono tragici protagonisti di un avvenimento storico che differisce nelle premesse, nella terminologia, nelle intenzioni e nelle finalità per entrambi gli oppositori. Zelensky e Putin sembrano parlare di cose diametralmente opposte, e si fa molta fatica a districarsi in una giungla di false verità o credibili bugie.
Dal punto di vista di Putin, la guerra in Ucraina, è sia una operazione militare di liberazione del popolo russofono, perseguitato dagli ucraini, sia una legittima risposta armata ad una grave minaccia posta in essere dall’Ucraina nel momento in cui ha manifestato la volontà di aderire alla Nato. Sempre secondo la narrazione russa, il Cremlino avrebbe avanzato molte proposte distensive volte a trovare un compromesso sulla delicata questione dell’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea ed al Patto Atlantico ma, non avendo essa desistito dal suo proposito, oltre a non aver riconosciuto le due repubbliche filorusse del Donbas, si è visto costretto, suo malgrado, ad intervenire.
La fake news di una Ucraina "nazista" - Ecco che Putin, ed il suo entourage, hanno iniziato a parlare, sempre più assiduamente, del fatto che in Ucraina fosse in corso un genocidio a danni della popolazione russa presente sul territorio, e che l’ideologia nazista sia ben radicata nelle più alte sfere della leardership politica del Paese. Anche se i Paesi occidentali sono rimasti stravolti davanti all’insistenza con cui venivano difesi questi concetti dal leader russo, la realtà è che tale narrazione rappresentava un suo cavallo di battaglia già da molti anni. Secondo uno studio dell’Ukrainian Crisis Media Center, tra il 2014 ed il 2017, un terzo di tutte le notizie sui principali canali televisivi russi si sono concentrati sull’Ucraina, e più del 90% delle menzioni a tale Paese erano negative. Sempre secondo tale studio, le principali fake news promosse dal Cremlino erano costituite per il 33% dal fatto che in Ucraina fosse in corso una guerra civile, per il 22% che l’Ucraina fosse uno stato indipendente fallito, per il 15% sull’aiuto della Russia al Donbas e per il restante 10% che in Ucraina fosse in mano a fascisti ed estremisti che odiano la Russia.
Fin dal 2014, anno della rivoluzione denominata Euromaidan che portò alla cacciata del presidente filorusso Yanukovich, l’Ucraina è stata dipinta, dai media russi, come un posto pericoloso e radicalizzato, ed il termine ‘nazisti’ è stato usato in abbondanza dai conduttori televisivi e dagli analisti politici ben prima di queste drammatiche settimane di guerra. La narrazione della Russia come ultimo avamposto contro il nazismo imperante, non solo in Ucraina ma anche in Germania, Polonia ed Europa tutta, è strumentale a risvegliare nel popolo russo i ricordi gloriosi delle lotte per la libertà condotte dall’Armata Rossa, combattute proprio contro l’esercito nazista stanziato in Polonia, Ucraina e Bielorussia. Tutto questo in evidente contrasto con la realtà storica che vuole i cittadini ucraini arruolati nella stessa Armata Rossa e il sentimento di antisemitismo diffuso sia nell’Impero russo che in Unione sovietica.
Il cartone animato di Vanja e Kolja - Perché la narrazione propagandistica di Putin sulla Russia liberatrice possa essere compresa da tutti, bambini inclusi, si è fatto ricorso anche ad un cartone animato che è stato proiettato proprio negli istituti scolastici del Paese. In esso, i rapporti tra Russia ed Ucraina, sono rappresentati da due compagni di scuola, Vanja, che indossa una t-shirt con i colori della bandiera russa, e Kolja che invece ne indossa una con i colori della bandiera ucraina. I due bambini andavano d’accordo, spiega la voce narrante, fino a che Kolja ha iniziato a frequentare “brutte compagnie”, ossia un ragazzo con la maglietta a stelle e strisce ed uno con i colori della bandiera tedesca. Questi ragazzacci insegnano a Kolja a picchiare gli altri bambini, che simboleggiano le repubbliche indipendentiste di Lugansk e Donetsk, fino a che non interviene Vanja il buono che disarma l’ex amico Kolja. Alla fine del cartone animato, viene spiegato ai bambini che non si tratta di una vera e propria guerra ma del tentativo, da parte della Russia, di disarmare l’Ucraina per riportare la pace nel mondo.
La finta lezione televisiva di pace - Un altro video di propaganda, che è stato trasmesso negli istituti scolastici russi, si intitola “Una lezione sulla pace del mondo”. Si tratta di una trasmissione condotta da Sofia Khomenko, una bambina di 12 anni che nel 2017 divenne celebre per aver cantato una canzone patriottica in diretta televisiva. La giovanissima conduttrice viene affiancata da due presentatori, Denis Polunchukov, giornalista e conduttore televisivo e Petr Ishkov, esperto militare russo. I due spiegano come le foto ed i video che circolano sui social media sul conflitto in Ucraina siano in realtà dei montaggi creati ad arte dai Paesi Occidentali per screditare l’operato delle milizie russe, e sostengono che «ci sono molte immagini di una guerra in Ucraina, ma in realtà provengono da altri conflitti e da altre guerre. Alcune foto e video provengono addirittura da videogiochi».
Tutta la trasmissione, in cui si ascoltano anche molte interviste di donne e bambini che raccontano della difficoltà di vivere da russi in Ucraina, è volta a dimostrare che «i nazisti di Kiev» hanno costretto il governo russo a intervenire per liberare la capitale e che la Nato «si è pericolosamente avvicinata» alla Russia espandendosi nell’Europa orientale su direttiva degli Stati Uniti, dipinti come un «malvagio guerrafondaio». Confortata dalle spiegazioni ottenute dai due conduttori, Sofia afferma che “adesso so come comportarmi”, mentre il giornalista Polunchuko saluta milioni di bambini ricordando loro che «voi siete gli eredi del nostro grande Paese».
Non chiamatela guerra - Ciò che viene sostenuto con fermezza da parte russa è, quindi, sempre la stessa cosa: non si tratta di guerra ma di disarmo. L’uso stesso della parola ‘guerra’ è stato bandito dai mezzi di informazione, ed è stata varata una legge che punisce “chi diffonde notizie considerate false” con 15 anni di carcere. Per imbavagliare ancora di più la possibilità di informare criticamente i cittadini russi, il Cremlino ha anche chiuso la storica radio ‘Eco di Mosca’, mentre l’emittente televisiva Tv Rain è stata sospesa a tempo indefinito così come il giornale ‘Novaya Gazeta’. Il tentativo è quello di veicolare al massimo la propaganda di stato anche se, il rischio è quello di spingere le persone a cercare informazioni più veritiere attraverso altri canali, come Facebook e Telegram, i quali sono finiti nel mirino del Cremlino che sta cercando di limitarne il più possibile l’utilizzo. Si assiste, in definitiva, ad una guerra combattuta su due fronti diversi: uno tradizionale, sul campo di battaglia, ed uno sui mezzi di informazione e sui social media. Ciascuna delle parti, infatti, si serve dei moderni canali di informazione per portare avanti la propria verità.
Zelensky, in questo, si è rivelato un vero e proprio maestro, stravolgendo la propria immagine pubblica e portando avanti il racconto di una eroica resistenza ucraina. Il racconto di una n nazione democratica, animata da un sentimento patriottico talmente forte da essere capace di mettere in difficoltà una potenza nucleare come la Russia. Lo stesso Zelensky è stato colpito da numerose fake news, diffuse dai canali di propaganda russi, che lo volevano nascosto in una località segreta, forse in Polonia, e lontano dalla sua Kiev.
L'arma dei social - Informazioni presto smentite dal Presidente ucraino che nei video, pubblicati quasi quotidianamente nei suoi canali social, si mostra negli uffici presidenziali o per le strade di Kiev. “Sono a Kiev in via Bankova, fino alla fine, fino alla vittoria “ ha dichiarato Zelensky in un recente video in cui non ha paura di farsi vedere per strada nella capitale ucraina. Zelensky intende sfruttare i social media per portare avanti una campagna di informazione a favore della resistenza dei militari e dei volontari del suo Paese, pubblicando video in cui si mostrano immagini di mezzi militari russi distrutti o abbandonati e soldati russi presi in consegna ma trattati umanamente dalla popolazione civile, di modo da mettere ancora di più l’accento sulla grande umanità degli aggrediti rispetto alla ferocia degli aggressori. Il Presidente ucraino, inoltre, vuole dare l’idea di una Ucraina ad un passo dalla vittoria e per far ciò mostra i video dei suoi contatti diplomatici con i più influenti leader dei Paesi occidentali. A tal proposito, secondo Niklas Masuhur, ricercatore presso il Center for Security Studies del Politecnico federale di Zurigo, «la gente ha diffuso sui social media diverse storie di successi militari ucraini. Il rinforzo algometrico (che non tiene conto dell’effettiva rilevanza dei contenuti proposti) potrebbe aver fornito al pubblico un quadro più roseo di quanto non lo fosse in realtà».
La corazzata fake della Russia - Sull’altro fronte, invece, secondo un report del Centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina, pubblicato dal NewsGuard, “la Russia utilizza diverse strategie per introdurre, amplificare e diffondere narrazioni false e distorte in tutto il mondo, servendosi di un insieme di media statali ufficiali, siti web, account anonimi e altri metodi per diffondere propaganda che promuove gli interessi del Cremlino e mina i suoi avversari”. Al momento, sempre secondo il NewsGuard sono 116 i domini che portano avanti la propaganda filo-russa, tra cui Sputnik News, Russia Today e Tass. A San Pietroburgo ha sede la nota Internet Research Agency, Ira, una azienda impegnata in campagne di propaganda online per conto di numerose compagnie nazionali e dello stesso Putin. Tale agenzia è stata ribattezzata ‘la fabbrica dei troll’ per la sua capacità di creare e gestire migliaia di account falsi sui social network, e sui forum dei giornali, per sostenere la propaganda russa. Sono ormai moltissimi i video messi in rete sulla cui veridicità è bene diffidare, così come riferito da apparati di sicurezza italiani all’Adnkronos.
Due video a confronto - Sono stati messi a confronto, ad esempio, due video identici: uno risalirebbe al 2019 ed inerisce la tecnologia militare ucraina mentre il secondo, pubblicato le scorse settimane, vuole dimostrare la cattura di mezzi militari russi da parte dell’Ucraina. Appare evidente, però, che quest’ultimo sia un clamoroso falso, una contraffazione del video precedente e l’unica differenza, tra i due, è che nel primo video nel mezzo militare sventola una bandiera ucraina sostituita nel secondo video dalla ‘Z’ dei veicoli in dotazione all’esercito russo. Allo stesso modo, la tv di Stato bielorussa avrebbe descritto l’esplosione in Piazza della Libertà a Kharkiv, il 1 marzo scorso, come una provocazione da parte dei nazisti ucraini mentre, in realtà, il missile che ha colpito l’edificio civile non sarebbe in dotazione dell’esercito ucraino.
L'enigma dell'ospedale di Mariupol - Stessa tecnica è stata usata per giustificare, da parte russa, il vile attacco all’ospedale pediatrico di Mariupol. Il Cremlino, infatti, ha sostenuto che tale struttura fosse stata già evacuata e che, in realtà, fosse usato come covo dai militari appartenenti al battaglione Azov. A sostegno di tale tesi sono state mostrate delle immagini, riprese da un drone, di alcuni militari appostati su di un tetto di un edificio. Peccato, che ad una attenta analisi del filmato, sia risultato che il video non si riferiva al tetto dell’Ospedale pediatrico ma ad un altro edificio non meglio identificato.
Marianna, la donna insanguinata - Sempre a proposito del bombardamento di tale ospedale, ha tenuto banco la vicenda di Marianna Podgurskaya, la donna con il viso insanguinato e avvolta in una logora coperta divenuta simbolo dell’attacco di Mariupol. L’ambasciata russa a Londra ha infatti sostenuto che la ragazza non fosse ferita e che “fosse truccata in modo realistico” per simulare alcune ferite alla testa. Un clamoroso falso messo in scena dai vertici ucraini per incolpare ingiustamente la Russia di aver bombardato una struttura civile che ospitava donne e bambini.
Per sostenere che si trattasse di un complotto, diversi account hanno anche accusato la ragazza di aver recitato il ruolo di due diverse donne incinte e che, in una foto, apparisse nell’atto di abbandonare l’ospedale e, in un’altra, dopo essersi cambiata d’abito, di rivestire i panni di una donna sdraiata su di una barella. La verità, invece, è che la Podgurskaya non è una attrice, ed era realmente incinta al momento dell’attacco, così come dimostrato da numerose foto pubblicate sul suo profili Instagram in cui raccontava della sua gravidanza. Ingrandendo le immagini incriminate, si vede chiaramente che si tratta di due persone diverse. La giornalista Olga Tokariuk, esperta di analisi delle campagne di propaganda e disinformazione, ha segnalato su Twitter, l’11 marzo scorso, di aver avuto notizie da un parente che la donna avesse poi dato alla luce una bambina e che entrambe, compatibilmente con la drammatica situazione di Mariupol, stanno bene.
Il mistero del serbatoio di cloro - Un altro esempio delle fake news diffuse tramite falsi video, riguarda proprio il filmato, diffuso il 18 febbraio scorso su Telegram e citato dai vertici russi come una sorta di ‘casus belli’, in cui si vede un gruppo di sabotatori di lingua polacca che tentavano di far saltare in aria un serbatoio di cloro vicino alla cittadina di Horlivka, ossia in un territorio controllato dai separatisti dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk.
La fonte d’informazione russa raccontava che i sabotatori erano stati uccisi e che il video era stato girato proprio da uno di loro. Da una analisi approfondita dei metadati, però, è risultato che il video non solo era falso, ma che era stato creato ad hoc, pochi giorni prima della sua diffusione sul social network, quasi a voler creare una giustificazione all’imminente invasione dell’Ucraina. Come spiegato molto chiaramente da Jessikka Aro, una giornalista investigativa finlandese della Finnish Broadcasting Company, esperta di fenomeni di propaganda politica sulla rete internet, “La propaganda è sempre stata usata nella storia per disumanizzare e demonizzare l’obiettivo della disinformazione. Una volta che il nemico è stato demonizzato, la guerra trova giustificazione e i soldati pensano di andare a combattere per una guerra giusta”. Se mai ne esistesse una.