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Sono crimini di guerra

Un termine che in Europa non si sentiva da tempo. Cosa sono e chi può giudicare i crimini di guerra?
Un termine che in Europa non si sentiva da tempo. Cosa sono e chi può giudicare i crimini di guerra?

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Pensavamo di non sentirne più parlare. E invece con le scioccanti immagini che arrivano da Bucha e Mariupol, i crimini di guerra sono tornati nelle nostre vite. Lo ha ribadito domenica anche l'ex magistrata ticinese Carla Del Ponte parlando delle fosse comuni di Bucha e dei soprusi commessi negli altri territori. L’Onu, attraverso il suo ufficio per i diritti umani, ha dichiarato che “i corpi scoperti a Bucha sollevano serie domande su eventuali crimini di guerra”, e lo stesso pensano la maggioranza dei leader europei, da Boris Johnson alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. Il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha detto che “A Bucha è stata uccisa l’umanità stessa” e che gli autori di tali efferatezze ne saranno chiamati a rispondere, mentre il presidente americano Joe Biden, dal canto suo, ha colto l’occasione per togliersi qualche soddisfazione facendo notare che l’aver definito Putin “un criminale di guerra” si è rivelata, alla fine, veritiera.

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Cos'è un crimine di guerra

Con il termine ‘crimine di guerra’ si intende la violazione, da parte di militari o civili, del diritto bellico, punibile sulla base di norme o trattati internazionali, come la Convenzione di Ginevra del 1949, posta a tutela dei diritti dei feriti, dei prigionieri di guerra e di tutti gli atti contrari ai diritti umanitari. Nonostante sia un dato assodato che la guerra porti morte e distruzione, vi sono comunque dei limiti posti dal diritto bellico che sancisce cosa non possa comunque farsi durante un conflitto, come, per esempio, torturare o uccidere i prigionieri di guerra, attaccare coloro che sventolano la bandiera bianca di resa o venir meno al rispetto di simboli internazionali quali la Croce Rossa o la Mezzaluna Rossa internazionale. Il concetto di crimine di guerra, pur avendo massima importanza nel diritto internazionale, è molto variabile, essendo legato alle norme peculiari di ciascuno stato o a trattati e convenzioni internazionali non che sono comunque sottoscritte dalla totalità dei Paesi del mondo. Proprio a seguito del processo di Norimberga, vennero messi nero su bianco i ‘Principi di diritto internazionale riconosciuti dallo Statuto e nella sentenza del Tribunale di Norimberga’, nei quali si parla di crimine di guerra nel caso si violino le leggi e gli usi di guerra, come nel caso di omicidio volontario, maltrattamento e deportazione, saccheggio di proprietà pubbliche e private, o devastazioni non giustificate da necessità militari. Di fondamentale importanza, a tal proposito, è la già citata Convenzione di Ginevra, adottata il 12 agosto del 1949, che stabilì per la prima volta una base giuridica di diritto internazionale con riguardo alla condotta da tenersi in guerra.

La verità terribile della seconda guerra mondiale

La Seconda Guerra mondiale segnò un terribile cambio di passo rispetto ai conflitti documentati in precedenza: se prima il nemico era un avversario da sconfiggere, il secondo conflitto mondiale, con i suoi orrori, come l’Olocausto del popolo ebraico e le bombe atomiche sul Giappone, resero evidente che l’obiettivo poteva diventare lo sterminio del genere umano. Da allora, varie nazioni si diedero l’obiettivo di delineare organi e leggi preposte al controllo e alla eventuale punizione di tutti quei comportamenti crudeli ed ingiustificati contrari al diritto bellico. Tale sforzo normativo, frutto anche dell’esperienza maturata con l’istituzione di Tribunali per i crimini internazionali commessi nella ex Jugoslavia ed in Rwanda, culminò, nel 1998, con l’approvazione dello Statuto della Corte penale di Giustizia, o Statuto di Roma, e con l’istituzione della Corte penale internazionale con sede all’Aia, nei Paesi Bassi. Tale tribunale ha competenza per i crimini internazionali che violano i codici di condotta da tenere durante i conflitti bellici, giudicando l’operato dei singoli individui e non delle Nazioni in quanto tali. A livello internazionale opera anche la Corte internazionale di Giustizia dell’Onu, anch’essa con sede all’Aia, che ha la propria base giuridica nella Carta delle Nazioni Unite e ha il compito di risolvere le controversie tra i Paesi membri dell’Onu.

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Stupri, torture e gas tossici

L’articolo 8 dello Statuto di Roma, definisce cosa debba intendersi per crimini di guerra e cioè comportamenti quali la tortura e i trattamenti inumani, l’omicidio volontario, la deportazione o il costringere un prigioniero di guerra a prestare servizio nelle forze armate nemiche o privarlo di un regolare processo. Sono inoltre compresi in tale concetto, una serie di violazioni delle leggi e degli usi del diritto internazionale applicabili ai conflitti armati internazionali, come gli attacchi deliberati contro la popolazione civile, l’utilizzo di veleno o armi velenose, gas asfissianti e tossici, stuprare, usare scudi umani e una serie di altri dettagliati punti. Lo scorso 28 febbraio proprio la Corte penale internazionale ha aperto una indagine per verificare il compimento di crimini di guerra da parte della Russia ai danni della popolazione ucraina. Karim Khan, uno dei giudici della Corte, aveva dichiarato che “c’è una base ragionevole per ritenere che i crimini di guerra o contro l’umanità siano stati commessi durante l’invasione russa in Ucraina e per aprire una indagine”. Lo stesso concetto era stato ribadito dall’Alto commissario delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet la quale ha affermato “di aver raccolto credibili asserzioni riguardo ad attacchi non convenzionali nei confronti di scuole, ospedali e abitazioni civili”.

Cinquemila casi di crimini di guerra

Dopo oltre un mese di guerra, le testimonianze di atrocità compiute dai russi ai danni della popolazione civile ucraina, sono aumentate in modo esponenziale e le immagini di Bucha hanno consolidato la convinzione che nei territori controllati dalle milizie russe si siano compiute indicibili atrocità definibili come crimini di guerra. La procuratrice generale Irina Venediktova ha dichiarato di aver avviato indagini per oltre 5 mila casi di crimini di guerra, tra cui violenza sessuale, abusi e torture ed esecuzioni di massa. Le testimonianze raccolte dai sopravvissuti di Irpin e Borodyanka, cittadine distanti da Kiev non più di 50 km, parlano di bambini torturati e uccisi e persone rimaste sepolte vive nelle cantine dei palazzi, poi bombardati, in cui avevano sperato di trovare rifugio. La zona era stata bersagliata dalle milizie russe proprio all’inizio del conflitto, mentre tentavano di raggiungere la capitale. La riconquista di tali territori da parte dell’esercito ucraino ha portato alla luce una serie di atrocità, come quelle descritte dalla giornalista di Public, Alina Dubovska che parla di “bambini con le mani legate dietro la schiena e un colpo di pistola sparato in testa” o di “donne stuprate, uccise e fatte a pezzi”. Davanti a questi racconti viene quasi spontaneo parlare di ‘crimini di guerra’ e sperare che gli autori di tali violenze vengano catturati e processati.

ImagoIl più grande processo per crimini di guerra della storia: Norimberga 1945

Arrivare al processo sarà un percorso lungo

La strada per arrivare ad un giusto processo, però, è lunga e non scontata. Come spiegato da Didier Reynders, Commissario europeo alla Giustizia, in una intervista rilasciata a Euronews, “il primo obiettivo è raccogliere prove, archiviarle, fornire strumenti sufficienti a tutti i pubblici ministeri in Ucraina e presso la Corte Penale Internazionale e in diversi Stati membri, a causa della competenza universale, non solo per fare le indagini ma per portare i responsabili alla sbarra (...) i tempi del sistema giudiziario sono piuttosto lunghi, ci servono le prove per avviare i procedimenti e armare un processo”. Se, in seguito alle indagini avviate sul campo, venisse appurato che sono stati commessi crimini di guerra in Ucraina, i tempi per vedere alla sbarra i colpevoli sarebbero comunque lunghi, così come è molto difficile, per ora, che sotto processo finisca il presidente russo Putin che, come stabilito dallo Statuto di Roma, dovrebbe essere arrestato e condotto davanti ad un giudice. La qual cosa appare improbabile, almeno fino a che rimarrà saldamente al potere protetto dal suo entourage di fedelissimi.


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