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Tutti quei bambini ucraini che sono scomparsi nel nulla

Sono migliaia, alcuni finiscono in Russia, altri non si sa. Il grande timore per lo sfruttamento e le adozioni illegali
Sono migliaia, alcuni finiscono in Russia, altri non si sa. Il grande timore per lo sfruttamento e le adozioni illegali

«Circa 5'000 bambini sono stati deportati dalla regione di Mariupol nella parte della Russia perché non gli hanno permesso di andare nella parte dell’Ucraina. Quei bambini dove sono? Non lo sa nessuno». Questo è l’allarme, lanciato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Cnn, che ha sconvolto l’opinione pubblica internazionale, confermando che la guerra è la miglior fabbrica possibile di orrore e di dolore.

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Portati via con la forza

Se le immagini delle fosse comuni di Bucha, le testimonianze delle esecuzioni sommarie a danno dei civili e le violenze sessuali contro donne e bambini avevano già fatto gridare “all’uccisione dell’Umanità”, l’idea di una deportazione a danno di bambini raggiunge l’acme della bestialità di cui è capace l’Uomo. Secondo quanto sostenuto da un gruppo per i diritti umani della Crimea, la Crimean Human Rights Group, citando un consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andriushchenko circa 150 bambini sarebbero stati portati via con la forza, nonostante la presenza dei genitori, dalla martoriata città ucraina.

Secondo quanto riferito dal consigliere Andriushchenko alcuni dei bambini rapiti «hanno perso i genitori a causa dei crimini di guerra della Russia ma o hanno tutori nei territori occupati o sono stati posti sotto la tutela dello Stato». Molti di loro, inoltre, al momento del rapimento si trovavano ricoverati negli ospedali in quanto malati o feriti. Secondo quanto dichiarato da Olha Skrypnyk, responsabile del gruppo, alla rivista Ukrinform «l’esercito di Mosca li ha trasferiti nella direzione di Donetsk occupata e del Taganrong russo».

Secondo la Skypnyk anche 16 bambini che si trovavano alloggiati in un centro benessere sarebbero stati portati via nonostante, di sicuro, avessero i genitori dato che «i minori che hanno perso i genitori e il personale dell’orfanotrofio sono stati evacuati da Mariupol il 24 ed il 25 febbraio». Anche l’agenzia di stampa russa Tass ha parlato di bambini ucraini giunti dai territori occupati in Russia.

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Per la Russia non è rapimento

Ovviamente, la stampa russa non parla di rapimento né tantomeno di deportazione, ma ha dato notizia del fatto che «da febbraio quasi 880 mila persone, di cui 164 mila bambini sono arrivate in Russia dall’Ucraina e dalle repubbliche autoproclamate del Donbass». La posizione di Mosca si conferma, anche in questo caso, diametralmente opposta rispetto a quanto sostenuto dal governo di Kiev. Si parla di cittadini ucraini, anche minori, presenti sul territorio russo ma la notizia viene riportata come se si trattasse di una normale operazione di accoglienza della popolazione profuga ucraina.

Larisa Falkovskaya, direttrice del Dipartimento per la protezione dei diritti dei bambini del Ministero dell’Istruzione russo, ha di recente dichiarato che «2'161 orfani dei territori liberati dell’Ucraina sono arrivati in Russia». E lo ha dichiarato come a voler dire che erano, finalmente, tornati in Patria. Secondo lo stesso Ministero dell’Istruzione «più di mille bambini sarebbero arrivati come parte di gruppi organizzati con accompagnatori».

Di ben altro avviso è, però, il Ministero degli Affari esteri ucraino che ha denunciato il pericolo che migliaia di bambini siano stati portati in Russia per alimentare il traffico delle adozioni illegali da parte di cittadini russi. «I soldati russi-ha dichiarato il Ministero in una nota-continuano a deportare con la forza persone dell’Ucraina, compresi bambini che hanno perso i genitori in guerra. Tali azioni rientrano nel reato di sequestro di persona e come tali richiedono la reazione della Comunità internazionale».

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«Non lasciate che la portino in Russia»

A questo proposito è emblematica la storia una dodicenne di Mariupol, Kira Obedinsky, figlia dell’ex capitano della nazionale ucraina di pallanuoto Yevhen, ucciso da una bomba l’assedio della sua città. Dopo aver visto il padre morire, Kira e la compagna di quest’ultimo sono fuggite in strada e la piccola, rimasta ferita, è stata condotta in ospedale nella regione di Donetsk, controllata dai separatisti russi. Il nonno, Alexander Obedinsky, ha raccontato ai media statunitensi che la nipote è stata rapita dai russi e che, nel corso di una telefonata, la piccola gli avrebbe raccontato che, una volta dimessa, sarebbe stata trasferita in Russia con dei nuovi documenti.

«Non lasciate che la portino in Russia» ha supplicato il nonno, appellandosi anche alle società sportive perché si attivino per la liberazione della nipote. Da parte loro, i social media russi hanno diffuso un filmato in cui Kira parla con serenità del fatto che le sia stato permesso di chiamare il nonno e questo a dimostrazione del fatto che la denuncia di rapimento della bambina sia l’ennesima montatura ordita da Kiev.

Il 17 aprile scorso, il governatore di Zaporizhya, Oleg Buryak aveva denunciato il rapimento del figlio sedicenne ad opera dei soldati russi, che lo avevano fermato e riconosciuto ad un posto di blocco. Secondo quanto riferito dal Governatore, il ragazzo si trovava in macchina con due donne e tre bambini piccoli quando «hanno visto il telefono di mio figlio e lo hanno tirato fuori dalla macchina. Grazie ad un tablet hanno scoperto che sono il padre di Vlad. Per tutto questo tempo abbiamo cercato di risolvere il problema da soli ma non ha funzionato».

Mentre le due donne sono state rilasciate, il ragazzo è stato trattenuto al posto di blocco e di lui, da allora, si sono perse le tracce. Di bambini spariti nel nulla durante il conflitto in Ucraina si continua a parlare con sempre maggiore insistenza e il fenomeno riguarda sia i minori portati in Russia dai territori occupati, secondo quanto riferito dal governo di Kiev e dalle Ong che indagano sul fenomeno, sia le centinaia di bambini che sono scomparsi nel nulla nel tentativo di fuggire alla guerra.

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Scomparsi nel nulla

Sono moltissimi i minori che si sono messi in viaggio da soli per cercare di raggiungere la frontiera di qualche Paese amico di cui si sono perse le tracce. Si stima che siano oltre 800 mila i minori migranti a seguito della guerra in Ucraina, di cui molti senza accompagnatore. Diverse Ong presenti sul campo cercano di far luce su questo inquietante fenomeno sapendo a quali gravissimi rischi sia esposto un minore non accompagnato che si trova a viaggiare da solo. La rivista italiana Panorama si era occupata del tema fin dal 29 marzo scorso contattando l’associazione umanitaria NGO Magnolia, che ha sede a Kiev ed è attiva sul fronte della ricerca dei minori ucraini scomparsi.

L’allarme lanciato dall’Associazione è che i minori non accompagnati, perché orfani di guerra e senza l’aiuto di un adulto responsabile, possano “essere coinvolti nel traffico di esseri umani perché non è così difficile fingere di essere un volontario con un bambino per poi portarlo via senza lasciare traccia”. La maggior parte dei casi di sparizione è avvenuta nelle città più martoriate dal conflitto, come Bucha, Mariupol, Kharkiv e Irpin e, la NGO Magnolia conferma che “si hanno informazioni che alcuni dei bambini sono stati rubati dai russi a Mariupol”.

Ernesto Caffo, presidente del Telefono Azzurro, che collabora con Magnolia nella salvaguardia dei bambini ucraini, aveva riferito a Panorama, di ritorno dall’Ucraina, che «i bambini sono caricati sui treni senza accompagnatore oppure arrivano sui bus da soli e vengono affidati al conducente che è l’unica persona che viene registrata. Mentre tutti i minori non si sa chi siano e sono accolti da un mondo di associazioni che non è controllato (...) anche gli amici di Magnolia hanno visto questi pullman arrivare direttamente a Leopoli in un clima di confusione dove i rischi per i minori sono altissimi».

Sempre secondo quanto denunciato da Caffo «c’è un numero infinito di realtà volontarie, di gente che si reca alla stazione di Varsavia portando dei dolci ed ha una copertura con la casacca di volontario ma non ha una identità». Sarebbe quindi necessario che la Comunità internazionale prestasse maggiore attenzione al dramma dei bambini scomparsi, predisponendo un efficace sistema di controllo al confine, di modo che i bambini, specialmente quelli senza un adulto accompagnatore, vengano ufficialmente registrati e posti in condizioni di sicurezza.

Alla disperazione di quasi due mesi di guerra, si aggiunge, invece, quella di tante mamme ucraine che pubblicano appelli su Facebook nella speranza di poter ritrovare i propri figli, inghiottiti dalla ferocia di una guerra senza senso.


Appendice 1

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