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L’importanza di essere disconnessi

Rispondere sempre alle email di lavoro è giusto o sbagliato? Ora serve una legge chiara.
Rispondere sempre alle email di lavoro è giusto o sbagliato? Ora serve una legge chiara.

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Si chiama ‘telepressure’ e consiste nella pressione a cui sono sottoposti molti impiegati e funzionari per controllare e rispondere ad email, sms e messaggi vocali o elettronici anche fuori dall’orario di lavoro. La definizione è stata coniata, alcuni anni fa, da un team di ricercatori americani e tale forma d’ansia mette a serio repentaglio la nostra salute fisica e psicologica. Il dover essere reperibili 24 ore su 24, inondati da messaggi di lavoro ad ogni ora del giorno e della notte, rende molto labile il confine tra una propria dimensione lavorativa ed una sfera privata che chiunque ha diritto di preservare per il proprio equilibrio psicofisico.

Generazione tele - stressata - Con la diffusione massiccia di smartphone e tablet, ed un accesso ad internet sempre più veloce ed economico, la situazione è diventata fuori controllo. Come dichiarato da Larissa Barber, professoressa di psicologia alla Northern Illinois University “il problema del telepressure e dei suoi effetti è cresciuto esponenzialmente con l’uso degli smartphone”.

Multa se non ti disconnetti - Del diritto a ‘staccare la spina’ o, per meglio dire, del diritto ad essere ‘disconnessi’ se ne iniziò a parlare concretamente più di 10 anni fa, e nel 2018 un consigliere comunale newyorkese, Rafael Espinal propose di comminare una pena di 250 dollari per tutti coloro che non avessero rispettato il diritto del lavoratore a non essere rintracciabile oltre l’orario di lavoro. Secondo tale proposta, le aziende con almeno 10 impiegati dovrebbero consegnare ai propri dipendenti una nota in cui viene specificato il loro diritto ad essere disconnessi oltre l’orario d’ufficio, pena una multa di 250 dollari. L’abitudine a voler rintracciare i propri dipendenti, in ogni momento della giornata, non è circoscritta solo agli Stati Uniti ma è diffusa a livello mondiale.

Reperibili nel weekend - Secondo un report del Servizio ricerca del Parlamento europeo, sempre più manager e datori di lavoro contattano abitualmente i propri dipendenti durante i fine settimana, in vacanza o la sera tardi. Molto spesso, è la stessa tipologia di lavoro che obbliga i lavoratori ad essere sempre rintracciabili, in special modo quando si tratta raggiungere degli obiettivi stabiliti dall’azienda. Come messo in evidenza da uno studio dell’Institut der deutshen Wirtshaft, in un mercato del lavoro che richiede tempi sempre più veloci di risposta e continue attestazioni di produttività, sono gli stessi dipendenti che rinunciano alla propria vita privata per rincorrere l’obiettivo di un avanzamento di carriera.

Homeworking, una spina nel fianco - La situazione è ulteriormente peggiorata in questi ultimi due anni, da quando la pandemia da Covid-19 ha costretto molti lavoratori a lavorare da casa. Secondo il sondaggio online ‘Living Working and Covid-19’, condotto nell’aprile del 2020 dall’Agenzia europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, Eurofound, il 37% degli intervistati ha iniziato a lavorare da casa durante il lockdown. Ciò ha reso ancora più labile il confine tra orario di lavoro e tempo per la vita privata, con il risultato che molti datori di lavoro si sono sentiti ancor più legittimati a chiedere delle mansioni fuori orario. Nei casi più estremi, costoro si sono serviti del gps per monitorare l’intera routine quotidiana del proprio dipendente, munito di telefono aziendale.

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Mancano le leggi - Con riguardo al telelavoro, la stessa Eurofound ha diviso i Paesi europei in diverse categorie, a seconda che fossero muniti o meno di leggi che tutelassero il lavoratore nello svolgimento del lavoro da casa. Vi sono Paesi che sono totalmente sforniti di una tale tipologia di norme, come l’Irlanda, la Danimarca e Cipro, chi ha solo una legislazione generica in merito, come l’Austria e i Paesi Bassi, chi promuove i vantaggi del telelavoro senza evidenziarne gli svantaggi, come la Polonia e la Repubblica Ceca, e poi vi è uno sparuto gruppo di Paesi europei che hanno una legislazione specifica in materia, Belgio, Francia, Italia, Grecia, Portogallo, Slovacchia e Spagna.

Francia, la prima a spegnere i telefonini - La Francia è stata l’antesignana di tale tipo di legislazione e, prima nel 2013 e poi nel 2016 all’interno della ‘Loi du Travail’, ha disciplinato in modo chiaro gli orari in cui si possono spegnere i telefoni aziendali così come si può non rispondere alla mail di lavoro. In Italia, l’articolo 2 del Dlg 30/21 dice chiaramente che i lavoratori hanno “diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche nel rispetto degli eventuali accordi intercorsi tra le parti”. Se la norma è stata immediatamente posta in essere nella pubblica amministrazione, solo di recente si è raggiunto un accordo tra aziende private, sindacati ed il Governo, e la stessa dovrebbe avere attuazione con la fine dello stato di emergenza. Se il datore di lavoro non dovesse adeguarsi a tale norma, gli potrebbe essere contestata la violazione del diritto del lavoratore alla salute e al riposo. Violazione che può essere fatta valere davanti ad un Giudice del Lavoro e che giustifica anche la richiesta di risarcimento danni.

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In Italia - Del diritto alla disconnessione, inoltre, se ne era già parlato in Italia nel 2017, con la legge 81/2017, cosiddetta legge sullo smart working, in cui veniva garantito il diritto del lavoratore a non essere contattato oltre l’orario stabilito dalle parti.

In Spagna - In Spagna, invece, il diritto alla disconnessione è garantito dall’articolo 88 della legge organica spagnola 3/2018, posta a tutela dei ‘diritti digitali del lavoro’. Con tale norma si è riconosciuto il diritto alla disconnessione digitale e assegna alla contrattazione collettiva la definizione degli strumenti idonei a rendere effettivo tale diritto.

In Portogallo - Lo scorso anno anche il Portogallo ha approvato una legge in materia di lavoro agile che prevede il divieto, per le imprese con almeno dieci dipendenti, di contattare i dipendenti oltre l’orario lavorativo e di monitorare a distanza il lavoro svolto dal proprio dipendente.

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Belgio, mai rispondere dopo il lavoro - E’ invece dello scorso 2 febbraio, la notizia secondo la quale in Belgio i dipendenti della pubblica amministrazione non devono più rispondere a telefonate ed email oltre l’orario di lavoro e possono disconnettersi al termine della propria giornata lavorativa, a meno che “vi siano motivi eccezionali” per non farlo. Nonostante l’opposizione fatta dalle aziende private, il Governo belga sta anche valutando di estendere tale normativa al settore privato. “Tale norma-ha spiegato il ministro delle pubblica amministrazione Petra De Sutter- servirà a cambiare una cultura per cui le persone si sentono di dover essere sempre disponibili e che si è amplificata e gonfiata durante i mesi della pandemia, che ha favorito in molti Paesi lo smart working”.

In Svizzera 8 su 10 sentono la pressione - Anche in Svizzera, pur in assenza di una normativa specifica in materia, il tema del diritto alla disconnessione è molto sentito. Basti pensare che l’80% dei lavoratori elvetici ha recentemente dichiarato di dover essere perennemente reperibile dal datore di lavoro attraverso le nuove tecnologie. Christine Michel di Unia ha dichiarato la necessità che una normativa simile a quella adottata in Belgio o in Francia venga recepita anche in Svizzera. Secondo il Sindacato, infatti, diversi studi dimostrano chiaramente come sia sempre più difficile differenziare l’orario di lavoro dal tempo libero anche se gli ispettorati, ai quali il dipendente può rivolgersi per una tutela, abbiano il compito di verificare il rispetto degli orari di lavoro. Dello stesso avviso di Michel, è il Consiglio federale il quale sostiene che fuori dall’orario di lavoro i dipendenti abbiano il diritto di rendersi irraggiungibili.

Necessità di una legge europea - Se, come visto, in merito ad un tema tanto importante i diversi Paesi europei si sono espressi in modo diverso, ad oggi non esiste una legge europea unitaria che disciplini tale diritto. Per questo motivo, il 21 gennaio dello scorso anno, il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di esprimersi in tal senso. “L’essere costantemente connessi-si legge nella Risoluzione-insieme alle forti sollecitazioni sul lavoro e alla crescente aspettativa che i lavoratori sia raggiungibili in qualsiasi momento, può influire
negativamente sui diritti fondamentali dei lavoratori e sull’equilibrio tra la loro vita professionale e quella privata, nonché sulla salute fisica e mentale e sul loro benessere”. In un mondo che ci vuole connessi sempre e ovunque, la salvaguardia di un proprio spazio personale, di un tempo ‘per sé’ , è quindi quanto mai fondamentale.

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