Non solo bombe, l'operazione speciale di Putin punta anche sulla russificazione dei territori invasi
L’Ucraina non esiste. Non esiste alcuna identità nazionale ucraina, nessuno Stato libero e indipendente che porti tale nome. Questo è quello che pensa Putin che, proprio in nome di una personale ricostruzione storica, ha dato avvio alla sanguinosa guerra che dura, ormai, da oltre cento giorni. Fin dalla pubblicazione del suo trattato "Sull’unità storica di russi e ucraini", il presidente della Federazione Russa ha disconosciuto l’indipendenza dell’Ucraina che, a suo modo di vedere, “è stata interamente creata dalla Russia comunista”. “Fu Lenin a chiamarla in questo modo, è stato il suo creatore e il suo architetto strappando territori alla Russia”, si legge nel trattato di Putin il quale si scaglia, con particolare violenza, sul diritto alla secessione delle repubbliche sovietiche inscritto nella Costituzione sovietica del 1924.
Lingua russa, passaporto e moneta- Se è vero, quindi, che per Putin non esiste altra Ucraina se non quella che, insieme alla Russia e alla Bielorussia, formava una nazione trina, è più facile comprendere il disegno che c’è dietro la guerra d'invasione scatenata il 24 febbraio scorso: riportare l’Ucraina in seno alla Grande Madre Russia. Oltre che con le bombe a grappolo, i missili su ospedali e scuole e le esecuzioni sommarie di civili inermi, tale progetto viene perseguito anche attraverso una massiccia campagna di "russificazione" posta in essere nei territori occupati del Paese. Lo scorso maggio, il vicepremier russo Marat Khusnullin si è recato a Kherson, la prima regione ucraina conquistata dai russi, promettendo che le città e le infrastrutture distrutte dalla guerra sarebbero state presto ricostruite. In effetti, i lavori promessi non sono iniziati, e la situazione della popolazione civile rimane disastrosa, ma, con estrema fretta, è stato introdotta la lingua russa e ripristinato il collegamento con le emittenti televisive russe che diffondono la propaganda di governo. Un segnale piuttosto evidente dell’opera di russificazione intrapresa nella regione è rappresentato anche dal rilascio di documenti russi ai cittadini ucraini. Tale pratica era iniziata già nel 2019 nel Donbass con l’obiettivo di far risultare come cittadini russi gli abitanti ucraini delle aree filorusse. Di recente, Putin ha ulteriormente semplificato le procedure per il rilascio di passaporti russi visto l’impossibilità, per il momento, di indire a Kherson un finto referendum per l’annessione alla Russia, così come accaduto in Crimea nel 2014. Oltre al rilascio dei documenti, il governo russo ha anche iniziato a sostituire la grivnia, moneta ucraina, con il rublo che viene accettato, come valuta, in numerosi esercizi commerciali, farmacie e pompe di benzina.
A scuola di propaganda - A Mariupol, una delle città simbolo della devastazione portata dalla guerra, nelle strade distrutte dai bombardamenti circolano dei camion sui quali sono montati dei maxischermi che diffondono le immagini del primo canale della televisione russa. Tali schermi, collegati a dei generatori, mostrano un documentario del regista Nikita Mikhalkov che illustra le colpe dell’Ucraina che, seguendo il volere dei Paesi occidentali, si è allontanata dalla Russia crescendo le nuovi generazioni nell’odio per Mosca. Non mancano anche i notiziari che raccontano le presunte atrocità compiute dai soldati ucraini e, di contro, mostrano i soldati russi nell’atto di distribuire cibo o coperte alla popolazione rimasta senza niente. Il consigliere del sindaco ucraino di Mariupol, Petro Andryushenko, ha lanciato l’allarme sul fatto che i russi abbiano deciso di prolungare l’anno scolastico di modo che, per il prossimo settembre, gli studenti ucraini siano pronti sul programma scolastico russo. Anche se, in queste zone, la maggioranza della popolazione è russofona, per il Cremlino rimane il problema che l’accento ucraino sia comunque troppo marcato. Il programma di russificazione della popolazione dell’Ucraina prevede, oltre l’apertura di nuove scuole, con personale scolastico proveniente dalla Russia, anche l’epurazione da tutti i libri, non solo quelli in uso nelle scuole, della storia del Paese e dell’uso stesso della lingua ucraina.
Caccia ai libri in ucraino -Tale programma di russificazione aveva già ricevuto un certo impulso dai separatisti filorussi dell’oblast di Donetsk i quali, da anni, recepiscono la propaganda del Cremlino, e aspirano a una totale unificazione, anche culturale e linguistica, con la Russia. Della russificazione dell’Ucraina se ne è occupata anche l’emittente televisiva statunitense CNN in un suo reportage andato in onda qualche tempo fa. Usando un nome di fantasia, Nina, è stata raccontata la parabola di una preside di una scuola del nord est del Paese, rapita da alcuni soldati russi che hanno tenuto in ostaggio anche il marito e la figlia. Ciò che i soldati russi cercavano non erano armi, ma libri scritti in ucraino. «Cercavano dappertutto - ricorda Nina - anche negli scarichi dei bagni. Dopo avermi costretto a parlare in russo mi hanno dato un minuto per vestirmi e mi hanno portato a scuola». Qui le hanno ordinato di consegnare tutti i libri di testo e d'illustrare l’intero programma scolastico, svolgendo un vero e proprio interrogatorio su «quale fosse il mio atteggiamento nei confronti dell’operazione militare speciale (...) perché uso la lingua ucraina e perché frequento la chiesa ucraina». I soldati russi hanno anche chiesto alla preside di riaprire la scuola, con il chiaro intento di portare avanti il proprio programma propagandistico, ma la stessa si è rifiutata di assecondare tale richiesta ritenendo non ci fossero requisiti di sicurezza sufficienti per i suoi alunni.
La Crimea fa da laboratorio - Quanto successo a Nina non è un caso isolato e il governo ucraino ha riferito che sono aumentate, tra gli insegnanti, le denunce di minacce, intimidazioni e pressioni per adottare programmi scolastici più vicini alla propaganda filorussa. La Cnn ha raccolto anche la testimonianza del mediatore per l’Istruzione della regione Oleh Okhredko, insegnante da oltre vent’anni e analista del Centro Almenda per l’educazione civica, una organizzazione non governativa fondata in Crimea che si occupa dell’istruzione nei territori occupati, il quale ha dichiarato che «la Crimea è diventata un campo di sperimentazione per la Russia. Qui hanno iniziato la militarizzazione dell’istruzione in generale». Okhrendko ha anche denunciato il fatto che la propaganda russa non solo revisiona gli eventi storici inseriti nei libri scolastici ma che l’Ucraina è stata eliminata dai libri di testo e «tutto è diventato storia della Russia». «I bambini nei territori occupati - ha continuato l’insegnante nella sua intervista - sono molto influenzati dall’essere educati in un sistema che ha sempre bisogno di avere un nemico. Ora i nemici sono gli Stati Unti e la stessa Ucraina. E questa ostilità inizia a manifestarsi tra i bambini sotto forma di aggressività (...) Quei bambini in Crimea, che hanno studiato a scuola sei, otto anni fa, ora combattono contro l’Ucraina. I cittadini ucraini combattono purtroppo contro il loro Paese».
Sulla pelle dei bambini - A Maria, insegnante di matematica nella regione di Luhansk, i russi hanno inviato il programma scolastico in russo chiedendole di adottarlo nella sua scuola. Quando l’insegnante ha fatto notare che tale tipo d'istruzione non è riconosciuta da nessuna parte e agli studenti sarebbe negato l’accesso all’università, si è sentita rispondere: «Quali università? Per cosa? Abbiamo bisogno di operai e soldati». I bambini, come visto, pagano un prezzo altissimo per questo stato di cose ed è principalmente sulla loro pelle che si porta avanti il programma di russificazione voluto da Putin. È di pochi giorni fa, la notizia che il presidente russo ha firmato un editto che consente a Mosca di rendere a tutti gli effetti cittadini russi, i bambini ucraini rimasti orfani. Secondo tale editto, “hanno il diritto di presentare domanda di cittadinanza per i bambini anche i capi delle organizzazioni di accoglienza per orfani o minori non accompagnati, o i capi delle istituzioni educative, oltre a tutori e guardiani dei piccoli”. Si ritiene che questo sia un primo atto, in attesa di liberalizzare le adozioni di tali minori da parte di famiglie russe. I tutori e le organizzazioni potranno chiedere la cittadinanza russa per i bambini che si trovano nei territori ucraini di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Nelle mani di tali persone, quindi, c’è il futuro di tante giovani vite che nate ucraine si troveranno a essere russe a loro insaputa.