La storia della principessa del popolo, Diana Spencer, scomparsa troppo presto in quel tragico incidente a Parigi
Il 31 agosto di 25 anni fa moriva Diana Spencer, principessa del Galles, e una delle icone del XX secolo. Anche i suoi molti detrattori, critici sull’immagine di ingenua e sprovveduta ragazza voluta dalla stessa Diana, non hanno mai potuto negare che, nel bene o nel male, Lady D., come era comunemente chiamata la principessa, ha rivoluzionato la Corte inglese e non solo.
Speravano fosse maschio
Nata il 1 luglio 1961 A Sandrigham House, nel Norfolk, Diana Frances Spencer era la quarta di cinque figli del visconte e della viscontessa Althorp che, in verità, speravano nella nascita di un figlio maschio che portasse avanti il nome di famiglia. Gli Spencer, infatti, sono una delle più antiche e importanti famiglie britanniche, molto vicina alla famiglia reale inglese da diverse generazioni.
Come spesso accade, i nobili natali di Diana non le garantirono una infanzia felice: i genitori divorziarono quando lei aveva solo 7 anni e si contesero la sua custodia che venne, infine, data al padre con il supporto della suocera, Ruth Roche baronessa Fermoy. Dopo qualche anno, come nelle migliori fiabe tristi, comparve anche una matrigna poco amorevole e la timidezza di Diana si acuì, così come il suo amore per la danza, la musica e i bambini.
Dopo aver frequentato l’Institut Alpin Videmanette, in Svizzera, la giovane ragazza si trasferì a Londra dove accettò di lavorare come bambinaia, come assistente presso l’asilo nido Young England e come insegnante di danza per i bambini alle prime armi all’accademia di Madame Vacani.
Nel 1977, all’età di 16 anni, conobbe l’erede al trono d'Inghilterra Carlo che, all’epoca, frequentava sua sorella maggiore Sarah e da tempo subiva forti pressioni perché si trovasse moglie e garantisse una propria discendenza reale. I due si incontrarono nuovamente nel 1980 e, dopo una serie di appuntamenti a teatro e a Balmoral, la residenza scozzese della famiglia reale, venne annunciato ufficialmente il loro fidanzamento.
Il matrimonio del secolo
Il 24 febbraio 1981 a Buckingham Palace. Il 29 luglio dello stesso anno si svolsero le nozze reali, a cui parteciparono 2'000 invitati, e che vennero seguite in mondovisione da oltre 750 milioni di persone, mentre altre 600.000 persone si riversarono in strada per festeggiare la coppia di sposi. Difficile tutt’oggi dimenticare l’immagine di una bellissima e radiosa Diana che entra nella cattedrale di Saint Paul, a Londra, con un abito di taffettà e uno strascico lungo ben 7 metri.
Sembrava l’inizio di una favola moderna ed invece il matrimonio si rivelò, fin da subito, molto infelice. Carlo era un marito distratto e non troppo innamorato e la ventenne Diana si sentiva trascurata e sola. Nel gennaio del 1982, incinta di 12 settimane, Diana si lasciò cadere dalle scale nel tentativo di attirare l’attenzione del marito che le aveva preferito una battuta di caccia.
Nonostante la nascita di due figli William, nato il 21 giugno del 1982, e Harry, nato il 15 settembre 1984, la coppia reale continuò ad allontanarsi e mentre Carlo veniva assorbito dai suoi impegni ufficiali e dall’amore clandestino con Camilla Parker-Bowles, Diana, sempre più infelice, iniziò a sviluppare seri disturbi alimentari che la portavano a digiunare o a saccheggiare le cucine reali, per poi vomitare tutto quanto mangiato.
La principessa del popolo
Fin da subito, la giovane principessa venne molto amata dalla gente e la cronaca internazionale iniziò a seguire, con sempre maggiore attenzione, non solo i suoi tanti look iconici ma anche il suo crescente impegno umanitario. Diana, infatti, divenne madrina di molti enti di beneficenza e sviluppò un forte interesse per alcune cause fino ad allora ignorate dalla Famiglia Reale, quali la piaga dell’Aids e della lebbra.
A tal proposito passò alla storia la foto della principessa Diana che, in visita a un centro di cura dell’Aids, strinse la mano a un malato, contribuendo a eliminare lo stigma sociale esistente intorno a tale malattia. Altrettanto famose sono le foto che la ritraggono con giubbotto protettivo ed elmetto mentre ispeziona un campo minato in Angola.
Tali immagini fecero il giro del mondo e la campagna contro le mine anti uomo vinse il premio Nobel per la pace nel 1997, pochi mesi dopo la sua morte. Lady D. fu anche una instancabile madrina e portavoce di tante associazioni benefiche che si occupavano dei senza tetto, giovani tossicodipendenti e, soprattutto, i bambini, che rimasero sempre al centro del suo impegno sociale.
La principessa Diana strinse anche un rapporto privilegiato con Madre Teresa di Calcutta e, nel febbraio del 1992, visitò l’ospizio per i malati e i morenti in India, gestito proprio dalle missionarie della carità, e si trattenne a parlare e confortare con tutti i 50 pazienti morenti ospiti della struttura. Per tale dedizione alle cause benefiche, la principessa Diana ricevette numerosi e prestigiosi premi e riconoscimenti e - nel 1997, pochi mesi di morire - venne nominata la donna più famosa del mondo.
Lo scandalo di un divorzio
Negli anni ’90 il matrimonio tra Carlo e Diana, in crisi fin dai primi anni, era ormai definitivamente finito e, nel maggio 1992, il libro scandalo di Andrew Morton ‘Diana, la sua vera storia’ offrì abbondante materiale per le cronache rosa dell’epoca, suscitando una vera e propria tempesta mediatica. Il vaso di Pandora era ormai scoperchiato e, da allora, fu un susseguirsi di scandali giornalistici, con le trascrizioni delle conversazioni dei coniugi reali e i propri amanti dati in pasto al pubblico.
Il 9 dicembre 1992, venne annunciato che il principe e la principessa del Galles avevano deciso di comune accordo di separarsi e il 3 dicembre dello stesso anno Diana annunciò il ritiro dalla scena pubblica. Il divorzio, invece, arrivò su volere della stessa regina Elisabetta II, il 20 dicembre 1995, un mese dopo la messa in onda di una intervista alla BBC durante la quale Lady D. non solo ammise la propria relazione con il capitano James Hewitt ma, parlando della storica amante di Carlo, Camilla Parker-Bowles, pronunciò la famosa frase “Eravamo i tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato”.
Riguardo al suo futuro, invece, la principessa disse che “mi piacerebbe essere la regina nei cuori delle persone”. Dopo il divorzio, ufficializzato il 28 agosto 1996, Diana ricevette una buonuscita di 17 milioni di sterline e la possibilità di continuare a vivere nell’appartamento nel lato nord di Kensington Palace, dove aveva vissuto fin dai primi anni del matrimonio con Carlo. Risale a quegli anni la sua frequentazione con il cardiochirurgo di origine pakistana Hasnat Khan, da molti indicato come “l’amore della sua vita”, bruscamente interrotta dal medico nel giugno del 1997.
Nel giro di un mese, Diana iniziò a frequentare l’imprenditore di origine egiziana Dodi Al-Fayed, figlio di Mohamed Al-Fayed, famoso in tutto il mondo per la gestione dei magazzini Harrods a Londra. Lo scatto che catturava un loro bacio a bordo dello yacht del miliardario, in navigazione tra il Sud della Corsica e Cala di Volpe, in Sardegna, venne venduto al Sunday Mirror per 250 mila sterline. Una vera fortuna per l’epoca.
La notizia della relazione della principessa del Galles, e madre dell’erede al trono d'Inghilterra, con una persona di religione musulmana ebbe un effetto deflagrante e gettò scompiglio all’interno della Corte reale inglese. Da quanto dichiarato da una confidente della principessa, sembra che Diana abbia sperato di farsi fotografare in atteggiamenti affettuosi con il noto playboy per far ingelosire Hasnat Khan, fatto sta che la coppia continuò a frequentarsi fino al tragico incidente sul Pont de l’Alma, a Parigi, il 31 agosto del 1997.
Quel tragico schianto a mezzanotte
La coppia era partita dall’Hotel Ritz di Parigi a bordo di una Mercedes-Benz scura, seguendo la riva destra della Senna per raggiungere l’appartamento privato di Dodi. Come risulta da molte testimonianze, la vettura era inseguita da numerosi fotografi desiderosi di poter immortalare la principessa Diana con il suo nuovo accompagnatore. Poco dopo la mezzanotte, la macchina andò a sbattere violentemente contro un pilone della galleria del Pont de l’Alma, uccidendo sul colpo Al-Fayed e l’autista, mentre Diana, estratta dal groviglio di lamiere ancora viva, morì all’ospedale Pitié-Salpêtriére due ore dopo l’incidente.
L’unico sopravvissuto all’incidente fu la guardia del corpo Trevor Rees-Jones grazie al fatto di avere la cintura di sicurezza allacciata. Le cause dell’incidente non vennero mai chiarite e, per molto tempo, le teorie complottiste parlarono di un omicidio organizzato dai servizi segreti britannici su volere della Regina. Il 6 settembre, giorno del funerale, oltre 3 milioni di persone si riversarono sulle strade di Londra per rendere omaggio alla ‘Regina dei cuori’, così come era chiamata Diana dai suoi ammiratori.
Sono passati 25 anni dalla morte di Diana, principessa del Galles, ma ancora non è emersa una figura iconica capace di sostituire nell’immaginario popolare quello che invece lei rappresentò: una donna sentimentalmente infelice che era riuscita, però, a emergere e brillare di luce propria, avendo la meglio su di una storica casata reale.