La denuncia di chi opera direttamente in mare: «Strategie del nuovo Governo per ostacolare ricerche e soccorsi»
A pochi giorni da Natale sono attraccate per la prima volta nel porto di Livorno due navi delle ONG che svolgono attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Non era mai successo che il Ministero dell’Interno italiano indicasse un porto sicuro in cui sbarcare i naufraghi così tanto a nord lungo la penisola italiana. Le ONG denunciano che si tratta di una nuova strategia per ostacolare le attività di ricerca e soccorso. Le due navi infatti hanno dovuto compiere rispettivamente tre e quattro giorni di navigazione per raggiungere il porto di Livorno dai luoghi di salvataggio. La Life Support di Emergency e la Sea-Eye 4 avevano complessivamente a bordo 250 naufraghi, salvati molto più a sud, nelle aree SAR libica e maltese.
Salvate 142 persone
È scritto a caratteri cubitali, neri, sulla diga foranea all’ingresso del porto di Livorno: “Refugees Welcome”. Lo striscione bianco di oltre venti metri sembra piccolo nei grandi spazi del porto, ma risalta agli occhi nel grigio del cielo e del mare. «Quando siamo entrati in porto e lo abbiamo visto ci siamo commossi» racconta Pietro Parrino direttore del Field Operations Department di Emergency a bordo della Life Support, giunta la mattina del 22 dicembre a Livorno. Nelle sue parole c’è soddisfazione per aver portato in salvo 142 persone e per aver concluso la prima missione della Life Support che era partita il 13 dicembre dal porto di Genova. Ma non mancano le critiche: «Assegnare porti distanti e imporre il limite di un unico salvataggio a missione significherebbe ridurre l’operatività delle ONG e accettare che aumentino i morti nel nostro mare». Tale indicazione sarebbe giustificata dal governo con la necessità di trasferire il più velocemente possibile le persone salvate. «Ma nel momento in cui si assegna un porto a tre giorni di navigazione c’è una chiara contraddizione» spiega Parrino.
In mare anche cinque donne incinte
La Life Support ha compiuto nella notte del 18 dicembre una prima operazione di soccorso in zona SAR Libica. Da una imbarcazione sono state tratti in salvo 70 naufraghi. Tra i superstiti c’erano «5 donne di cui una incinta al settimo mese, 2 bambini al di sotto dei 2 anni di età e 24 minori non accompagnati a partire dai 13 anni. Provengono da Somalia, Egitto, Costa D’avorio, Camerun, Burkina Faso, Mali» spiega il comunicato emesso da Emergency. Il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo ha indicato Livorno come porto sicuro in breve tempo. Starebbe qui la differenza con la precedente strategia del Ministero degli Interni, che puntava a non assegnare o a ritardare l’assegnazione del porto sicuro. Quindi il secondo salvataggio è avvenuto nella SAR maltese, a 24 ore di distanza dal primo, mentre la nave era già sulla rotta per Livorno. In questo caso sono state salvate 72 persone «2 minori non accompagnati provenienti dalla Guinea Conakry, due egiziani e due eritrei. Tutti gli altri sono di nazionalità pachistana».
Sul molo 75 è stato allestito dal 21 dicembre un campo dalla Protezione Civile Regionale. «Abbiamo cercato di unire efficienza e umanità perché questo viaggio è stato particolarmente impegnativo, e aver scelto il porto di Livorno da parte del governo lo ha reso anche più lungo» dichiara l’Assessore regionale Monia Monni. Sul molo è presente anche il Sindaco di Livorno, Luca Salvetti, che chiarisce quali operazioni saranno svolte al momento dello sbarco «identificazione, check sanitario, aiuto per vestirsi e mangiare». Al di là dei pochi casi condotti in ospedale, le persone sbarcate sono state condotte in strutture CAS in Toscana o nelle regioni limitrofe. I minori sono stati tutti destinati a strutture nella regione. A parte l’identificazione, tutto ciò che riguarda le procedure per la richiesta di asilo è stato avviato in un secondo momento presso i centri di destinazione.
“Libertà! Nessuno è illegale” - Il vento, che soffia sempre forte sulla diga foranea, ha strappato nella notte tra il 22 e il 23 dicembre il grande striscione che avrebbe dovuto salutare anche l’arrivo della Sea-Eye 4. Ma mentre la nave della ONG tedesca sta ormeggiano viene innalzato a pochi metri dal molo un altro striscione: “Libertà! Nessuno è illegale”. Molti altri striscioni sono apparsi in città, varie forze politiche e sindacali hanno preso posizione, mentre un presidio spontaneo all’ingresso del molo si è mantenuto per entrambi i giorni. La rete “Livorno solidale e antirazzista” nel proprio comunicato dice chiaramente che «sul salvataggio dei naufraghi non si discute» e critica duramente l’intenzione del sindaco di Firenze Nardella di aprire un CPR in Toscana, un centro di detenzione per senza documenti «la cui apertura nella regione era stata impedita fino ad oggi dalla mobilitazione popolare».
Sessantatrè persone su un gommone - Anche la Sea-Eye 4 ha portato a termine due salvataggi prima di raggiungere il porto di Livorno. Durante il primo il 16 dicembre, in collaborazione con la Rise Above, della ONG Mission Lifeline, sono state tratte in salvo da un gommone non adatto alla navigazione 63 persone, tra cui 12 minori. Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre c’è stato il secondo salvataggio di 45 persone a bordo di una imbarcazione in difficoltà. L’assegnazione del porto sicuro è però avvenuta mentre la Sea-Eye 4 era ancora impegnata in queste ultime operazioni di soccorso. «Nonostante le autorità italiane fossero a conoscenza del caso e del grave pericolo di vita per queste persone» riporta un comunicato della ONG tedesca «hanno dato indicazione alla Sea-Eye 4 di fare immediatamente rotta verso Livorno». I soccorsi sono stati comunque portati a termine con l’aiuto del mercantile MTM Southport, nonostante il Rescue Coordination Centre maltese avesse dato istruzioni a quest’ultima di proseguire la propria rotta abbandonando ogni operazione di soccorso.
La scelta infelice del porto sicuro di Livorno - L’assegnazione di Livorno come porto sicuro invece di un porto siciliano ha comportato un aumento vertiginoso dei costi del soccorso, basti pensare che solo «il tragitto dalla Sicilia a Livorno è costato alla Life Support circa 25000 euro di carburante e servizi» spiega Parrino. A bordo della Sea-Eye 4 le voci dell’equipaggio toccano gli stessi argomenti. «Da alcune settimane il governo italiano ha avviato una nuova strategia» spiega Jan Ribbeck capo delle operazioni della Sea-Eye 4 «cercano di impedire che le persone raggiungano la terraferma, provocando una esplosione dei costi per le ONG e tenendo le navi delle ONG il più lontano possibile dalle aree delle operazioni che dovrebbero svolgere. Si tratta di un chiaro attacco a tutti coloro che salvano vite in mare». Ma la risposta è altrettanto chiara. «A chi ci sostiene diciamo che bisogna continuare per difendere il diritto alla vita e all’accoglienza, senza stancarsi, altrimenti vincono gli altri» dichiara Parrino. Mentre dal ponte della Sea-Eye 4 Ribbeck assicura che «questi attacchi non influenzeranno la nostra volontà di continuare a salvare vite. Non importa se è Natale o no, non importa quale governo ci sia, noi continueremo a svolgere la nostra attività.
Approvato il decreto
Ieri in serata il consiglio dei ministri del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni ha approvato il decreto riguardante i soccorsi in mare. Il nuovo regolamento, rivolto alle ong, sancisce che i soccorsi debbano essere «comunicati immediatamente al centro di coordinamento competente e allo Stato di bandiera». Sono inoltre previste regole e sanzioni sia per il comandante della nave che per l’armatore. E il porto di sbarco «individuato dalle competenti autorità dovrà essere raggiunto senza ritardo». Queste sono solo alcune delle misure contenute nel decreto.
Il nuovo regolamento stabilisce anche le sanzioni: se le regole non verranno rispettate, il comandante sarà chiamato al pagamento di una multa tra i 10 000 e i 50 000 euro (la responsabilità si estende anche all'armatore e al proprietario della nave). In alcuni casi le autorità potranno arrivare anche alla confisca del mezzo. (RED)