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Il battaglione russo che combatte contro Putin

È la legione 'Svodoba Rossii' ('Libertà alla Russia'): migliaia di soldati che operano nel sud est dell'Ucraina
È la legione 'Svodoba Rossii' ('Libertà alla Russia'): migliaia di soldati che operano nel sud est dell'Ucraina

«Siamo cittadini liberi della Russia che si assumono la responsabilità di se stessi e cominciano a lottare per una Nuova Russia». Con queste parole, pubblicate sul proprio canale Telegram, la Legione 'Libertà alla Russia' ha presentato il proprio progetto: lottare in difesa dell'Ucraina sognando una Russia libera dal regime di Putin. L'unità, in russo 'Svodoba Rossii', Libertà alla Russia appunto, è composta da soldati russi, dissidenti, ex militari o semplici volontari senza alcuna esperienza nel campo di battaglia, che combattono a sostegno dell'esercito ucraino perché contrari alla guerra d'invasione voluta da Putin.

Alcuni di loro vivevano già in Ucraina mentre altri, allo scoppio della guerra, hanno deciso di partire per unirsi volontariamente alla resistenza ucraina. È di queste settimane, la notizia che in Russia la procura generale ha chiesto che la Legione venisse riconosciuta come una 'organizzazione terroristica'. Nessuno è a conoscenza da quanti militari possa essere composta, anche se Radio Free Europe ha parlato di quattro mila uomini.

Tra i soldati anche ex vicepresidente di Gazprombank - Nel luglio dell'anno scorso, la stessa Legione aveva reso noto di essere formata da «due battaglioni con equipaggio completo», il che fa pensare che possa essere composta, in effetti, da alcune migliaia di uomini. Tra di loro, come reso noto l'11 giugno dello scorso anno, vi è anche Igor Volobuyev, ex vicepresidente di Gazprombank, che aveva abbandonato la Russia allo scoppio della guerra. È stato lo stesso Volobuyev a dare la notizia di essersi unito a tale unità per «contribuire a rendere la Russia un Paese libero e democratico».

La Legione sfoggia nella manica della divisa la bandiera bianco-azzurro-bianca, che in Patria è divenuta un simbolo delle proteste russe contro la guerra d'invasione. Da questa bandiera, che si ispira a quella della Federazione Russa, è stata volontariamente eliminata la striscia rossa come simbolo di guerra e sangue. La legione 'Libertà alla Russia' si è formata a marzo del 2022 con una certa difficoltà: la legge ucraina, infatti, vieta ai cittadini russi di unirsi all'esercito ucraino. Con il tempo, però, le cose sono cambiate, avendo i legionari russi conquistato la fiducia anche della popolazione locale, motivo per cui, come dichiarato da Andriy Yusov, portavoce dell'intelligence militare ucraina, le norme sono state modificate lo scorso agosto.

Esaminati dalla 'macchina della verità - Attualmente, quindi, la Legione opera sotto il controllo della Legione internazionale di difesa territoriale dell'Ucraina, una unità militare composta da volontari stranieri. Entrare a far parte della Legione 'Libertà alla Russia' non è affatto facile. Come raccontato da diversi soldati, dopo aver superato diversi controlli molto approfonditi, sia dal punto di vista fisico che psicoattitudinale, non nascondendo niente della propria storia personale, si è sottoposti, in alcuni casi, anche alla cosiddetta 'macchina della verità' che rileva le pulsazioni cardiache, la pressione sanguigna e la tensione muscolare mentre il soggetto risponde alle domande che gli vengono poste. Tutti questi controlli si rendono necessari perché, come dichiarato dallo stesso Yusov, in più occasioni vi sono stati dei tentativi di infiltrazione nelle fila della Legione ad opera di spie russe.

Telegram

Le operazioni militari intorno a Bakhmut - In generale, sono molto poche le notizie che sono trapelate su questa unità militare, non solo perché l'Ucraina tende a pubblicizzare il meno possibile la partecipazione di soldati provenienti da Paesi ritenuti nemici, ma soprattutto perché i militari stessi temono ritorsioni nei confronti dei propri familiari rimasti in Russia. Quello che appare certo è che stiano operando nella parte sud-est dell'Ucraina, specialmente attorno a Bakhmut, la piccola città del Donetsk teatro della più lunga e sanguinosa guerra dall'inizio dell'invasione russa.

Le testimonianze dei soldati - Secondo quanto scritto dal giornale Avvenire, è probabile che si ritrovino in luoghi poco in vista e che usino mezzi camuffati, come dei vecchi camioncini telonati trasformati in veicoli militari improvvisati, oppure si servano di furgoni commerciali per nascondere pesanti mitragliatrici e anche lanciarazzi inglesi. Il giornalista Lorenzo Cremonesi, del Corriere della Sera, ha intervistato un soldato della 'Svodoba Rossii', nome di battaglia Caesar, impegnato proprio sul fronte di Bakhmut, che ha detto di aver scelto di unirsi «agli ucraini contro i russi perché sono un vecchio combattente del regime di Putin, combattente per la nostra libertà di russi. E come russo cristiano non posso vedere i bambini ucraini morire. Il regime di Putin sarà battuto sul campo di battaglia ucraino. E in Russia potrà cominciare una rivoluzione o una guerra civile a cui io prenderò parte».

Come ribadito dal militare intervistato «non vi è un modo pacifico per cambiare il regime di Putin se non combattere con le armi». Lo stesso Caesar ha raccontato di aver fatto parte, in passato, del Movimento Imperiale Russo, di estrema destra, per poi abbandonarlo nel 2014 a causa del sostegno dato dal movimento all'annessione russa della penisola di Crimea. Il sentimento di ostilità al regime di Putin è condiviso anche da altri commilitoni della Legione, le cui storie sono state raccolte da Radio Free Europe, dal New York Times e da altre
agenzie di stampa locali.

Keystone sda


Un ragazzo, ad esempio, di neanche vent'anni, la cui identità è coperta da anonimato, ha raccontato di essere entrato a far parte della Legione dopo aver avuto una serie di problemi in Russia, sia con l'amministrazione dell'università in cui studiava sia con la polizia, per via di alcuni post critici nei confronti di Putin. Molti sono sostenuti, nelle loro scelte, dalle proprie famiglie, anche se vivono nella costante paura che le stesse possano subire delle pesanti ritorsioni per le proprie scelte di vita, mentre altri ancora sono partiti consapevoli di non avere tale appoggio.

«Preferisco morire con la coscienza a posto» - «La mia famiglia non riesce a credere che il secondo esercito più grande del mondo uccida i civili», ha raccontato un soldato della Legione, nome in codice Miami, aggiungendo che in Russia le notizie in cui si parla delle uccisioni di civili vengono bollate come falsità occidentali. Un altro militare, ex soldato dell'esercito russo, nome in codice Arni, ha raccontato al Moscow Times come ha deciso di cambiare divisa: «Sarei finito comunque in questa guerra. Mi sono chiesto se preferissi morire come occupante e assassino oppure con la coscienza a posto. Così ho cambiato squadra».

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Tutti comunque sono consapevoli di poter pagare con la vita la propria scelta di passare dalla parte ucraina nel caso fossero catturati dall'esercito russo. Il trattamento che viene riservato ad un traditore è stato mostrato chiaramente, nel novembre dello scorso anno, dalla Brigata Wagner in un video in cui si mostrava l'agghiacciante esecuzione di Evgeny Nuzhin, un componente della stessa brigata che, catturato dagli ucraini, aveva deciso di combattere al loro fianco. L'uomo è stato ucciso a colpi di mazza in testa, meritando «una morte da cane in quanto traditore».

Come detto, della legione 'Libertà alla Russia' si hanno comprensibilmente poche notizie, anche se l'unità è molto attiva sui social media dove, nel corso dei mesi, ha mostrato di aver preso parte a battaglie vicino alle città ucraine di Severdonetsk e Lysychansk.

«I nostri concittadini muoiono come 'carne da macello'» - Inoltre, anche se molto saltuariamente, vengono rilasciate alcune interviste dove i legionari spiegano il proprio punto di vista riguardo alla scelta fatta. In un loro video appello, il portavoce della Legione, ha affermato che «sempre più nostri concittadini muoiono come 'carne da macello'. Centinaia ogni giorno. Facciamo appello a tutti i russi che stanno per essere mandati al massacro: il Cremlino sta mentendo, non siete difensori ma invasori. Il regime ti getterà al fronte 'nudo', senza protezione, e morirai».

Ed, in effetti, a vedere le poche immagini sfuggite al controllo russo, di persone spedite al fronte con pistole riverniciate «per coprire la ruggine» o con assorbenti «per tamponare le ferite», non si può non credere che sia tutto tragicamente vero.


Appendice 1

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