I morti sono più di 100, i dispersi circa 1300. Joe Biden assicura il sostegno del governo e promette: sarà alle Hawaii «appena potrà»
Maui, paradisiaca isola dell'arcipelago hawaiano, è andata a fuoco. Da martedì 8 agosto una serie di incendi hanno iniziato a devastare l'isola dando vita a quello che è già stato definito dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden «il più grande disastro della storia delle Hawaii» e il rogo più mortale negli Stati Uniti dal 1918. Complice la presenza di alberi e piante, la poca umidità dell'aria e il vento forte dovuto all'uragano Dora, gli incendi si sono propagati ad altissima velocità anche se, come dichiarato dal Generale maggiore della Difesa dello stato delle Hawaii Kenneth S. Hara, «non siamo ancora in grado di determinare cosa li abbia innescati».
«Come un'apocalisse» - Migliaia di persone sono state sfollate e il numero delle vittime è destinato a crescere drammaticamente. I funzionari federali hanno messo a disposizione dei cani addestrati per facilitare la ricerca delle persone morte o disperse, e la popolazione è stata incentivata a sottoporsi ad analisi sul Dna per agevolare il riconoscimento delle salme recuperate. Tra le aree più devastate vi è Lahaina, una cittadina risalente al XVIII secolo che si trova nella parte occidentale dell'isola, frequentata da moltissimi turisti che, per le sua bellezza, l'hanno eletta tra le mete turistiche più ambite. A Lahaina si stima che siano bruciati 2.170 acri di terreno e 2.700 strutture di cui l'86% di natura residenziale. «È come un'apocalisse» ha dichiarato al Daily Mail un residente della città devastata. Altri incendi sono scoppiati nelle comunità montane di Upcountry e a Pulehu e Kihei, nel sud dell'isola. Il rogo scoppiato a Kaanapali, nella parte occidentale dell'isola a nord di Lahaina, è stato spento dai soccorritori. Secondo il governatore delle Hawaii Josh Green i danni derivati dagli incendi si aggirano intorno ai sei miliardi di dollari. Il Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Unti ha dichiarato l'emergenza sanitaria pubblica per le Hawaii e il segretario Xavier Becerra ha dichiarato che si farà di tutto «nel rispondere all'impatto sanitario degli incendi» dichiarando la disponibilità «a fornire ulteriore supporto sanitario e medico».
La portata devastante degli incendi ha spinto la procura generale ad aprire un'inchiesta per fare luce su diversi aspetti della vicenda e in particolar modo sul mancato avviso alla popolazione locale del pericolo in corso. Le sirene che avrebbero dovuto avvertire le persone dell'avvicinarsi delle fiamme non sono state attivate e la comunicazione di quanto stava succedendo si è diffusa unicamente tramite i social media. Lo Stato delle Hawaii avrebbe inviato quindici alert sui cellulari ma forse non tempestivamente. Lo stesso governatore dello Stato Josh Green ha ammesso di non esser certo che il sistema d'allarme abbia funzionato correttamente affermando che «la velocità di propagazione delle fiamme potrebbe aver danneggiato le infrastrutture e reso inutilizzabile il sistema d'allarme». Inoltre, i blocchi stradali voluti dalle autorità avrebbero create delle strettoie che si sono rivelate molto pericolose per gli automobilisti in fuga. Le testimonianze di coloro che sono scampati all'inferno degli incendi raccontano di scene di terrore, devastazione e morte che sarà impossibile per loro dimenticare.
Maui come Pompei - Il paragone con quanto accaduto a Pompei viene avanzato da Rosalinda Mariotti, chef di Perugia residente da otto anni a Kihei. «La situazione è bruttissima - ha raccontato la donna al quotidiano italiano L'Unità - è una lista di posti di accoglienza ma sono tutti pieni». Al britannico Daily Mail un sopravvissuto, che lavorava su Prison Street nel centro di Lahaina, ha raccontato di aver «sentito urla ed esplosioni. Sembrava che fossimo all'inferno, era semplicemente indescrivibile». L'uomo, insieme a un collega, ha deciso di ripararsi in un a casa nelle vicinanze ma dopo mezz'ora, a causa delle temperature altissime, la pelle «iniziava a bruciare e ci siamo buttati in mare» dove sono stati salvati dalla Guardia Costiera poco dopo. Molto simile è anche la testimonianza della trentenne Annelise Cochran rilasciata a Nbc News, secondo la quale «non so se fosse per il fumo, il freddo o i fumi ma è stata l'esperienza più vicina alla morte che abbia mai vissuto». La Cochran e una sua vicina di casa di nome Edna sono rimaste per più di cinque ore attaccate a degli scogli situati alla periferia di Lahaina, mentre un'altra persona che era con loro, un uomo di ottantasei anni di nome Freeman, è morto dopo alcune ore a causa delle esalazioni tossiche. Come raccontato dal Corriere della Sera, quando la Cochran gli ha chiesto, per l'ultima volta, se stesse bene, l'uomo gli ha rivolto il gesto dello "shaka", il saluto tipico dei surfisti hawaiani, per poi morire poco dopo.
La giovane, originaria del Maryland e residente da sette anni sull'isola di Maui è responsabile della formazione di una organizzazione senza scopo di lucro che si occupa della salvaguardia degli oceani ed è una delle tante persone sopravvissute dopo aver cercato scampo dal fuoco nelle acque del Pacifico. «Era buio pesto e c'era fumo denso ovunque. Non riuscivo a vedere dove stessi andando nonostante avessi i fari accesi, quindi ho guidato il più possibile per allontanarmi dalla direzione da cui provenivano le fiamme». Lungo la strada, però, si era formata una lunga fila di macchine abbandonate e così, la Cochran ha deciso di lasciare a sua volta la propria autovettura e gettarsi oltre un muretto che delimita il mare dalla strada. «Quando le macchine hanno iniziato a esplodere una dopo l'altra è stato incredibilmente spaventoso» ha dichiarato la donna che, secondo quanto scritto dal Post, ora vive in un rifugio e chiede venga fatta giustizia su quanto accaduto, sostenendo che gli avvisi d'allerta siano partiti in ritardo e le ottanta sirene d'allarme presenti sull'isola non avrebbero mai suonato. La ragazza ha detto di essersi allarmata solo una volta sentito l'allarme antincendio a casa dei vicini mentre altri residenti si sarebbero accorti della vicinanza delle fiamme solo perché si sono attivati i sensori di fumo nelle proprie abitazioni.
«Abbiamo perso tutto!» - «Le persone erano ammassate nelle case, tenendosi l'un l'altro, perché il fuoco le ha circondate prima ancora che potessero uscire e scappare» ha raccontato Candee Olafson, residente dell'isola, in un articolo di Euronews. «Le case sono molto vecchie e di legno - ha aggiunto la donna - si sono accese come un fiammifero. Nessuno ci aveva avvertito». Christie Gagala, residente a Lahaina, ringrazia Dio di essere viva anche se «abbiamo perso tutto! Abbiamo ancora l'un l'altro e siamo ancora insieme. È come se fossimo le uniche cose che abbiamo ora, perché tutto ciò che avevamo prima è andato in fumo». Al momento, quasi tutti gli incendi sono stati domati e la priorità per le autorità è quella di mettere in sicurezza i sopravvissuti molti dei quali sono già ospitati nei rifugi di emergenza dove si rendono necessari continui approvvigionamenti di acqua, cibo e medicinali. Anche se ci sono ancora moltissime persone disperse le autorità non abbandonano la speranza che si trovino in zone fuori dalla portata delle linee telefoniche e, quindi, nell'impossibilità di contattare famigliari o amici.
Ci vorrà del tempo per capire come sia potuta succedere una tragedia simile che sembra il risultato di una combinazione letale tra l'inefficienza dei sistemi d'allarme, la presenza dell'uragano Dora e la situazione climatica e ambientale dell'isola. Come spiegato da Melissa Chimera, coordinatrice del Pacific Fire Exchange, gli incendi alle Hawaii possono essere stati alimentati da ettari di campi lasciati incolti su cui sono cresciute delle piante infestanti facilmente infiammabili.
L'ultimo bilancio - L'ultimo bilancio aggiornato dalle autorità hawaiane dava conto di 106 morti e circa 1300 dispersi. Il governatore Josh Green ha dichiarato che ci vorranno ancora parecchi giorni prima di potersi fare un'idea precisa delle cifre di questa tragedia. Le prime due vittime formalmente identificate sono un 74enne e un 79enne, entrambi di Lahaina. Richard Bissen, sindaco della contea di Maui, ha dichiarato: «Offriamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie che stanno iniziando a ricevere notifiche sui loro cari. Come comunità, offriamo loro le nostre preghiere in questo momento così difficile».
La popolazione locale deve fare i conti anche con l'afflusso di turisti nelle aree devastate. All'esterno di varie proprietà semidistrutte sono spuntati cartelli che invitano i curiosi ad andarsene. E da Washington il presidente Joe Biden cerca di smorzare le polemiche sulla risposta governativa. «Non voglio intralciare. Sono stato in troppe aree disastrate» ha risposto a chi lo accusava di non essersi ancora recato alle Hawaii. Biden ha assicurato che lo farà «appena potrà» e che sarà accompagnato dalla First Lady Jill.