Chilometri e chilometri di galleria, utilizzati per spostare uomini e materiali (ma anche come prigioni) dall'immensa importanza strategica.
La striscia di Gaza è un fazzoletto di terra stretto tra lo Stato di Israele, Egitto e Mar Mediterraneo. Vi abitano oltre due milioni di persone. Si tratta di una delle zone più densamente popolate al mondo, con una media di quattromila persone per chilometro quadrato ammassate in grigi palazzoni o campi profughi. Lo scenario, per chi ha avuto modo di conoscere questa realtà da vicino, è desolante, e permette di comprendere meglio le tragiche condizioni di vita del popolo palestinese.
Vi è un aspetto visibile di Gaza, fatto appunto di campi desertici ed enormi condomini, ed un altro, nascosto e poco conosciuto. Ci si riferisce ad un numero imprecisato di tunnel sotterranei che corrono per tutta la sua lunghezza, collegando Gaza con l'Egitto e passando sotto il confine con Israele. I primi tunnel, di cui si ha notizia fin dagli anni Ottanta, furono costruiti per far arrivare diversi tipi di merci nella Gaza occupata dall'esercito israeliano.
Lo scopo per cui furono costruiti i primi cunicoli sotterranei, quindi, non era militare ma per il passaggio di uomini e merci, evitando il controllo dell'esercito. Con l'intensificarsi dei conflitti armati, venne incrementato il numero di tali tunnel con tre finalità specifiche: una di tipo logistico, ossia riuscire ad introdurre materiale bellico a Gaza, una di tipo offensivo, ossia compiere delle incursioni armate in territorio israeliano, e unadi tipo difensivo, ostacolare le operazioni militari dell'esercito nemico.
Dal contrabbando alla guerra
La rete di tunnel, denominato “la metropolitana di Gaza”, divenne di fondamentale importanza dal 2007 quando, al termine di quella che venne denominata la 'battaglia di Gaza', Hamas destituì con la forza il partito moderato di Al- Fatah, divenendo la prima forza politica della Striscia di Gaza. Ciò spinse Israele a decretare un durissimo embargo nei confronti della popolazione palestinese, da più parti definito “disumano”, ed i tunnel, ampliati e resi sempre più agibili, divennero indispensabili per portare armi e beni, anche di prima necessità, per la popolazione civile. Successivamente, si iniziò ad utilizzare gli stessi anche per fini militari come, ad esempio, nel 2006 quando, proprio servendosi di un passaggio sotterraneo, venne rapito il soldato israeliano Gilad Shalit, liberato solo cinque anni dopo in seguito ad uno scambio di ostaggi con lo Stato di Israele.
Utilizzando un tunnel sotterraneo, lungo circa tre chilometri, scavato sotto i sobborghi di Rafah e Kerem Shalom, alcuni miliziani di Hamas attaccarono una postazione militare israeliana posta lungo la Striscia di Gaza e rapirono il giovane carrista. L'episodio scosse moltissimo l'opinione pubblica nazionale, ed internazionale, e la scoperta dell'esistenza di tali tunnel fu tra i principali motivi addotti dall'esercito israeliano per giustificare, nel 2014, la propria offensiva di terra nella Striscia di Gaza. Tale azione militare venne fortemente contestata in un rapporto del Controllore dell'azione di governo in Israele Yossef Shapira, il quale contestò all'allora governo di Benjamin Netanyahu di “aver sottovalutato la minaccia rappresentata dalla rete di tunnel realizzata da Hamas nella Striscia di Gaza” e di aver tralasciato la via diplomatica.
Secondo Shapira, le forza armate furono messe in difficoltà dalle incursioni dei miliziani di Hamas, capaci di cogliere alla sprovvista i soldati, anche in territorio israeliano, proprio grazie all'utilizzo di tali tunnel sotterranei che, sempre secondo il controllore, “furono distrutti solo per metà”. Come ricordato in un articolo del Post, all'epoca Israele distrusse una trentina di tunnel, su oltre milletrecento, costruiti dal 2007 in poi con una spesa di circa 1,25 miliardi di dollari. Nell'ottica di Hamas, i tunnel hanno la funzione di cercare di ridurre il divario esistente tra l'esercito israeliano, considerato uno dei meglio equipaggiati al mondo, ed i propri miliziani.
Un asso nella manica strategico
Considerando che il sistema anti-missilistico israeliano, denominato Iron Dome, è capace di intercettare e far esplodere in aria la maggior parte dei missili sparati da Gaza, Hamas ha puntato, come dimostrato dai recenti e drammatici eventi, ad una strategia militare volta a puntare sull'effetto a sorpresa e, in tale ottica, l'utilizzo dei tunnel permette loro di spostare attrezzatura bellica e miliziani senza essere intercettati dai posti di blocco. Secondo un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, datato 2015, l'entità del commercio attraverso i tunnel era superiore al volume di quello sviluppato attraverso i canali ufficiali. Tra le merci maggiormente contrabbandate vi sono il carburante, necessario per far funzionare l'unica centrale elettrica presente a Gaza e desalinizzare l'acqua, materiali da costruzione, materie prime, medicinali, cibo oltre che pezzi di ricambio per vari tipi di macchinari.
Oggi, i tunnel vengono utilizzati anche come vie di trasporto, per mettere in sicurezza i propri leader, o come depositi militari. La loro funzione è diventata così importante, dal punto di vista strategico e militare, che, come ricordato dal Corriere della Sera, esiste anche una sorta di mercato degli affitti, per utilizzarli per il traffico di armi o come celle per i prigionieri israeliani, come si presume possa accadere anche ora con le persone prese in ostaggio da Hamas sabato 7 ottobre.
Come è stato possibile appurare, molti tunnel sono costruiti sotto aree densamente popolate, per rendere più difficoltoso il loro riconoscimento, e il loro accesso è nascosto all'interno di strutture civili o religiose, quali moschee, ospedali o scuole. Secondo le Forze di Difesa Israeliane, come riportato dal quotidiano Il Giornale, Hamas requisirebbe i materiali, inviati ogni mese a Gaza per la costruzione di strutture civili, per impiegarli nella costruzione di tale rete sotterranea. In un rapporto delle forze israeliane, risalente al 2014, veniva annotato che “4.680 camion trasportavano 181 mila tonnellate di ghiaia, ferro, cemento e legno attraverso il valico di Kerem Shalom verso Gaza”.
Per Israele un obiettivo da eliminare
Da diversi anni, Israele persegue lo scopo di eliminare quanti più tunnel possibile e, per fare ciò, si avvale di qualsiasi mezzo, dai sismografi a sofisticati sensori, per individuarli. Nel 2021 è stata completata da Israele la costruzione, attorno a Gaza, di una barriera sotterranea, lunga circa 60 chilometri e composta di 14 mila tonnellate di ferro e cemento, costata circa un miliardo di dollari. La rete di tunnel, come detto, non si sviluppa solo dalla Striscia di Gaza a Israele ma anche verso l'Egitto e, negli anni, questo collegamento è divenuto strategico per il passaggio di beni e armi provenienti soprattutto dall'Iran e della Siria. Di recente, l'Egitto ha intensificato gli sforzi per cercare di bloccare tali traffici illegali, sigillando e allagando con acque reflue i tunnel, o spruzzando dentro le gallerie dei gas tossici, con il risultato di spingere Hamas a costruire autonomamente diversi tipi di armi, utilizzando spesso anche materiali di fortuna.
“Siamo in guerra”, ha dichiarato Netanyahu dopo gli attacchi del 7 ottobre scorso, ed il mondo assiste con il fiato sospeso all'inizio dell'invasione di Gaza da parte dell'esercito israeliano che, nella conduzione delle operazioni di terra, potrebbe essere messo in difficoltà proprio dall'esistenza dei tunnel che, unitamente al dedalo di strade e palazzi di Gaza, rischiano di trasformarsi in una trappola mortale. Se un tempo, come detto, la rete sotterranea di Gaza era costituita da rudimentali cunicoli, ora i tunnel sono stati trasformati in solide postazioni munite di elettricità e mezzi di comunicazioni e adatti, quindi, a fungere da centri di comando.
Sempre attraverso i cunicoli sotterranei, molti miliziani di Hamas sono riusciti a passare oltre il confine, e non è possibile sapere come e quando decideranno di agire. L'effetto sorpresa adottato da Hamas nei recenti attacchi, paragonato a quanto accaduto durante la guerra dello Yom Kippur nel 1973, ha messo in seria difficoltà uno dei migliori eserciti al mondo, e servizi di intelligence all'avanguardia, e, come sostenuto dagli esperti, tale fattore potrebbe essere determinante anche per l'esisto delle operazioni di terra. L'unica certezza, purtroppo, è che a fare le spese di questo ennesimo e sanguinoso conflitto sarà la popolazione civile di entrambe le parti, stritolata tra forze opposte senza tutela alcuna.