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Quando i maestri si suicidano

Minacciati, non tutelati e alle prese con un sistema maniacalmente competitivo. La vita dei docenti in Corea del Sud è un inferno.
Minacciati, non tutelati e alle prese con un sistema maniacalmente competitivo. La vita dei docenti in Corea del Sud è un inferno.

Lo scorso luglio, una maestra elementare di Seul, si è uccisa. Aveva appena ventitré anni e da tempo lamentava una forte ansia legata al carico eccessivo di lavoro. Come raccontato dai familiari della vittima, sembra che la donna avesse ricevuto delle minacce verbali da parte dei genitori di un alunno che l'avevano accusata di non aver fatto abbastanza per impedire che il figlio fosse vittima di bullismo.

Una indagine governativa aveva poi confermato che l'insegnante si fosse uccisa per l'eccessivo stress accumulato nello svolgimento della propria professione. Quanto accaduto alla giovane non è però un caso isolato.

Imago/NurPhotoI maestri sudcoreani in piazza, per chiedere maggiori tutele dopo il dramma dello scorso settembre.

Una tragedia di cui non si sa nulla

Secondo di dati forniti dal Ministero dell'Istruzione coreano, e diffusi dal Korea Herald, negli ultimi dieci anni si sono tolti la vita quasi 150 insegnanti. Nel 78% dei casi, i suicidi erano maestri della scuola primaria. La vicenda della giovane insegnante ha colpito molto l'opinione pubblica coreana e, ogni settimana, sono state organizzate delle veglie e mobilitazioni, culminate, a luglio, in una grande manifestazione a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di insegnanti che si sono riversati nelle strade di Seul chiedendo di essere maggiormente tutelati dal governo coreano.

Gli insegnati, vestiti di nero, hanno sfilato fuori della sede dell'Assemblea nazionale per manifestare la propria preoccupazione per l'alto tasso dei suicidi dei rappresentanti della propria categoria lavorativa. La manifestazione, organizzata da un movimento spontaneo denominato 'Tutti per uno', punta il dito contro l'eccessiva mole di lavoro di cui un insegnate deve farsi carico, e della mancanza di tutela nel caso in cui gli studenti, e i loro iperprotettivi genitori, minaccino sanzioni disciplinari per ogni atteggiamento non gradito. Sempre più di frequente, infatti, i genitori degli alunni indisciplinati adottano degli atteggiamenti molto aggressivi nei confronti degli insegnanti, arrivando a vere e proprie forme di stalking telefonico o minacce fisiche e verbali.

Molti insegnanti presenti alla manifestazione hanno riferito a The Guardian di «essere bullizzati da genitori e studenti», di subire dei veri e propri abusi da parte di questi ultimi e di non avere alcuno strumento legale dato che «il governo ha avuto un atteggiamento passivo» dinanzi a questa problematica.

Docenti al limite

Secondo l'Istituto coreano per lo Sviluppo educativo, nella prima metà dello scorso anno, più di 36 mila insegnanti hanno fatto ricorso ai centri di psicoterapia, messi a disposizione dagli Uffici regionali per l'Istruzione, per far fronte ai sempre più frequenti attacchi d'ansia e disagi psicologici derivanti dallo svolgimento della propria professione. Gli insegnanti, nello specifico, incolpano della propria situazione la legge per la tutela dei minori introdotta nel 2014: secondo tale normativa sono vietati «gli abusi emotivi» che potrebbero danneggiare «la salute mentale e lo sviluppo» di un bambino o bambina.

Nella dicitura troppo vaga si celerebbe il pericolo di veder condannato qualsiasi provvedimento disciplinare adottato dall'insegnante nei confronti di un alunno. Chiunque sospetti un caso di abuso può denunciarlo alle autorità senza bisogno di fornire delle prove a sostegno della propria accusa. In mancanza di una definizione certa di cosa debba intendersi per 'abuso emotivo', qualsiasi atteggiamento o sanzione adottata dal maestro per correggere un atteggiamento maleducato o indisciplinato di un alunno può essere punito legalmente.

Imago/AFLOUna studentessa accompagnata dai genitori al test di ammissione all'università.

«I genitori ci chiamano anche a notte fonda»

A settembre gli insegnanti sono nuovamente scesi in piazza per chiedere che la legge del 2014 fosse riformata, e veder migliorate le proprie condizioni lavorative. Come riferito dall'insegnante Park Sang-soo, nome di fantasia, la paura di venire accusati di comportamenti inappropriati frena molti insegnanti dall'intervenire nei confronti degli alunni più violenti.

«Abbiamo tutti ricevuto chiamate a tarda notte da genitori che ci accusavano di mancare di rispetto ai loro preziosi figli-racconta l'uomo al quotidiano britannico-ci hanno urlato contro per non aver fornito materiale extra agli studenti che non hanno portato il loro, insistendo sul fatto che gli studenti che non fanno i compiti non dovrebbero essere punti. Alcuni genitori, invece, lamentano il fatto che l'insegnante abbia rivolto tre frasi di lodi ad uno studente e solo due ad un altro».

Secondo Park Sang-soo, la legge del 2014 avrebbe creato un'atmosfera molto conflittuale all'interno degli istituti scolastici perché «la scuola che dovrebbe essere un luogo in cui si educano i ragazzi, è turbata da dispute legali, e tutti devono sopportare delle dispute legali lunghe e noiose».

Imago/YonhapStudenti di un liceo sudcoreano si prostrano in segno di buon auspicio, prima dell'anno scolastico.

Anche sugli studenti pressione alle stelle

È noto che il sistema educativo coreano sia caratterizzato da una estrema competitività e la pressione psicologica esercitata sugli studenti sia molto forte. Per accedere a un'università prestigiosa, e garantirsi di conseguenza una carriera lavorativa di successo, sono necessari voti molto alti e per ottenerli gli studenti si sottopongono a lunghe e sfiancanti sessioni di studio. Occorrono anche moltissimi soldi per iscrivere i figli a dei costosi corsi di preparazione ai test di ammissione.

Schiacciati da queste aspettative sono sempre più numerosi i giovani che si suicidano o che, quale reazione contraria, manifestano dei comportamenti violenti e indisciplinati. Come scritto in un articolo di Internazionale, esisterebbe in Corea una sorta di 'mentalità del recupero' che spinge il Paese a sentirsi sempre in difetto rispetto alla crescita economica degli altri Stati. L'istruzione, quindi, diventa una vera e propria ossessione per i sudcoreani quale elemento necessario per una sempre più competitiva crescita economica del Paese. In quest'ottica, i successi raggiunti dai figli sono uno specchio della bravura dei genitori che, identificandosi con loro, non accettano qualsiasi critica possano ricevere dai propri insegnanti.

Come dichiarato al Guardian dall'insegnate Kim Ji-soo, altro nome di fantasia per tutelarne la privacy, «il processo di valutazione degli insegnanti, da parte dei genitori, e l'espansione del mercato dell'istruzione privata, hanno creato un ambiente in cui i genitori vedono gli insegnanti come semplici fornitori di servizi(...) questo stato di cose è stato trascurato per troppo tempo, lasciandoci in una situazione peggiore dei fornitori di servizi e spogliati della nostra autorità».

Imago/YonhapUna studentessa alle prese con un test di fine ciclo.

Una riforma che non convince

Dopo le manifestazioni di settembre, il governo ha annunciato la volontà di introdurre nuove politiche per migliorare la condizione lavorativa degli insegnanti, introducendo lo svolgimento di indagini volte ad accertare i fatti denunciati, cosa che prima non era necessaria, concedendo di poter allontanare dall'aula gli studenti più molesti e garantendo gratuitamente una serie di trattamenti legati alla salute mentale.

Nonostante queste dichiarazioni di intenti, la situazione degli insegnanti non è grandemente migliorata e il 15 novembre scorso, gli stessi hanno tenuto una conferenza stampa per chiedere nuovamente una maggiore tutela della propria professione. Tale conferenza è stata organizzata in un momento chiave della vita scolastica coreana dato che, il 16 novembre, si tenevano gli esami di ammissione all'università, denominati 'suneung', di cui abbiamo già sottolineato l'importanza.

Per gli insegnanti coreani è prioritario che il governo riveda i criteri per decidere se sia stato fatto un danno all'alunno e garantisca una protezione contro i licenziamenti conseguenti alle denunce dei genitori. Il corpo insegnante chiede inoltre che si proceda anche all'assunzione di operatori in grado di aiutarli nel gestire le classi e far fronte agli alunni più indisciplinati e violenti.

A detta di coloro che lavorano nelle scuole, gli insegnanti sono ormai al collasso e diventa sempre più importante fornire loro un sostegno psicologico per la gestione dell'ansia e della depressione. Il fatto che sia stato denunciato pubblicamente lo stato di salute mentale degli insegnanti è certamente una cosa positiva ma, alle manifestazioni di piazza, deve seguire una concreta opera di governo volta a riformare le tante pecche del sistema scolastico coreano.


Appendice 1

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Imago/NurPhotoI maestri sudcoreani in piazza, per chiedere maggiori tutele dopo il dramma dello scorso settembre.

Imago/YonhapStudenti di un liceo sudcoreano si prostrano in segno di buon auspicio, prima dell'anno scolastico.

Imago/YonhapUna studentessa alle prese con un test di fine ciclo.

Imago/AFLOUna studentessa accompagnata dai genitori al test di ammissione all'università.

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