Cresce la preoccupazione per l'uso eccessivo dei social network da parte dei minori. I genitori chiedono regole più severe e restrittive.
I social network sono divisivi. Ci si azzuffa per difenderne l'importanza o per criminalizzarli senza prova d'appello. Si discute sulle modalità di utilizzo, su cosa sia giusto pubblicare, quale sia il limite di ciò che può essere reso pubblico. La verità è che la rivoluzione culturale e sociale introdotta da questi strumenti digitali ci ha colto impreparati, e come sempre accade, quando si è mossi dall'entusiasmo e dall'ignoranza, vengono commessi errori macroscopici.
Una vera e propria dipendenza - Errori che ricadono sulle vite di noi adulti e, troppo spesso, anche su quelle dei nostri figli, dato che le percentuali degli smartphone in possesso di ragazzi sempre più giovani è in costante crescita. Secondo una ricerca condotta di recente da Ofcom, l'autorità che regolamenta le società di comunicazione nel Regno Unito, il 91% dei bambini britannici diventa proprietario di uno smartphone al compimento degli undici anni, mentre il 44% di loro al compimento dei nove anni.
I risultati delle indagini condotte, negli ultimi anni, in Europa e Stati Uniti parlano chiaro: più di un terzo dei bambini di età compresa tra gli otto e i dodici anni dichiara di utilizzare piattaforme di social media, e una recente inchiesta del Wall Street Journal ha denunciato la presenza di numerosi profili Instagram di bambini di età inferiore ai tredici anni, rimossi solo a seguito della segnalazione inviata a Meta dal quotidiano statunitense.
Come riportato dall'Agenda Digitale, secondo Mitch Prinstein, direttore scientifico dell'American Psychological Association, sentito in un'audizione del Senato degli Stati Uniti nel febbraio dello scorso anno, il 50% degli adolescenti presenterebbe almeno un sintomo di dipendenza clinica dai social media. Davanti a questi segnali d'allarme, sempre più genitori si stanno organizzando per chiedere una regolamentazione dell'utilizzo dello smartphone per i minorenni, e l'emanazione di una chiara normativa in merito.
Iniziativa promossa dai genitori per scoperchiare un vero problema - Come raccontato dal Guardian in un suo recente articolo, in Gran Bretagna migliaia di genitori si sono iscritti al gruppo WhatsApp "Smartphone Free Childhood", creato da Clare Fernyhough e Daisy Greenwell, che si impegna perché venga vietato l'utilizzo dello smartphone da parte dei bambini. Come raccontato da Clare Fernyhough «ho due bambini di sette e nove anni. Anche Daisy ha figli della stessa età e ci sentivamo entrambe inorridite e preoccupate, e semplicemente non volevamo che avessero uno smartphone a undici anni, così come sembra essere la norma».
L'idea delle due amiche era quella di stimolare una riflessione sull'utilizzo troppo precoce di questi strumenti di comunicazione, ritardando il loro utilizzo ai quattordici anni, e ai sedici anni l'uso dei social media. «L'obiettivo - ha spiegato Fernyhough - è quello di cambiare la norma di modo che quando i bambini finiranno la scuola primaria, la classe si unisca e dica "Ritardiamo tutti fino ad almeno quattordici anni"».
Si è fatta portavoce di questa iniziativa anche Esther Ghey, madre di Brianna, una sedicenne transgender barbaramente uccisa da due coetanei nel febbraio del 2023. Secondo la donna, la figlia sarebbe stata resa più vulnerabile dalle troppe ore trascorse online, ed è per tale motivo che chiede venga adottato il divieto di utilizzo dei social network prima del compimento dei sedici anni d'età.
Le prime a sorprendersi del successo dell'iniziativa sono state proprio le due promotrici che, dopo una così entusiasmante risposta di pubblico, si sono rese conto di aver scoperchiato un problema «di cui le persone avevano davvero bisogno di parlare senza sapere di poterlo fare in libertà».
Il condizionamento sociale spinge sempre più persone a conformarsi all'idea che sia normale, in una società così tecnologizzata, munire dei bambini di smartphone, senza rendersi conto dei possibili danni che questa scelta, adottata anche in buona fede, possa comportare.
La rivelazione di documenti riservati - Il condizionamento sociale spinge sempre più persone a conformarsi all'idea che sia normale, in una società così tecnologizzata, munire dei bambini di smartphone, senza rendersi conto dei possibili danni che questa scelta, adottata anche in buona fede, possa comportare.
Negli Stati Uniti, il dibattito sull'utilizzo dei social da parte dei minori è molto acceso, in particolar modo da quando l'ex dipendente di Facebook Frances Hughes ha rivelato al Wall Street Journal il contenuto di documenti riservati dai quali emergeva, in modo chiaro, come i dirigenti di Meta fossero a conoscenza dei problemi di salute mentale che l'utilizzo dei social media, in particolar modo di Instagram, possa far insorgere nei bambini e adolescenti.
Si tratta di disturbi d'ansia, e legati alla propria immagine corporea, intensificati dalle funzionalità della stessa piattaforma di cui Facebook, come si evince dall'indagine del Wall Street Journal, era perfettamente a conoscenza.
Sì a delle leggi - Uno studio, pubblicato da CBS News, ha rilevato che l'89% dei genitori statunitensi siano favorevoli all'emanazione di leggi che impongano ai minori di diciotto anni la loro autorizzazione per la creazione di account sulle piattaforme social.
Il 98% degli statunitensi, poi, ritiene che i social network siano molto pericolosi per gli utenti minorenni, citando TikTok e Snapchat come i più preoccupanti, mentre l'85% di loro ha affermato di voler avere un accesso completo agli account dei propri figli.
Una rete di supporto - È in quest'ottica che, nel 2017, è stato creato "Wait Until 8th", fondato da Brooke Shannon insieme a un gruppo di genitori di Austin, in Texas, che si oppongono all'idea di dover dare uno smartphone ai propri figli piccoli. Come dichiarato da Shannon, a Fox News Digital, «abbiamo iniziato a vedere bambini, di prima e seconda elementare, che arrivavano a scuola o agli appuntamenti con l'ultimo modello di iPhone».
Interrogati sul problema, molti genitori hanno confessato di aver ceduto alle pressioni sociali perché il figlio non si sentisse escluso dal proprio gruppo di amici. L'obiettivo del gruppo, che conta più di quarantacinque mila persone iscritte in tutti gli Stati Uniti, è quello di non dare ai propri figli uno smartphone almeno fino alla terza media, e «di creare una rete di supporto per quei genitori che desiderano aspettare a dare uno smartphone ai propri figli».
Una volta che un genitore firma l'impegno con il gruppo, questo non si attiva fino a che dieci o più famiglie della stessa scuola non abbiano firmato a loro volta il medesimo accordo. «In questo modo - come spiegato da Brooke Shannon - si toglie la pressione di essere gli unici a fare questa scelta», mentre si è liberi di «fornire ai propri figli un telefono di base che si limiti alle chiamate e agli sms».
Dati e conseguenze preoccupanti anche in Australia - La situazione non è molto diversa in Australia dove, secondo quanto riportato dal Guardian, in un sondaggio rappresentativo a livello nazionale condotto nell'aprile del 2023, su 631 genitori e assistenti all'infanzia, che si prendono cura di giovani di età compresa tra i 12 e i 18 anni, il 59% di loro ha affermato che l'uso dei social media da parte degli adolescenti è molto preoccupante.
Uno su due dei genitori intervistati ha rilevato un significativo impatto negativo nell'utilizzo dei social sul benessere mentale dei propri figli. Secondo quanto detto dalla dottoressa Rachael Sherman, docente senior di psicologia presso l'Università della Sunshine Coast, nel Queensland, al quotidiano britannico «è in aumento tra i giovani dei sintomi simili all'autismo, come scarso riconoscimento delle emozioni e scarso interesse per gli altri esseri umani (…) stiamo vedendo le persone cadere letteralmente a pezzi e gli adolescenti, in particolar modo, rispondere con ansia a un punto di vista che non è il loro».
Fissare modalità e orari di utilizzo - Anche in Australia sono nate delle organizzazioni di genitori che si sono uniti per contrastare l'uso dello smartphone da parte dei propri figli in età troppo precoce. Di particolare interesse è "Heads Up Alliance", un gruppo, creato nel 2022, da diversi genitori di bambini che frequentano le scuole private di Nostra Signora di Fatima e St. Ursula's Kingsgrove, ma che sta raccogliendo consensi in molte parti del Paese.
Coloro che fanno parte di questa comunità si impegnano a ritardare la concessione degli smartphone, o l'uso dei social media, ai bambini per più tempo possibile, e comunque di non concederli loro prima degli otto anni d'età. Di fatto, ciò che ci si prefigge, è regolamentare l'uso delle tecnologie, fissando modalità e orari di utilizzo, inibendo l'uso dei social media, considerati causa dell'aumento degli episodi di bullismo nelle scuole.
La necessità di riflettere - Se è vero quindi, che la tecnologia è parte integrante della vita di ciascuno di noi, le storie che abbiamo raccontato possono comunque spingerci a riflettere sulla necessità, alla luce anche di evidenze scientifiche, di consentire ai bambini di poter vivere un tempo di formazione della propria personalità dove l'esperienza dal vivo, e le iterazioni personali, abbiano ancora una importanza preponderante.