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La violenza è fuori controllo

Amnesty International ha espresso forte preoccupazione per il collasso in corso del diritto internazionale e per gli abusi dell'IA.
Amnesty International ha espresso forte preoccupazione per il collasso in corso del diritto internazionale e per gli abusi dell'IA.

Un mondo retto dal caos che ha portato al collasso del diritto internazionale. Il rapporto annuale 2023/24 di Amnesty International, reso pubblico questa mattina, dipinge un quadro allarmante. Guerre, disuguaglianze e rivalità tra superpotenze hanno frantumato un sistema di regolamentazione degli Stati (forse esistito solo nella sua forma teorica), ma che ha sdoganato l’uso di violenza e amplificato i soprusi. Un vaso di Pandora che, una volta scoperchiato, nessuno sembra in grado di chiuderlo.

Ucraina, Gaza e Sudan
Il documento è il risultato di un'analisi di 155 paesi. Gli esempi non mancano. «Il palese disprezzo di Israele per il diritto internazionale è aggravato dal fallimento dei suoi alleati nel porre fine al bagno di sangue inflitto alla popolazione civile di Gaza», ha spiegato Agnès Callamard, segretaria generale dell’Ong, che riporta anche l’attenzione su quanto sta accadendo in altri contesti bellici (troppo spesso dimenticati). «Di fronte alla continua aggressione della Russia contro l'Ucraina, alla proliferazione dei conflitti armati e alle massicce violazioni dei diritti umani in Paesi come il Sudan, l'Etiopia e il Myanmar, l'ordine mondiale basato sul diritto è minacciato di estinzione».

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Amnesty punta il dito contro Washington per il ritardo del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Una paralisi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha permesso all’esercito israeliano di scatenare un’azione ineguale all’interno dell'enclave palestinese. «La sconcertante incapacità della comunità internazionale di proteggere dalla morte migliaia di civili nella Striscia di Gaza occupata, tra cui un'alta percentuale di bambini, dimostra chiaramente che le stesse istituzioni create per proteggere i civili e difendere i diritti umani sono ora incapaci di svolgere il proprio ruolo. Ciò che abbiamo visto nel 2023 conferma che molte grandi potenze stanno abbandonando i valori fondanti dell'umanità e dell'universalità sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani», ha dichiarato Agnès Callamard. 

L'utilizzo (improprio) dell'IA
In un contesto di crescenti tensioni e guerre, il 2023 ha visto imporsi l’uso delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale per reprimere le proteste, diffondere disinformazione e alimentare l’odio. Il rapporto di Amnesty International evidenzia l'uso massiccio delle tecnologie esistenti per sostenere le politiche discriminatorie. Come? Attraverso il riconoscimento facciale. Una tecnologia in rapida ascesa che permette di «sorvegliare manifestazioni ed eventi sportivi e per discriminare le popolazioni emarginate, in particolare i migranti e i rifugiati».

Nei territori palestinesi occupati e ai confini con la Striscia di Gaza, il governo dello Stato ebraico impiega largamente l'IA «per rafforzare le restrizioni al diritto alla libertà di movimento e per mantenere il proprio sistema di apartheid». Un occhio che ricorda i racconti più inquietanti di George Orwell. «Le tecnologie abusive sono state utilizzate anche nell'ambito delle politiche migratorie e di controllo delle frontiere, comprese le alternative digitali alla detenzione, le tecnologie per l'esternalizzazione del controllo degli ingressi, i software di elaborazione dati e i sistemi decisionali biometrici e algoritmici».

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Spyware e algoritmi
Nel 2023, la rapida evoluzione dell'IA generativa ha ampliato la minaccia rappresentata dalla gamma di tecnologie già esistenti - dallo spyware all'automazione dei servizi pubblici agli algoritmi incontrollabili dei social network. A fronte di questi sviluppi estremamente rapidi, la regolamentazione ha fatto pochi progressi. «C'è un abisso tra i rischi posti dallo sviluppo incontrollato delle tecnologie e il livello di regolamentazione e protezione che sarebbe necessario. Attualmente, il nostro futuro è destinato a peggiorare se non si pone un freno alla dilagante proliferazione di tecnologie non regolamentate», ha dichiarato Agnès Callamard.

Dato il ruolo svolto dalle principali piattaforme di social network come Facebook, Instagram, TikTok e YouTube nel catalizzare le violazioni dei diritti umani nel contesto delle elezioni, l'organizzazione per i diritti umani prevede che questi problemi peggioreranno in questo anno di importanti appuntamenti elettorali. 

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«Abbiamo visto fino a che punto l'odio, la discriminazione e la disinformazione sono amplificati e diffusi dagli algoritmi dei social network, che sono ottimizzati soprattutto per ottenere il massimo tasso di 'coinvolgimento'. Creano un ciclo di commenti infinito e pericoloso, soprattutto in tempi particolarmente sensibili dal punto di vista politico. Gli strumenti di oggi possono generare immagini virtuali, registrazioni audio e video in pochi secondi, e rivolgersi a dei pubblici specifici scelti fra interi gruppi di utenti», ha detto Agnès Callamard. A novembre, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti si svolgeranno in un contesto di crescenti discriminazioni, molestie e violenze sui social network contro i gruppi emarginati, comprese le persone LGBTQI+. Anche i contenuti minacciosi e intimidatori ostili all'aborto stanno aumentando.


Appendice 1

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