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Fuori bambino, ma dentro bambina. Il difficile percorso della disforia di genere

Fino a qualche anno fa veniva trattata come un disturbo mentale. Oggi la disforia di genere nei bambini è un dibattito aperto e complesso.
Fino a qualche anno fa veniva trattata come un disturbo mentale. Oggi la disforia di genere nei bambini è un dibattito aperto e complesso.

Si ha disforia di genere quando non vi è una corresponsione tra la propria identità di genere e il sesso assegnato alla nascita. C'è chi, pur essendo di sesso maschile, si percepisce come donna e, viceversa, ci sono appartenenti al sesso femminile che si percepiscono come uomini. In genere le persone che sperimentano la disforia di genere si riconoscono come persone transgender e, nel corso della propria vita, a seconda delle diverse esperienze personali, possono decidere di perseguire la propria autodeterminazione, modificando i propri dati anagrafici sui documenti o ricorrendo a cure mediche e interventi chirurgici al fine di rendere evidente la propria appartenenza di genere.

IMAGOJayson Achtenberg, 13 anni, mentre era ancora alle scuole medie ha deciso di iniziare la terapia ormonale per passare dal sesso femminile assegnatogli dalla nascita a quello maschile.

Quando ci sono i bambini coinvolti le discussioni si complicano - Nonostante la nostra società sia sempre più permeata da questo tipo di tematiche, sono ancora troppe le persone che si accostano a tali questioni come se si trattassero solo di problemi da risolvere e non storie di persone da capire. Se ci sono molte difficoltà di comprensione e accettazione quando le discussioni sul genere riguardano le persone adulte, la questione si fa davvero molto spinosa nel caso in cui la disforia di genere coinvolga bambini anche molto piccoli. Qui le strade divergono in maniera netta tra chi ha una posizione critica sul tema, escludendo che si possa dar credito a sensazioni espresse da bambini troppo piccoli, e chi invece lotta perché le esigenze dei più giovani vengano prese in seria considerazione.

Da una malattia mentale a un disturbo della salute sessuale - Fino al 2019, la disforia di genere era trattata come una vera e propria malattia mentale e ciò ha compromesso il percorso di accettazione e cura di tante persone che percepivano un disagio nel riconoscersi nel proprio sesso biologico assegnato alla nascita. L'Oms ha poi deciso, in uno storico aggiornamento dell'International Statistical Classification of Diseases, Icd-11, di trasferirla dall'elenco delle malattie mentali a quello dei disturbi della salute sessuale, allo scopo di eliminare lo stigma che da sempre accompagna le persone transgender e agevolare la possibilità di autodeterminazione delle stesse.

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Nessuna sintonia con quanto riflesso nello specchio - «La cosa principale da capire è che non è una scelta. Essere trans non è una scelta. Ho sempre saputo di non essere un ragazzo. Non è che volessi essere una ragazza. Ero una ragazza. Ho dovuto solo metterlo in parole e spiegarlo». Così racconta di sé Violet, un'adolescente statunitense che non si è mai riconosciuta nel suo sesso biologico, esattamente come Zack, di nove anni, il quale ha avuto bisogno di urlare a pieni polmoni il suo sentirsi un ragazzo durante un pigiama party in famiglia. «Alcune persone pensano che ci sia qualcosa di sbagliato in te e pensano sia una fase - racconta il bambino - ma l'unica persona che può decidere sei tu».

Di storie come questa ve ne sono a migliaia, storie di bambini che chiedono di essere ascoltati nel loro disagio di percepirsi strani e fuori contesto nel proprio corpo. Bambini che non si sentono in sintonia con quanto vedono riflesso nello specchio: sono loro ma in un corpo non loro, sono una ragazza o un ragazzo in un corpo che è l'opposto di ciò che sentono, o meglio ancora, che sono.

Quale approccio terapeutico da seguire? - L'approccio a tale tipo di situazioni è molto complesso e, da tempo, si discute sul percorso terapeutico da seguire nel caso in cui si abbia a che fare con un paziente molto giovane che esprime tale tipo di disagio. Se è indubbio che essere affiancati da uno psicologo sia di fondamentale aiuto, le certezze svaniscono quando il discorso cade sui trattamenti sanitari da prescriversi, primo fra tutti l'assunzione di medicinali sospensivi della pubertà. Intorno a tale tipo di farmaci vi sono delle accese discussioni, e vi sono molti Paesi che stanno mutando i protocolli medici seguiti fino ad ora.

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Da un percorso medicalizzato a uno più olistico - Risale allo scorso aprile un articolo del Guardian nel quale si dà conto che il National Health Service, Nhs, il servizio sanitario del Regno Unito, apporterà delle modifiche al proprio protocollo di cure in seguito ad uno studio molto approfondito sul tema della disforia di genere, condotto per quattro anni dalla dottoressa Hillary Cass, presidente del Royal College of Pediatrics and Child Health dal 2012 al 2015. L'Nhs ha perciò deciso di passare da un percorso prettamente medicalizzato ad uno «più olistico che prenda in considerazione le questioni di genere con altre possibili aspetti della vita del bambino».

Il lavoro intermedio della dottoressa Cass, pubblicato nel febbraio del 2022, ha comportato la chiusura del servizio specializzato per lo sviluppo dell'identità di genere, Gids, per bambini e adolescenti, gestito dalla Tavistock and Portman Nhs Foundation Trust, a Londra, oltre che la sospensione della prescrizione di bloccanti della pubertà ai bambini disforici sulla base dell'insufficienza di prove «per sostenere la sicurezza o l'efficacia clinica degli ormoni che sopprimono la pubertà».

Secondo le direttive disposte dalla dottoressa Cass nel giugno del 2023, ai bambini con disforia di genere dovrebbe essere garantito un modello multidisciplinare sulla base del quale i medici curanti devono considerare, oltre che la questione dell'identità di genere, anche altri aspetti della vita del bambino, quali eventuali esperienze avverse, l'orientamento sessuale e il benessere a scuola.

IMAGOIl farmaco Triptolerina interferisce con la produzione di determinati ormoni, rallentando la fase di vita in cui ogni individuo completa la maturazione sessuale.

Ridurre i farmaci come la Triptorelina - In questi anni, sempre più Paesi europei si stanno adeguando ad una nuova visione del trattamento della disforia di genere dei bambini, riducendo l'accesso ai farmaci che bloccano la pubertà, specialmente la Triptorelina, una terapia ormonale che, interferendo con la produzione e l'azione di determinati ormoni, rallenta la fase puberale, ossia quella fase della vita in cui ogni individuo completa la propria maturazione sessuale in base al proprio genere biologico.

Il protocollo olandese - Si parla spesso di "protocollo olandese", elaborato ad Amsterdam dal team della dottoressa De Vries, e pubblicato in uno studio del 2006, che prevedeva un trattamento ormonale, unitamente ad un percorso psicologico, per i giovani pazienti disforici «portatori di un disagio clinicamente significativo che compromette le aree di funzionamento del bambino».

L'esperienza clinica olandese divenne negli anni un punto di riferimento nei Paesi in cui si iniziò ad organizzare dei centri specializzati nel trattamento della disforia di genere. In poco tempo, l'aumento dei casi gestiti da tali strutture fu esponenziale e in Svezia, ad esempio, si passò dai cinquanta casi trattati nel 2014 agli oltre trecento del 2022. A seguito dell'aumento delle richieste di trattamento medico per disforia di genere sempre più professionisti iniziò a mettere in dubbio le pratiche seguite in alcuni ospedali o cliniche, ritenute troppo poco fiscali nell'accertamento dei vincolanti requisiti richiesti per l'accesso al trattamento farmaceutico.

IMAGODanamarie DeRiggi, (a destra) si unisce al figlio transgender Jayson Achtenberg, 13 anni (al centro) e alla sorella non binaria Isabella, 15 anni, in una protesta fuori dal Palazzo di Stato della Georgia per convincere i senatori a votare contro una legge che limita l'assistenza di genere ai residenti sotto i 18 anni.

Molti paesi limitano l'accesso al trattamento farmacologico - Attualmente, come visto, a fronte di nuovi studi medici, il protocollo olandese è stato messo in discussione, e sempre più Paesi europei, quali la Finlandia, la Svezia, la Danimarca, la Norvegia, il Belgio e, di recente, la Gran Bretagna, hanno imposto delle limitazioni all'accesso al trattamento farmacologico per i bambini.

In Francia, il dibattito sulla questione si è fatto sempre più acceso e un gruppo di ricercatori e professionisti dell'infanzia ha firmato, nel settembre del 2021, un appello per denunciare ciò viene definito «un preoccupante incremento delle recenti spinte ideologiche a detrimento del corpo dei bambini». Anche in Italia la discussione ruota intorno all'opportunità di prescrivere farmaci ritenuti troppo invasivi per curare un disagio psichiatrico che molti professionisti ritengono abbia bisogno di tempo per essere approfondito e studiato in maniera più dettagliata.

Canada contro le scelte restrittive, mentre in USA un discorso polarizzato - In netto contrasto con tale tipo di orientamento si pone il Canada, paese nel quale i leader di ben undici organizzazioni mediche hanno pubblicato un appello nel quale si dice che «le scelte restrittive alle cure appropriate per i pazienti possono portare a danni permanenti», dicendosi preoccupati «per qualsiasi proposta governativa volta a limitare l'accesso alle cure mediche basate sull'evidenza per i pazienti, compresa la popolazione transgender».

Gli Stati Uniti sono divisi sul tema in due fronti opposti, e se vi sono ventidue stati che hanno già approvato dei divieti sull'uso della terapia bloccante, ne rimangono alcuni che lottano per garantire tale tipo di trattamento ai propri pazienti. Il discorso, in questo caso, è estremamente polarizzato e le cure mediche per la disforia di genere dei bambini sono o vietate o concesse sulla base di protocolli già esistenti.

Cosa succede alle nostre latitudini - In Svizzera esiste l'Innovations-Focus Geschlechtervarianz presso l'Università di Basilea, un centro di trattamento per persone che soffrono di incongruenza di genere o disforia. Oltre alle misure di supporto per poter discutere di domande e preoccupazioni con degli specialisti infermieristici, si offrono sia interventi non chirurgici, molto efficaci soprattutto all'inizio della transizione per ridurre le tensioni di genere, che trattamenti chirurgici per raggiungere la qualità di vita desiderata. Alla luce però dell'aumento di richiesta di misure di riassegnazione del sesso nei giovani esploso negli ultimi anni, il direttore del Centro di Endocrinologia Pediatrica di Zurigo Urs Eiholzer, intervistato per 24heures, si è detto però contrario al fatto che i bambini e gli adolescenti vengano messi sullo stesso piano degli adulti e non è dell'idea, ad esempio, «che si possa accettare senza discutere il desiderio di una ragazzina di 12 anni di voler cambiare sesso».

In Ticino una situazione tra etica e diritto - In Ticino si è espresso Mattia Lepori, membro della Commissione centrale di etica dell'Accademia svizzera delle scienze mediche, il quale ha evidenziato che ci troviamo di fronte a «una situazione a cavallo tra l'etica e il diritto». Nonostante in Ticino la legge sanitaria preveda che a partire dal sedicesimo anno d'età l'individuo abbia la capacità di discernimento, c'è da chiedersi se una persona di 16 anni sia davvero in grado di decidere per sè e comprendere gli effetti del trattamento. La soluzione, secondo Lepori, sarebbe quella di affrontare la questione «attraverso il dialogo e soprattutto l'informazione, affinché non vadano medicalizzate per forza delle decisioni con le quali si potrebbe non essere d'accordo».

Una metodologia per il bene delle persone - Il tema è troppo complesso per poter trovare una risposta univoca, e se è giusto che la ricerca scientifica continui a studiare le metodologie migliori per accompagnare i minori disforici nel proprio percorso di autodeterminazione, non si possono del tutto ignorare gli appelli di chi, nella terapia bloccante, ha trovato un modo per poter guadagnare tempo e vivere al meglio la propria condizione. Ciò che dovrebbe sempre prevalere è il bene delle persone che, specialmente in giovane età, hanno diritto trovare le condizioni migliori per poter sviluppare a pieno la propria identità, sessuale e di genere.


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IMAGOIl farmaco Triptolerina interferisce con la produzione di determinati ormoni, rallentando la fase di vita in cui ogni individuo completa la maturazione sessuale.

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IMAGOJayson Achtenberg, 13 anni, mentre era ancora alle scuole medie ha deciso di iniziare la terapia ormonale per passare dal sesso femminile assegnatogli dalla nascita a quello maschile.

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