Chiusi in casa e connessi via Telegram per evitare i reclutatori, la sofferenza di una generazione pacifica: «È come un nodo nel petto».
Combattere per la Patria, che nobile ideale. Spesso si fa un gran parlare dell'attaccamento alla bandiera e al suolo natio, e di quanto, questi valori, abbiano reso grandi coloro che, in passato, si sono sacrificati per essi. Il ricordo di tali gesta eroiche possono commuovere e far riflettere, ma onestamente, fino a poco tempo fa, non erano tanti coloro che credevano che in Europa, ai giorni nostri, si potesse essere chiamati ad abbandonare la propria comoda vita per imbracciare un fucile e combattere dei nemici al fronte.
Improvvisamente, al fronte
Forse non lo credeva possibile neanche il popolo ucraino prima di quel 24 febbraio 2022 che ha segnato l'inizio del conflitto tra il proprio Paese e la Russia. In Ucraina, gli uomini dai venticinque anni d'età devono prestare obbligatoriamente servizio militare, ma già a partire dai diciotto anni ci si può arruolare come volontari. L'Ucraina, ha necessità di andare a rafforzare il proprio esercito e, di recente, sono venuti meno anche tanti motivi per i quali si poteva chiedere un differimento al servizio di leva, come l'essere dei meri studenti, o genitori con prole numerosa.
Ogni ucraino, di età compresa tra i venticinque e i sessanta anni, deve registrarsi quindi su un database elettronico da cui si attinge per chiamare le persone ad arruolarsi e combattere. Lo stesso vale per le donne che hanno una qualche formazione medica e che devono obbligatoriamente arruolarsi nell'esercito, ma da tempo si discute di rendere la leva obbligatoria anche per le ragazze, mentre è stata di recente approvata una legge che permette ai detenuti di reati meno gravi, e a cui manchino solo tre anni alla fine della pena detentiva, di arruolarsi nell'esercito.
Gli uomini al fronte, sfiancati da due anni di duri combattimenti, hanno bisogno di essere sostituiti, e ora l'Ucraina si trova a dover far fronte a questa penuria di soldati estendendo il più possibile i requisiti di coloro che devono mettersi al servizio del Paese.
In fuga dalle “nuvole” che vogliono reclutarti
Capita così, per tornare alla riflessione iniziale che, laureandi, impiegati, liberi professionisti, si siano trovati catapultati, da un giorno all'altro, a vivere una vita diametralmente opposta rispetta a quella condotta fino al giorno prima, e sono tanti coloro che, pur di non essere costretti a farlo, fuggono e si nascondono. Come raccontato dal Guardian, sono sorti numerosi canali Telegram in cui gli utenti segnalano i posti in cui si trovano gli ufficiali di leva per poter uscire in sicurezza ed evitare di incontrarli. Il linguaggio segreto utilizzato è mutuato dalle previsioni meteo: gli ufficiali sono soprannominati 'nuvole' o 'pioggia', e un tipico scambio di messaggi può essere la richiesta se siano state avvistate nuvole in un certo punto della città, e se le nuvole abbiano coperto qualcuno.
Anche Anton e Serhii sono stati 'coperti dalle nuvole' un giorno che, invece di guidare come al solito un camion pieno di aiuti umanitari, sono stati invitati a recarsi quanto prima al centro di reclutamento della propria zona di riferimento a Karkhiv, per poi comparire davanti a una commissione medica che ne avrebbe attestato l'idoneità ad arruolarsi nell'esercito.
«C'era odio nei suoi occhi-ha raccontato Sehrii al quotidiano britannico-hanno detto ad Anton che se non voleva arruolarsi poteva nuotare nel fiume Tisa fino alla Romania o andare a Belgorod. Era uno scherzo ma neanche tanto». Anton, infatti, è scomparso, facendo perdere le proprie tracce mentre Sehrii dichiara di amare il proprio Paese ma «di non voler uccidere nessuno» e di non voler morire.
Sono numerose le storie di coloro che hanno preferito fuggire che arruolarsi, come Myroslav che, come raccontato la sua amica Nastia, nell'ottobre del 2023 ha comprato una cartina per 500 dollari, pagando su un sito di criptovalute, e, munito solo di un piccolo zaino, ha camminato per ventiquattro ore fino all'Ungheria, attraversando campi coltivati e anche una foresta.
A lui è andata bene, e attualmente vive a Varsavia, ma molti hanno perso la vita nel tentativo di fuggire dall'Ucraina, annegando anche nel Tisa prima citato, oppure sono stati catturati e riportati indietro. Si stima che circa la metà di coloro che hanno tentato la fuga, circa quaranta mila persone fino all'estate del 2023, non sia riuscita a varcare il confine. Come raccontato dal Guardian, la coscrizione ha cambiato l'asseto stesso delle città e in centro si vedono prevalentemente donne o persone anziane non più arruolabili.
Una vita nascosta «con un nodo nel petto»
Gli uomini hanno paura di farsi vedere in giro e rinunciano, di volta in volta, ad attività e stili di vita un tempo normali per rendersi invisibili e non andare a combattere. La medesima cosa è capitata a Vladyslav, la cui storia viene raccontata in un recente articolo del New York Times. Prima l'uomo ha deciso di non recarsi più in centro, poi di abbandonare la palestra e infine di vivere rintanato dentro casa dalle cui finestre osserva “con il binocolo gli agenti che notificano gli avvisi di leva ai pendolari che escono da una vicina stazione della metropolitana.
“Sono ovunque-racconta l'uomo-cercherò di non farmi prendere ma non sono sicuro che sia possibile”. Nel settembre dello scorso anno, un primo avviso di richiamo alla leva militare era stato affisso sulla porta del suo appartamento, e Vladyslav l'aveva ignorata sperando che fosse vincolante solo nel caso venisse recapitata a mano, ma da allora è caduto in una sorta di stato depressivo e ha paura anche solo a incrociare lo sguardo di un militare.
Oleksander, un analista di trentadue anni, ha invece raccontato al NY Times di aver iniziato ad avere paura la scorsa estate dopo aver visto due agenti afferrare per le spalle un uomo che usciva dalla stazione della metropolitana vicino a casa sua e farlo salire nella loro automobile: «Ho avuto la sensazione che la mano successiva stesse per afferrare la mia spalla». Da allora, studia con attenzione i percorsi più sicuri per recarsi al lavoro, e tenta di informarsi tramite i gruppi Telegram sugli spostamenti degli ufficiali di leva, anche se «dopo due settimane, tutte le strade che potevo percorrere sono diventate insicure e la paura si è accumulata nel tempo come un nodulo nel mio petto».
«Non ho mai tenuto un'arma in mano»
Anche Oleksander sta progressivamente rinunciando a vivere alla luce del sole e cerca di lavorare da casa quasi ogni giorno. Ad Odessa, Vova entra nell'androne del suo condominio servendosi della figlia di sette anni come scudo. È un ingegnere informatico, ma non esce di casa senza la bambina perché sa che gli ufficiali di leva non possono caricarlo con la forza in auto se stanno insieme. L'anno scorso, ha raccontato alla BBC, è stato fatto scendere dall'autobus sotto la minaccia di una pistola e condotto a un centro di arruolamento. È riuscito ad andarsene solo servendosi di una scusa. «Non sono un militare - ha dichiarato alla BBC - non ho mai tenuto un'arma in mano e non credo di non essere utile in prima linea».
Tutti gli uomini intervistati dal NY Times hanno dichiarato di rimanere nascosti perché temono di morire in guerra, mentre molti di loro hanno anche addotto ragioni legate «alle dure tattiche di leva e la mancanza di un addestramento sufficiente».
Timori supportati da alcuni analisti militari secondo i quali le truppe ucraine non riceverebbero un addestramento adeguato, motivo per il quale diventa difficile per il governo di Kyiv mantenere le proprie posizioni in attesa del ricambio delle nuove leve. Secondo Jack Watling, esperto militare del Royal United Services Institute, l'addestramento fornito alle truppe ucraine sarebbe di appena cinque settimane, molte meno delle ventidue settimane garantite ai soldati inglesi che combatteva durante la Seconda Guerra Mondiale.
Non solo Kiev, anche Mosca
Anche in Russia, ci sono ragazzi e giovani uomini che vivono l'identico dramma dei propri coetanei ucraini. Da quando Putin ha annunciato una “mobilitazione parziale”, tanti russi hanno rifiutato di arruolarsi. «Cosa mi hanno fatto gli ucraini - ha detto il trentottenne moskovita Ilya al Financial Times-ho un sacco di amici lì. Cosa farò, andrò a sparare ai loro parenti? Ma sono seri?». Nel 2022, anno in cui ha raccontato la sua vicenda al quotidiano finanziario britannico, il giovane si era rifiutato di firmare i documenti per l'arruolamento e aveva sbattuto in faccia la porta a due ufficiali di leva, ma dopo due anni non possiamo sapere se abbia potuto o meno perseguire fino in fondo il suo intento pacifista.
Lo scorso anno, DW ha raccontato la vicenda di Nikita uno studente universitario di Mosca che aveva deciso di firmato un contratto con l'esercito russo, concordando una leva di tre anni a fronte del pagamento degli studi universitari. Allo scoppio della guerra in Ucraina, però, il giovane ha deciso di fuggire in Georgia, ben consapevole delle gravi conseguenze dell'essere un disertore.
«Non volevo andare in guerra-ha detto il giovane a Dw- e la fuga è stata la mia unica possibilità. Non ho paura di morire o di finire in prigione, semplicemente non voglio uccidere le persone. So che per questo dovrò nascondermi, e non tornare in Russia per il resto della mia vita. Non sarò mai più in grado di tornarci».
Secondo gli attivisti per i diritti umani, nel 2023 vi sono state oltre mille cause giudiziarie contro presunti disertori russi, ma secondo l'organizzazione non governativa russa Idite Lesom, o Get Lost, il numero reale di coloro che hanno rifiutato di arruolarsi è molto più alto. Secondo tali attivisti «nessuno insegna niente alle reclute, e l'unico addestramento possibile consiste nello sparare una volta con una mitragliatrice. Alcuni ci dicono di essere stati abbandonati in campo aperto, senza alcuna guida».