Cerca e trova immobili

Le Vele di Scampia, storia di un naufragio nel mare dell'indifferenza

Un’utopia abitativa poi diventata un incubo di degrado, ma nel quartiere simbolo di “Gomorra” c'è chi ha sempre lottato per la dignità.
Un’utopia abitativa poi diventata un incubo di degrado, ma nel quartiere simbolo di “Gomorra” c'è chi ha sempre lottato per la dignità.

Nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 luglio, un ballatoio condominiale è crollato nel complesso abitativo le Vele di Scampia, uccidendo tre persone e ferendone altre dodici, tra cui due bambine che versano in gravissime condizioni a causa di lesioni multiple al cranio.

La notizia del crollo del ballatoio del terzo piano nella Vela celeste è stata accolta da molte persone, pur nella sua drammaticità, con un misto di rassegnazione e cinismo: si tratta pur sempre di Scampia, cose c'è da aspettarsi? Scampia, nel sentire generale, è sinonimo di degrado, disagio sociale, criminalità.

Scampia sono i brutti palazzoni popolari, ribattezzati le Vele, affollati e sporchi, abitati da migliaia di fantasmi che assurgono agli onori della cronaca solo se succede un qualche incidente che vada a rafforzare la sua brutta fama. Allora ci si ferma a leggere la notizia e si dice «si tratta di Scampia».

IMAGO / Flash Press AgencyUno dei ballatoi crollati nella notte del 22 luglio, uccidendo 3 persone.

Esistono in Italia, e non solo, delle situazioni di degrado e abbandono che vantano un passato glorioso: ville storiche chiuse e deturpate dai vandali, impianti sportivi abbandonati e divenuti scenari di azioni criminali, quartieri progettati come migliorativi delle condizioni di vita dei loro abitanti e lasciati andare in rovina nell'incuria delle autorità preposte.

Sulla situazione di Scampia ha scritto sul Corriere della Sera uno dei massimi conoscitori della situazione del territorio, Roberto Saviano, il quale si interroga sul perché il ballatoio sia crollato solo ora e «come mai non venga giù tutto visto lo stato di totale abbandono della struttura (…) vi domando: dove siete stati tutti questi anni? Cosa avete fatto per Scampia, oltre a scrivere che è stata infangata? Cosa avete fatto per non rendere la periferia di Napoli non più un ghetto?».

IMAGO / Independent Photo Agency Int.La Vela Celeste, durante lo sgombero degli inquilini.

Una visione che non si è realizzata - Le Vele di Scampia non sono state costruite brutte e degradate, ma erano il frutto di un progetto architettonico che, nella mente del suo ideatore, Franz di Salvo, dovevano contribuire allo sviluppo della zona est della città di Napoli. Il nome Le Vele è dovuto alla caratteristica forma triangolare dei palazzi che, come proprio come una vela, sono larghi alla base e tendono a restringersi ai piani superiori.

Il complesso residenziale di Scampia, composto da sette palazzi di cui quattro sono stati demoliti nel corso del tempo, venne costruito con l'idea di razionalizzare il più possibile lo spazio occupato dagli alloggi a favore della costruzione di spazi comuni che dovevano incentivare lo svolgimento di una vita comunitaria, così come avveniva nei vicoli storici della città partenopea.

Imago/ZumaUno scorcio del quartiere in una foto datata 2017.

I ballatoi di cui si parla tristemente in questi giorni, erano stati costruiti ispirandosi ai predetti vicoli con la funzione di unire tra loro, a varie altezze, gli alloggi separati da uno spazio vuoto centrale, e l'intero quartiere doveva essere dotato di ulteriori spazi comuni e aggregativi, impianti sportivi, aree verdi e spazi gioco, oltre che ampi viali di scorrimento.

Un progetto, quindi, con una visione chiara sul quale, però, si innestarono dei fattori peggiorativi che portarono alla trasformazione delle Vele in ciò che adesso esse rappresentano. Il solo fatto che il primo commissariato di Polizia venne insediato solo nel 1987, quindici anni dopo la consegna degli alloggi abitativi, fa capire la totale assenza di figure preposta alla difesa della legalità, cosa che, ovviamente, permise il dilagare della delinquenza e della criminalità all'interno del quartiere.

IMAGO / Italy Photo PressScatti dall'interno della Vela verde (foto del 2020).

Dal degrado alla camorra - Dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980, la situazione peggiorò ulteriormente e le Vele vennero occupate  da persone sfollate sfollati e abusivi che iniziarono a occupare gli alloggi rimasti disponibili.

Private della presenza dello Stato, e in balia di un sovraffollamento fuori controllo, le Vele piombano nel degrado nel quale, come è ben noto, prospera la criminalità organizzata. Il quartiere divenne una piazza di spaccio nella quale dilagarono i clan camorristici impegnati nel traffico internazionale di droga con i narcotrafficanti sudamericani, e che presto diedero il via a delle sanguinose faide per il controllo del territorio.

La Prima faida di Scampia, scoppiata nel 2004 tra il clan Di Lauro e i cosiddetti 'Scissionisti', del clan amato-Pagano, insanguinò le strade del quartiere e i morti ammazzati furono almeno settanta in poco più di un anno. A questa prima faida, ne seguirono altre due, nel 2010 e nel 2012, nata all'interno dello stesso clan degli Scissionisti. «Un parente, uno scissionista, un amico, un conoscente, sia uomini sia donne, chiunque andava bene come obiettivo, purché si facciano i morti».

Questa, così come raccontato dal collaboratore di giustizia Salvatore Tamburrino, era la strategia del terrore voluta dal clan Di Lauro durante la Prima faida: «Ci incontravamo al bar e si proponeva un nome e si andava da Cosimo e costui diceva sempre di s ì- continua Tamburrino - l'unico presupposto è che vi fosse l'autorizzazione espressa di uno dei tre fratelli di Lauro. Al bar vi erano parecchie persone disposte a compiere omicidi per loro, vi erano mezzi e armi».

IMAGO / Italy Photo PressI camminamenti della Vela Verde, prima della demolizione nel 2020.

L'abbattimento e le speranze - Dal 1997 al 2020, come detto, vennero abbattuti quattro dei sette edifici inizialmente realizzati, e dei tre rimasti solo la Vela celeste è stata inserita, come riferito dal Corriere del Mezzogiorno, in un progetto di rimodernamento, con l'utilizzo di fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede anche la costruzione di nuovi alloggi Nzeb, ossia costruzioni a emissioni zero, di un parco pubblico, una fattoria didattica, un mercato e un nuovo complesso scolastico. In realtà nessuno di questi progetti è stato portato a termine e la Vela celeste, i cui lavori di ristrutturazione sono iniziati i mesi scorsi, è crollata in parte su se stessa uccidendo tre persone e ferendone molte altre.

Negli anni, sono stati compiuti degli sforzi per riportare le Vele a uno standard di vita accettabile, e l'intervento delle forze dell'ordine ha cercato di smantellare le piazze di spaccio, ma gli esempi più virtuosi di rinascita vengono dall'iniziativa personale di pochi ma coraggiosi volontari, e dalle associazioni locali, che vi hanno impiantato attività economiche e sociali destinate a una fetta di popolazione totalmente lasciata a se stessa.

Anche lo scrittore Roberto Saviano ha sottolineato, sulle pagine del Corriere della Sera, che «a diciotto anni da Gomorra, mentre i giornalisti e politici di qualsiasi schieramento se la prendevano con me, a Scampia c'erano volontari che continuavano, con le poche risorse che avevano, ad aiutare la popolazione. Mentre molti giornalisti e moltissimi politici continuavano a dire che Scampia non è più Gomorra, le uniche a tenere i bambini e i ragazzi lontani dalla strada sono state le associazioni di volontari».

Imago/ZumaAbitanti delle Vele, immortalati nel 2017.

Un'oasi fra ruderi e lamiere - Nell'ottobre del 2022 è stato inaugurato a Scampia anche un nuovo complesso universitario della Federico II, portando studenti e professori in questa parte dimenticata della città di Napoli, ma la situazione circostante alle aule universitarie continua a parlare di abbandono e degrado.

Lo stesso Corriere del Mezzogiorno denuncia la situazione paradossale dell'unico spazio verde della zona, la Villa Ciro Esposito, che ha i cancelli chiusi proprio in forza del progetto di riqualificazione del PNRR, e la stessa sorte è toccata anche alla piscina comunale Galante, fiore all'occhiello del quartiere, che è stata chiusa nel 2019 per un problema idrico e mai più riaperta.

Di ciò che doveva essere uno luogo di aggregazione sportiva rimane uno scheletro di lamiere e vetri rotti «diventato rifugio di cani randagi, ratti e gabbiani. I lavori sono iniziati a marzo scorso ma a oggi si vede solo una rete verde che delimita il cantiere». D'altra parte lo aveva detto anche il New York Times nel 2015: «Le Vele non sono un fallimento dell'architettura, ma piuttosto un fallimento nell'esecuzione e nella gestione. La demolizione è spesso un tentativo di nascondere le cose sotto il tappetto».

IMAGO / Independent Photo Agency Int.Sfollati dalle Vele, occupano l'università Federico II.

La rabbia, dopo la tragedia - Dopo il crollo, gli abitanti del complesso abitativo hanno occupato, spinti della rabbia, le aule della Federico II, affermando che da mesi denunciavano il ripetersi di vibrazioni e rumori sospetti a causa dei lavori edilizi intrapresi, indicati quali causa del crollo.

Come dichiarato al Tgcom24 da alcuni di loro «noi viviamo lì e sentiamo vibrazioni da mesi in tutto il palazzo, c'era già paura. Non abbiamo mai avuto controlli per la manutenzione di tutto il palazzo. Dal Comune hanno fatto una sola cosa, hanno tolto i pezzi di marmo rotto per le scale e tappato i buchi con il cemento. Questo per loro bastava».

È inoltre emerso che lo stato di degrado della struttura era già emersa nel bando 'Restart Scampia' del 2016 e, come riferito dal Corriere del Mezzogiorno, nel documento è possibile leggere che «l'intera rete di collegamento pedonale si trova in uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione che si è protratta negli anni. In molte parti si notano distacchi delle stesse passerelle con grave pericolo per i residenti».

La storia di ripete: una tragedia evitabile che si consuma sotto gli occhi di tutti, anche di coloro  che  dovevano evitare che ciò succedesse e non lo hanno fatto. 


Appendice 1

Gallery


Imago/ZumaAbitanti delle Vele, immortalati nel 2017.

IMAGO / Independent Photo Agency Int.La Vela Celeste, durante lo sgombero degli inquilini.

IMAGO / Flash Press AgencyUno dei ballatoi crollati nella notte del 22 luglio, uccidendo 3 persone.

Imago/ZumaUno scorcio del quartiere in una foto datata 2017.

IMAGO / Italy Photo PressI camminamenti della Vela Verde, prima della demolizione nel 2020.

IMAGO / Italy Photo PressScatti dall'interno della Vela verde (foto del 2020).

IMAGO / Independent Photo Agency Int.Sfollati dalle Vele, occupano l'università Federico II.

ULTIME NOTIZIE FOCUS