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Giovani che non lavorano e non studiano, i “Neet” sono quasi 300 milioni

Circa un ragazzo o una ragazza su quattro al mondo vive in un limbo esistenziale. Le origini di una problematica complessa e globale.
Circa un ragazzo o una ragazza su quattro al mondo vive in un limbo esistenziale. Le origini di una problematica complessa e globale.

Neet è l'acronimo di “Not in Education, Employment or Training”, e viene utilizzato per definire quei giovani che non si dedicano allo studio, non lavorano e non sono impegnati in alcun corso di formazione professionale. Si tratta di giovani, solitamente tra i 15 e i 29 anni, che è limitativo definire come semplici disoccupati, ma che si trovano bloccati in uno stato di sospensione della propria vita, di attesa di un lavoro che sia corrispondente ai propri titoli professionali o alle proprie aspettative.

Il termine venne utilizzato per la prima volta nel 1986 in un rapporto del Ministero dell'Interno del Regno Unito, e nel 2010 venne adottato come indicatore di tendenza dal Comitato per l'occupazione della Commissione europea, divenendo un termine diffuso a livello mondiale.

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Un/una giovane su quattro - Come scritto su Wired, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ha stimato che, nel 2022, quasi il 23,5% dei giovani nel mondo rientrava in questa categoria, non essendo impegnata né nello studio né nella ricerca di una occupazione o nella costruzione di una propria professionalità. Nonostante il picco storico si sia avuto nel 2020, in piena pandemia da Covid-19, tale percentuale è comunque superiore rispetto al dato di riferimento del 2015 che aveva raggiunto il 22,2% dei giovani appartenenti alla Generazione Z.

«Circa 289 milioni di giovani - si legge nel report OIL- non stanno acquisendo esperienza professionale attraverso un lavoro né sviluppando le proprie competenze tramite la partecipazione a un programma educativo o professionale. Questo non solo rappresenta uno spreco di potenziale economico, ma è anche destinato ad avere un impatto duraturo sui giovani interessati».

Parlare di pigrizia è sbagliato - Anche se si può avere la tentazione di considerare i Neet semplicemente come dei giovani pigri che non hanno voglia di impegnarsi a lavorare, questo fenomeno ha implicazioni molto più profonde che hanno origine in un mercato del lavoro sempre più competitivo e deludente influenzato da una crisi economica che sembra non dare il giusto spazio alle legittime ambizioni dei giovani potenziali lavoratori.

Molti Neet, lungi dal considerarsi dei perditempo, rivendicano il proprio diritto ad aspettare un impiego soddisfacente, invece che cedere alla pressione di chi li vuole occupati, anche a costo di essere sfruttati e sottopagati. Come evidenziato in un articolo di Wired, sui social è sempre più diffuso l'hashtag #corporatelife che esprime un sempre più forte sentimento “anti-corporate”, ossia un'avversione nei confronti delle grandi aziende viste come una realtà in cui il benessere del lavoratore viene sacrificato sull'altare del profitto.

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«Le persone non capiscono la mia scelta» - A inizio 2024, Vice Germany ha pubblicato un articolo sui Neet, in cui i giovani rappresentanti di questa categoria hanno avuto la possibilità di spiegare chiaramente la ragione della propria scelta e parlare delle proprie prospettive future.

Si tratta di una serie di interviste molto illuminanti perché consentono di capire come i Neet non si percepiscano come dei perdenti o dei pessimisti senza speranza, ma abbiano adottato una scelta consapevole di vita in attesa di un cambiamento futuro.

Il ventiquattrenne David, ad esempio, ha raccontato di essere laureato in tecnologia, ma di essersi reso conto di non essere tagliato per un lavoro d'ufficio. In seguito alla morte del padre, nel 2018, ha ereditato una discreta somma di denaro che ha cercato di amministrare in maniera oculata in modo da potersi permettere di vivere alcuni anni senza l'esigenza di lavorare, in attesa di schiarirsi le idee sul proprio futuro.

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«Le persone hanno difficoltà a capire la mia decisione» - ha raccontato il giovane - e spesso mi danno consigli non richiesti. A volte, mi dà fastidio, ma cerco di non lasciare che ciò mi colpisca troppo». La ventiduenne Leonie, invece, racconta di essersi ritirata da scuola al liceo per via dei continui attacchi di bullismo che è stata costretta a subire durante il suo percorso scolastico.

La giovane, per anni, ha accettato di fare qualsiasi tipo di lavoro, dalla donna delle pulizie all'impiegata postale, senza mai potersi dire soddisfatta della propria condizione di lavoratrice: «In tutti i lavori fatti, non sono stata trattata bene come persona e non erano neanche soddisfacenti dal punto di vista economico - ha detto la giovane - mi sentivo come un burattino dovendo sempre fare quello che mi si diceva di fare senza poter prendere delle decisioni», motivo per cui ha deciso di vivere nel suo piccolo appartamento «dedicando il 40% del tempo a lavorare su me stessa e il restante 60% a seguire corsi online (…) quando incontro nuove persone, a volte, mi sento in imbarazzo per la mia situazione e penso che non vedano le ragioni emotive dietro le mie decisioni, ma certamente non farò questo per sempre».

«Il lavoro mi faceva sentire come uno strumento» - «Pensandoci ora - racconta la venticinquenne Celine a Vice Germany - probabilmente sono diventata un Neet a causa del sistema scolastico tedesco che non ha favorito i miei punti di forza. Sono molto creativa ma ho la dislessia e con i miei voti non sarei stata in grado di iscrivermi a nessuno dei programmi a cui ero interessata (…) i miei genitori non sono grandi fan del mio stile di vita e dicono che non approderò mai a nulla, ma i miei amici invidiano il mio tempo libero, dicono che irradio sempre entusiasmo».

Le storie raccontate dai Neet intervistati su Vice hanno molti punti in comune, e parlano di giovani delusi dalla scuola o dal mondo del lavoro che preferiscono prendersi una pausa, vivendo di piccoli aiuti o di brevissimi periodi di impiego, piuttosto che vincolarsi stabilmente a un lavoro che, nella quasi totalità dei casi li ha fatti sentire «come uno strumento che in qualsiasi momento può essere sostituito».

Una delle più giovani intervistate ha solo 18 anni e si chiama Mathilde. È Neet da quando ha lasciato la scuola all'età di 16 anni, e anche se ha confessato che i genitori la etichettano «come pigra e pensano che ciò confermi lo stereotipo sulla Generazione Z» la giovane ritiene che «più persone dovrebbero prendersi del tempo per se stesse e per la loro salute mentale dopo la scuola».

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Un disagio che è figlio della società - Sul senso di delusione dei giovani in relazione alla situazione economica e lavorativa sociale, si innestano anche altri fattori che determinano l'aumento del numero dei Neet in una certa area geografica invece che in un altra. Il numero dei giovani sfiduciati cresce enormemente in tutti quei Paesi in cui vi è una frattura sociale tra coloro che possono permettersi un percorso scolastico di alto livello e chi invece non può permettersi di affrontare determinate spese per l'istruzione, oppure ancora in cui l'intera società si trova a dover affrontare una grave crisi economica.

Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ocse, il Sudafrica, la Turchia e la Colombia hanno avuto, in questi anni, i tassi più alti di Neet tra i propri giovani, mentre i Paesi Bassi, la Norvegia e l'Islanda hanno avuto i tassi più bassi. Con un tasso di disoccupazione, nel 2022, del 42% e un reddito annuo medio familiare di poco più di nove mila dollari, il Sudafrica è l'esempio perfetto di come una società economicamente divisa tra pochi abbienti e cittadini costretti a vivere in quartiere urbani a basso reddito o comunità rurali svantaggiate produca una gioventù che non crede più al potere dell'istruzione e della formazione professionale.

Di contro, la percentuale molto bassa di Neet nei Paesi Bassi è dovuta allo sforzo del governo, compiuto tra il 2014 e il 2020, di agevolare e incentivare l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro partendo dal sistema scolastico che ordina i giovani in base alle proprie capacità e fornisce a tutti delle competenze professionali valide.

Un altro fattore che influisce sui tassi di Neet tra i giovani è, tristemente, l'appartenenza a un genere. Anche in questo caso, il genere femminile si trova svantaggiato nell'accedere al mondo del lavoro, solitamente, come messo in evidenza dall'Organizzazione Global Affairs, per via del fatto che «le donne assumono in modo sproporzionato il lavoro domestico non retribuito, come l'assistenza all'infanzia o la cucin».


Appendice 1

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