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Il mostro di Harrods

Mohammed Al-Fayed è stato accusato da decine di donne di violenze sessuali, il suo modus operandi era uno schema perverso e collaudato.
Mohammed Al-Fayed è stato accusato da decine di donne di violenze sessuali, il suo modus operandi era uno schema perverso e collaudato.

Mohamed Al-Fayed è stato un imprenditore di successo, proprietario del celeberrimo centro commerciale Harrods, e dell'Hotel Ritz di Parigi, ma non ha mai raccolto molte simpatie, un po' per il suo atteggiamento spesso brusco e scostante, un po' per il suo passato imprenditoriale che lo ha visto trasformarsi da venditore di bibite gassate per le strade di Alessandria d'Egitto a uomo d'affari, a seguito del matrimonio con la sorella di un milionario saudita che trafficava in armi.

Ad un anno dalla sua morte, avvenuta lo scorso anno a Londra all'età di novantaquattro anni, un'indagine della Bbc ha fatto luce su di un oscuro ed inquietante aspetto del controverso miliardario: quello di essere un predatore sessuale seriale.

Imago/News LicensingTre delle sedicenti vittime di Al Fayed, da sinistra: Katherine, Lindsay Mason e Gemma.

Più di un centinaio di sedicenti vittime - Ad oggi, più di un centinaio di donne hanno raccontato di essere state molestate o violentate dall'imprenditore; si tratta di sue assistenti personali o commesse presso i grandi magazzini Harrods nei quali vigeva un clima di omertà sui comportamenti abusanti del suo proprietario. Lo scorso settembre, la Bbc ha prodotto un documentario ed un podcast dal titolo inequivocabile 'Al-Fayed: Predator at Harrods', nel quale più di venti donne, ex dipendenti di Harrods, hanno dichiarato di essere state abusate e violentate dal miliardario e che tali abusi siano stati accuratamente coperti per decenni in un sistema di silenzio complice che vigeva proprio nel lussuoso centro commerciale.

Gli attuali proprietari di Harrods si sono detti «assolutamente inorriditi» da tale tipo di accuse, e si sono voluti scusare con le vittime per ciò che, all'epoca, non venne fatto per tutelarle. Il gruppo proprietario di Harrods ha inoltre specificato «di aver adottato un'organizzazione diversa da quella voluta da Al-Fayed e di cercare di mettere il benessere dei propri dipendenti al centro di tutto».

Dalla pubblicazione dell'inchiesta della Bbc molte altre donne, ad oggi più di un centinaio, si sono unite a questo coro di denunce, sconvolgendo l'opinione pubblica britannica e non solo.

«Ho detto chiaramente che non volevo accadesse. Non ho dato il mio consenso, volevo solo che finisse» ha raccontato una delle vittime che ricorda di essere stata violentata nell'appartamento di Al-Fayed, sito a Park Lane su Hyde Park. Un'altra donna, sempre secondo la Bbc, era appena un'adolescente quando è stata abusata dall'imprenditore all'indirizzo di May Fair, e ricorda Al-Fayed «come un mostro, un predatore sessuale senza alcuna bussola morale. Considerava tutto il personale di Harrods come suoi giocattoli».

imago/New LicensingNella sezione gastronomia di Harrods, in una foto del 1995.

Uno schema perverso, a danni anche di minorenni - Il suo schema d'azione era ripetitivo e ben collaudato: il miliardario visitava i vasti piani del negozio per individuare le commesse che riteneva più attraenti e le invitava, per un colloquio di lavoro in vista di una qualche promozione, nei suoi uffici dove avveniva la violenza.

Episodi simili, come visto, si sono ripetuti anche nel suo appartamento, presso l'Hotel Ritz di Parigi o nella sua proprietà vicino a Villa Windsor, nel Bois de Boulogne di Parigi. In molti casi, Al-Fayed aveva cura di scegliere le sue vittime tra le ragazze più vulnerabili, come nel caso di Sophia che dicendosi sola e bisognosa di lavorare sapeva che “dovevo passare attraverso questo e non volevo. È stato orribile e la mia testa era in subbuglio”.

Molte delle vittime erano infatti molto giovani: due delle intervistate avevano appena quattordici e quindici anni, ed erano sicuramente molto inesperte e prive di un sostegno famigliare adeguato. Per moltissime ragazze giovani, Harrods rappresentava un trampolino di lancio verso una carriera nel mondo della moda e dello spettacolo e Al-Fayed sapeva come approfittare di loro, a patto che fossero “belle, bionde e snelle”.

Imago/Avalon.redCon Julio Iglesias, all'inaugurazione della sezione Music & Vision di Harrods, nel 1994.

Prima degli abusi, gli esami dal ginecologo - Dall'inchiesta del quotidiano britannico è emerso anche che a molte dipendenti fosse stato chiesto, prima dell'assunzione, di sottoporsi a delle visite ginecologiche e a dei prelievi del sangue, e che i risultati delle stesse venissero inviati ad Al-Fayed e non alle dirette interessate.

«Non c'è alcun vantaggio per nessuno che tu sappia come stia dal punto di vista sessuale - ha dichiarato Katherine, assistente esecutiva nel 2005, - a meno che tu non stia progettando di andare a letto con qualcuno, cosa che trovo piuttosto agghiacciante».

Gemma, una delle vittime intervistate dalla Bbc, è stata assistente personale di Al-Fayed dal 2007 al 2009, ed ha raccontato che le molestie sessuali da parte del miliardario iniziarono fin dal primo giorno di lavoro. Al-Fayed, infatti, non si faceva scrupoli ad afferrarle il seno e l'inguine anche davanti ai colleghi, e durante un viaggio di lavoro a Parigi la violentò.

Imago/Avalon.redCon la cantante d'opera Philippa Giordano (sinistra) e una giovane Charlotte Church (a destra) nel 2001.

«Povera ragazza, oggi tocca a te» - La cosa sconvolgente, a parte la vicenda in sé, è che la natura di predatore seriale di Al-Fayed fosse nota a tutti i membri del suo entourage e ai suoi dipendenti, e che per decenni l'imprenditore abbia potuto agire indisturbato continuando ad abusare di molte sue collaboratrici e assistenti personali.

Intervistato dalla Bbc, Tony Leeming, responsabile generale di Harrods dal 1994 al 2004, ha dichiarato che i comportamenti di Al-Fayed «non erano nemmeno un segreto» e che «chiunque dica di non averlo saputo stia mentendo». La testimonianza di Leeming è stata supportata da numerosi altri membri dello staff che erano perfettamente a conoscenza «che alcune cose stavano accadendo a certe dipendenti di Harrods e Park Lane».

È stato dichiarato che quando si vedeva una ragazza entrare nell'ufficio di Al-Fayed si pensava “povera ragazza, oggi spetta a te, sentendoci completamente impotenti a fermarlo”.

I dipendenti intervistati hanno inoltre confermato che sul posto di lavoro era stato instaurato un vero e proprio clima di paura e sospetto, e che le donne aggredite dal miliardario avessero paura di parlare perché coscienti di essere spiate con le telecamere ed intercettate al telefono.

Imago/PAAllo stadio per il "suo" Fulham FC, nel 2013.

Un'influenza nefasta - Ciò è stato confermato anche da Eamon Coule, l'ex vicedirettore della sicurezza, che ha spiegato alla Bbc come fosse suo preciso compito ascoltare i nastri delle conversazioni registrate, e che le telecamere fossero state installate in tutto il negozio e anche negli uffici di Al-Fayed.

Sul Guardian la giornalista Fiona Struges ha parlato della sue breve esperienza di commessa da Harrods, poco dopo la laurea negli anni Novanta, affermando che «Harrods era un incubo per decine delle sue dipendenti».

«Era un luogo-continua la Struges nel suo articolo-in cui i lavoratori maschi si sentivano liberi di molestare le colleghe, vedendolo come un gioco (…) eravamo abituate ad essere sottoposte a dei commenti volgari e palpeggiamenti».

Secondo la giornalista questo comportamento era diffuso e normalizzato» motivo per cui non vi era nessuno disposto ad ascoltare le giuste lamentele delle lavoratrici.

Imago/Avalon.redAi funerali di Lady Diana.

Allarme anche a Palazzo - A essere a conoscenza della natura predatoria di Mohamed Al-Fayed era stata la stessa Regina Elisabetta. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, all'epoca in cui Lady Diana aveva intrecciato una relazione con Dodi Al-Fayed, il direttore della scorta della famiglia Windsor, Dai Davies, parlò con il segretario personale della regina Elisabetta, Lord Robert Fellowes proprio dei comportamenti del miliardario, e la cose fu riferita alla Sovrana.

Anche Henry Porter, all'epoca direttore di Vanity Fair, rivista che per prima aveva puntato il dito contro il razzismo e gli abusi sessuali del magnate, cercò di avvisare Lady Diana di questo stato di cose perché temeva che «Al-Fayed avrebbe usato immagini private contro di lei, perché era così che operava. So che Diana venne allertata diverse volte-ha dichiarato Porter alla Bbc-ma non sono sicuro che volesse sentire la verità».

Per il direttore di Vanity Fair, infatti, Dodi rappresentava per la principessa un flirt estivo mentre Al-Fayed senior era il parente ricco e anziano a cui chiedere di esaudire ogni desiderio. L'inchiesta avviata dalla Bbc non è certo l'unica che, negli anni ha cercato di svelare la vera natura di Al-Fayed, ma il miliardario, grazie al suo nutrito stuolo di sostenitori particolarmente influenti, è riuscito a mettere a tacere le varie denunce per violenza sessuale presentate a suo carico tra il 2008 ed il 2021.

Nessuna di esse, infatti, hanno portato allo svolgimento di un processo nei suoi confronti, e la stessa inchiesta giornalistica avviata da Vanity Fair non diede alcun risultato concreto dato che l'opinione pubblica dell'epoca venne totalmente assorbita dalla tragica morte di Diana e Dodi Al-Fayed.

Imago/AbacapressSul suo yacht, nel 2015.


Appendice 1

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Imago/News LicensingTre delle sedicenti vittime di Al Fayed, da sinistra: Katherine, Lindsay Mason e Gemma.

imago/New LicensingNella sezione gastronomia di Harrods, in una foto del 1995.

Imago/Avalon.redCon Julio Iglesias, all'inaugurazione della sezione Music & Vision di Harrods, nel 1994.

Imago/AbacapressSul suo yacht, nel 2015.

Imago/PAAllo stadio per il "suo" Fulham FC, nel 2013.

Imago/Avalon.redAi funerali di Lady Diana.

Imago/Capital PicturesCon Sarah Michelle Gellar, nel 2007.

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