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Ibrastofilia, quando ci si innamora del male rinchiuso in cella

L'attrazione, soprattutto da parte delle donne, per i serial killer e i criminali pericolosi ha una lunga storia e radici profonde.
L'attrazione, soprattutto da parte delle donne, per i serial killer e i criminali pericolosi ha una lunga storia e radici profonde.

Il fascino del male. Un'espressione molto utilizzata, quasi abusata, nei casi di cronaca nera, ma che appare come un ossimoro.

Viene da chiedersi, infatti, come sia possibile che il Male, quello con l'iniziale maiuscola, possa esercitare una fascinazione nelle persone, e non solo un senso di repulsione e paura. Eppure questa forte e morbosa attrazione nei confronti di chi si è macchiato di crimini, spesso molto efferati, esiste, e ha anche un nome scientifico: ibristofilia.

Con tale termine ci si riferisce ad una parafilia, ossia un disturbo della sfera sessuale, a causa della quale determinate persone avvertono un'attrazione, mentale, sentimentale e sessuale, nei confronti di criminali di varia natura.

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Un cattivo, cattivissimo ragazzo - Coniato nel 1986 dallo psicologo e sessuologo neozelandese John Money, tale termine deriva dal greco, e significa appunto «manifestare una preferenza per chi ha commesso un oltraggio». Sono in prevalenza le donne a soffrire di tale disturbo, e ciò può dipendere dallo stereotipo culturale che le vede attratte dagli uomini alfa, prepotenti ed aggressivi, mentre a loro è riservato, all'interno della coppia, un ruolo più riservato e passivo.

L'ibristofilia, tra l'altro, non è un fenomeno limitato solo a determinate classi sociali, ma risulta estremamente trasversale, avendo riguardato anche non pochi casi di avvocatesse che si sono innamorate dei propri clienti pur essendo a conoscenza della loro storia criminale, e sapendo che non sarebbero usciti dal carcere.

Il cliché del cattivo ragazzo che fa innamorare la bella di turno fa parte dell'immaginario collettivo di intere generazioni, e chiunque, ripensando alla propria adolescenza, può ricordare il nome del ragazzaccio ribelle che le aveva rubato il cuore.

Una cosa, però, è provare attrazione per l'immagine provocatoria di attori e cantanti famosi, altra cosa è spedire lettere d'amore e proposte di matrimonio a degli uomini che nella loro carriera criminale hanno stuprato, ucciso e violato il cadavere di altri esseri umani. C'è un abisso di perversione e cattiveria oltre la quale la natura umana non riesce ad andare e che, invece, suscita attrazione in delle donne che rimangono ammaliate da criminali spietati. Un pozzo di orrore nel quale desiderano affacciarsi per condividere con il mostro di turno un rapporto considerato d'amore.

NetflixTed Bundy, in un'immagine della docuserie Netflix “Conversazioni con un killer: il caso Bundy”.

Fidanzarsi con il male assoluto - Ted Bundy, un nome che è diventato sinonimo di serial killer, è stato un criminale capace di violentare e uccidere oltre trenta ragazze. Un omicida seriale e un necrofilo che, a dispetto della sua natura abietta, ha sempre esercitato un incredibile fascino su centinaia di donne che gli scrivevano in carcere lettere piene di passione.

Una di loro, Carol Anne Boone, sua ex collega al Department of Emercency Services di Olympia, a Washington, reduce da un divorzio e madre di un ragazzo adolescente, lo sposò durante la celebrazione del processo in un'aula di tribunale, e insieme misero al mondo anche una figlia, Rose.

Da sempre convinta della sua innocenza, la Boone lo descrisse come un uomo timido e compassionevole, «molto più dignitoso e morigerato rispetto agli altri colleghi d'ufficio», e lo aiutò finanziariamente durante le sue innumerevoli fughe. Il processo a carico di Bundy venne seguito da un nutrito pubblico femminile che arrivò ad acconciarsi i capelli come amava il serial killer, ossia lunghi, lisci, scuri e con la scriminatura centrale.

Stesso discorso vale per Jeffrey Dahmer, soprannominato "il mostro di Milwaukee", un omicida seriale e cannibale, che, durante gli anni di detenzione in carcere, fu solito ricevere centinaia di lettere d'amore di donne che gli inviavano anche regali e soldi, dicendosi follemente innamorate di lui.

Imago/Imagn ImagesIl “cannibale” Jeffrey Dahmer, durante un'udienza.

Gli esempi potrebbero continuare all'infinito, e sono numerosi gli esempi di criminali sanguinari che si trovarono ad avere uno stuolo di ammiratrici, da Charles Manson a Richard Ramirez, da Pietro Maso ad Angelo Izzo, autore insieme a Gianni Guido e Andrea Ghira, del tristemente noto 'massacro del Circeo'.

Anche il terrorista norvegese Anders Breivik, autore della strage di Utǿya, o il kirghiso Dzhokhar Tsarnaev, autore dell'attentato alla maratona di Boston del 2013, sono stati oggetto di ibristofilia.

Non è un caso che la sopracitata parafilia viene anche identificata come la “sindrome di Bonnie e Clyde” dal nome della famosa coppia di criminali attivi negli anni Trenta del secolo scorso nel sud degli Stati Uniti. Molto spesso, infatti, la ibristofilia porta il partner a rendersi complice e a macchiarsi degli stessi delitti compiuti della persona che risulta dominante nella dinamica di coppia.

Esiste però, come visto, una specifica tipologia di tale disturbo denominata 'Prison Groupies' e che si riferisce alle donne che cercano i propri partner tra le persone incarcerate. Questa fenomenologia viene fatta risalire al processo di Henri Landru, un serial killer francese condannato a morte nel 1922, il quale ricevette più di ottocento proposte di matrimonio durante i suoi quattro anni di detenzione.

Imago/ZumaWireRichard Ramirez, noto anche come “il predatore notturno”, ha sposato nel 1997 una giornalista freelance con cui aveva iniziato una relazione epistolare.

Finalmente “sotto controllo” - Sono stati condotti molti studi clinici per ricercare il motivo che possa indurre delle donne, nella maggioranza dei casi dedite ad una vita normale e prive, all'apparenza, di problematiche particolari, a provare un interesse amoroso per persone coinvolte in fatti di cronaca nera spesso molto efferati.

Secondo uno studio condotto dalle psicologhe Slavikova e Panza della California State University, su di un campione di ottantanove donne legate sentimentalmente a uomini detenuti, la maggior parte di loro tendevano ad evidenziare una “connessione di tipo romantico” con il partner incarcerato, ed un limitato interesse sessuale per lo stesso.

Non mostravano inoltre evidenti disturbi della sfera sessuale, ma nella maggior parte dei casi erano state vittime, in passato, di abusi fisici e psicologici da parte del padre o del marito. Ciò potrebbe spiegare il perché queste persone abbiano continuato a ricercare dei partner dominanti, come i criminali di cui si erano innamorate.

Intervistato a questo proposito dal Daily Mail, lo psichiatra forense Sohom Das ha dichiarato che coloro che sono state abusate sessualmente o emotivamente «vogliono ripetere questo tipo di comportamento, spesso in maniera inconscia. Purtroppo queste donne tendono a gravitare verso ciò che è familiare invece che verso ciò che è sicuro». Secondo l'esperto, il fatto che i propri partner si trovino in carcere  permette a queste donne «di controllare e dominare effettivamente la relazione, forse per la prima volta in assoluto».

Mansondirect.comCharles Manson, 80 anni, insieme alla sua fidanzata, nonché social media manager, "Star" Burton, 27 anni.

Il desiderio di accudire - Un'altra motivazione della ibristofilia, sostenuta da diversi esperti del settore, avrebbe origine nel desiderio delle donne che ne soffrono di accudire una persona che, in quanto limitata nei propri spostamenti, si rivela dipendente da loro.

Si tratta della nota 'sindrome della crocerossina', ossia la volontà di sottoporsi al giudizio della società pur di salvare l'oggetto del proprio amore. Per il già citato dottor Das, vi sarebbe da considerare anche il fatto che far coppia con un criminale in carcere possa rappresentare, per questo tipo di persone, l'idealizzazione del rapporto d'amore, in cui i momenti romantici, come lo scambiarsi delle lettere e gli incontri casuali, non sono corrotti dagli aspetti tipici della quotidianità.

C'è anche chi, come lo psicologo e ricercatore Mark Griffiths, ritiene che queste donne siano spinte da un impulso inconscio che fa loro credere che i figli avuti da uomini violenti e criminali abbiano più probabilità di sopravvivenza. Secondo lo psicologo, inoltre, le donne affette da ibristofilia, così come evidenziato da diversi studi, tendono a considerarsi delle “persone speciali” perché vivono nella certezza che il proprio partner non replicherebbe con loro i propri comportamenti criminali. 

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Il parallelo inaspettato tra le app di dating e il true crime - Dal punto di vista sociologico, sono in tanti ad aver notato un sempre maggior interesse del pubblico femminile per le storie di true crime. Molte di esse, esercitano, specialmente per le più giovani, una forte attrattiva, ammantando il serial killer in questione di una sorta di aurea di mistero e fascino, seppur volto al male.

Lo scorso anno, la scrittrice Nancy Jo Vendite, ha scritto sul Guardian proprio un approfondimento su questo tema, mettendo in correlazione il successo delle storie di true crime presso il pubblico femminile con quello delle app di incontri.

Secondo la scrittrice, infatti, deve far riflettere che le donne vadano regolarmente «ad appuntamenti con uomini che sono praticamente degli sconosciuti, il che può essere spaventoso (…) la maggior parte delle donne incontra uomini attraverso delle app di incontri, dove le truffe, il catfishing e le truffe romantiche non sono solo possibili ma comuni».

Secondo Vendite, queste donne si espongono volontariamente al rischio di incontrare degli sconosciuti potenzialmente pericolosi. Ma non prima di aver cercato di svolgere, esse stesse, delle attività di investigazione sulla loro vita ed il loro passato come se «diventassero protagoniste di un potenziale true crime identificandosi in esso tanto quanto le vittime».


Appendice 1

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Mansondirect.comCharles Manson, 80 anni, insieme alla sua fidanzata, nonché social media manager, "Star" Burton, 27 anni.

Imago/Imagn ImagesIl “cannibale” Jeffrey Dahmer, durante un'udienza.

Imago/Everett CollectionLo scatto all'arresto di Ted Bundy, dalla docuserie Netflix “Conversazioni con un killer: il caso Bundy”.

NetflixTed Bundy, in un'immagine della docuserie Netflix “Conversazioni con un killer: il caso Bundy”.

Imago/ZumaWireRichard Ramirez, noto anche come “il predatore notturno”, ha sposato nel 1997 una giornalista freelance con cui aveva iniziato una relazione epistolare.

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