Il movimento nato come protesta dei camionisti del Canada si è espanso fino a cambiare e perdere il proprio focus
«Penso che stiate iniziando a vedere quello che diventerà un grande movimento globale per porre fine a questi obblighi. È una violazione dei diritti umani essere obbligati a ricevere questo vaccino. Se lo vuoi, vai a farlo. Ma siamo obbligati a ottenerlo e quindi ci opponiamo. Pensiamo che sia sbagliato». Così ha dichiarato Brian Base, uno degli organizzatori delle proteste “Freedom Convoy” negli Stati Uniti, al programma Fox News domenica 13 febbraio.
L’intento è chiaro: ottenere l’abolizione di tutte le misure di contenimento della pandemia, prima fra tutti l’obbligo vaccinale richiesto per poter lavorare. Il movimento di protesta ha avuto inizio a Ottawa, in Canada, ma si è presto diffuso in molti Paesi del mondo, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti fino all’Europa.
L'inizio, autisti di camion obbligati a vaccinarsi
Ufficialmente, la protesta dei camionisti canadesi ha avuto inizio il 15 gennaio scorso, quando il governo canadese ha imposto l’obbligo vaccinale per i trasportatori che oltrepassano per lavoro il confine con gli Stati Uniti. La protesta però, nel giro di breve tempo, si è allargata fino a comprendere tutte le misure di contenimento dei contagi, dai lockdown all’uso delle mascherine. A Ottawa, la capitale del Canada, i camionisti hanno bloccato il traffico per settimane, parcheggiando i propri mezzi al centro della strada e suonando i clacson per ore.
Il sindaco della città, Jim Watson, ha dichiarato lo stato di emergenza e la polizia ha iniziato ad arrestare e sequestrare il carburante dei trasportatori coinvolti nelle proteste. Lo stesso Watson ha definito la protesta dei camionisti «un pericolo serio» e la polizia locale ha diffuso un comunicato in cui si dice che «chiunque tenti di portare supporti materiali ai manifestanti potrebbe essere soggetto ad arresto». Contro tale provvedimento si è immediatamente scagliato Nicholas Wansbutter, avvocato del Centro di giustizia per le libertà costituzionali, che ha dichiarato che «in una società libera e democratica governata dallo stato di diritto, i cittadini possono liberamente associarsi tra loro, compreso il dare e ricevere doni. Non esiste una legge che consenta alla polizia di Ottawa di arrestare le persone per aver offerto carburante e cibo a un altro canadese».
In Canada, l’eco delle proteste del movimento “Freedom Convoy” è stato così forte che il primo ministro dell’Ontario, dopo l’occupazione per oltre una settimana dell’Ambassador Bridge, il valico di frontiera che collega l’Ontario agli Stati Uniti, ha deciso di abolire il Green Pass richiesto per poter lavorare.
Il movimento si espande e cambia il focus
I trasportatori sono scesi in strada a protestare anche negli Stati Uniti e uno degli organizzatori, che è voluto restare anonimo, ha dichiarato al New York Times che proteste simili a quelle canadesi si svolgeranno «dalla California a Washington». Lo stesso dicasi per Australia, dove la città di Canberra è stata letteralmente invasa da una marea di camion, camper e rimorchi, e la Nuova Zelanda dove, giovedì 10 febbraio, la polizia ha arrestato più di 120 persone, che da tre giorni stazionavano di fronte al Parlamento a Wellington.
Uno dei camionisti, che si è presentato come Jess, ha dichiarato al Toronto Star che vuole cercare di estendere le proteste in tutta la nazione «perché il suo Paese ha bisogno di sentire la chiamata e ribellarsi».
L’ondata dei trasportatori è arrivata fino in Europa, dove sono state organizzate delle manifestazioni in Finlandia, Paesi Bassi, Austria e Francia. Qui, per volere del presidente Macron, la protesta è stata direttamente vietata, e i trasgressori rischiano pene che vanno dalla sospensione della patente fino a tre anni, 4’500 euro di multa e anche due anni di carcere. L’obiettivo dichiarato dalla frangia europea del Movimento è quello di organizzare una manifestazione di ampia portata a Bruxelles, dove, nei mesi scorsi, ci sono già state violente proteste contro le misure di contenimento della pandemia.
I nomi di spicco dei convogli della libertà
Il movimento “Freedom Convoy”, nato in risposta a uno specifico provvedimento governativo, ha assunto, in breve tempo, dei contorni sempre più fluidi attirando nel proprio campo d’azione personaggi tra loro molto differenti. Uno dei sostenitori è sicuramente James Bauder, complottista e sostenitore del movimento QAnon, che ha definito il Covid «la più grande truffa politica della storia». Bauder, nei suoi profili social, è anche noto per aver messo in discussione il resoconto del massacro di Christchurch in Nuova Zelanda, a opera del suprematista bianco Brenton Tarrant, e aver incoraggiato i rivoltosi che hanno assediato il Campidoglio americano a «rialzarsi e vincere la lotta».
Il gruppo di Bauder “Canada Unity”, così come scritto dal Guardian, sostiene che il Green pass vaccinale sia illegale secondo i dettami della costituzione canadese, il codice di Norimberga e una lunga serie di convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo. Secondo il gruppo «la falsa dichiarazione di una pandemia di Covid-19 è stata effettuata, almeno in parte, da Bill Gates e da un “Nuovo ordine economico” per facilitare l’iniezione di microchip abilitati al 5G nella popolazione». La linea d’azione, portata avanti da Bauder, è quella di far firmare un cosiddetto “memorandum di condivisione” a quanti più sostenitori possibile, di modo da “forzare la mano” del Governo in merito alle politiche di sanità pubblica e, possibilmente, far indire nuove elezioni.
Il primo ministro canadese Justin Trudeau viene infatti visto come il nemico numero uno e un sostenitore di “Canada Unity” ha affermato che avrebbe chiesto al Senato di «inseguire il premier e incriminarlo per corruzione e fascismo». Bauder, d’altra parte, non è nuovo a questo genere di proteste, avendo guidato un convoglio chiamato “United We Roll” nel 2019, per protestare contro le politiche ambientali del governo canadese, attirando su di sé le simpatie dell’estrema destra nazionale.
Tra gli altri organizzatori che si sono uniti a Bauder, spicca Chris Barber, un camionista del Saskatchewan, una provincia del Canada occidentale, che era stato multato, tempo prima, per 14 mila dollari per aver violato le misure provinciali di sanità pubblica e Pat King, un suprematista bianco e negazionista dell’Olocausto, seguito su Facebook da più di 300mila persone. Nei suoi video, King sostiene che «il Covid-19 sia un’arma biologica artificiale che è stata diffusa per far ammalare le persone e spopolare la razza anglosassone». Nel dicembre scorso, in riferimento alle misure di salute pubblica adottate dal governo, ha affermato che «l’unico modo in cui tutto ciò sarà risolto è con i proiettili». «Quello su cui vogliamo concentrarci sono i nostri politici, le loro case, le loro sedi».
Altra figura di spicco del movimento “Freedom Convoy” è Tamara Lich, ex istruttrice di fitness ed ex dipendente di una industria petrolifera, cantante e chitarrista della band “Blind Monday” e fondatrice del movimento “Wexit” per l’indipendenza delle province del nord del Canada. Anche lei, come Bauder, non è nuova a questo genere di proteste e nel 2019 aveva partecipato alle “Yellow Vest”, sulla scia dei gilet gialli francesi e all’organizzazione del convoglio “United We Roll”.
«Vittime del bullismo del governo»
A difesa del movimento Freedom Convoy, la Lich ha dichiarato che «i membri di questo movimento per la libertà sono cittadini normali, amanti della pace e rispettosi della legge, di tutti i ceti sociali che sono stufi di essere vittime di bullismo da parte del nostro governo». L’organizzatrice è riuscita anche a raccogliere 10 milioni di dollari su GoFundMe, prima che l’iniziativa venisse bloccata, rilanciando la raccolta fondi sul crowdfunding cristiano GiveSendGo, bloccato, a sua volta, nel gennaio dello scorso anno, perché collegato all’insurrezione del 6 gennaio a Washington D.C.
Il movimento “Freedom Convoy” che al suo interno, come visto, ospita sia trasportatori seriamente preoccupati per le proprie condizioni lavorative, che suprematisti bianchi e complottisti no-vax, ha avuto il plauso di persone molto in vista, primo fra tutte Donald Trump che ha diramato un comunicato in cui loda la «protesta pacifica del “Freedom Convoy”». La realtà dei fatti è che la protesta, nata inizialmente per reali problemi riguardanti i trasportatori, come spesso accade, ha attirato intorno a sé personaggi molto discutibili, il cui principale intento è quello di creare disordini sociali per portare avanti le proprie idee negazioniste.