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I crimini di guerra in Ucraina che potrebbero non avere mai giustizia

Ma le possibilità di arrivare a un processo davanti alla Corte penale internazionale dell'Aja sono minime
Ma le possibilità di arrivare a un processo davanti alla Corte penale internazionale dell'Aja sono minime

Putin è «un criminale di guerra». Così Joe Biden, presidente degli Stati Uniti d’America, ha definito il presidente russo, per poi rincarare la dose appellandolo come «un dittatore omicida» e «un delinquente puro». Anche il primo ministro britannico Boris Johnson ha dichiarato che «quello che abbiamo già visto da parte del regime di Vladimir Putin nell’uso delle munizioni che hanno lasciato cadere su civili innocenti a mio avviso, si qualifica pienamente come un crimine di guerra» per poi affondare il colpo, dicendo che Putin è paragonabile a «uno spacciatore da strada» che crea dipendenza dal petrolio e dal gas di Mosca.

keystone-sda.ch / STR (SERGEY KOZLOV)Gli effetti dei bombardamenti su Kharkiv.

«Colmare un vuoto» - Sono in tanti, compresi la ministra degli Esteri britannica Liz Truss e il segretario di Stato americano Antony Blinken, a definire Putin un criminale di guerra e a invocare, per il leader russo e i vertici del suo esercito, una sorta di nuova Norimberga, così come detto dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. «Lo scopo di questa iniziativa - ha detto Kuleba in riferimento all’idea d'istituire un tribunale speciale che possa giudicare i leader russi - non è sostituire la Corte penale internazionale o qualsiasi altra giurisdizione, ma colmare il vuoto esistente nel diritto internazionale».

Portare Mosca davanti all'Aja - Gli attacchi insensati a civili inermi, come quello condotto a Mariupol contro l’ospedale pediatrico, dove erano ricoverati donne incinte e bambini, o l’asilo di Pkhtyrka, nell’est dell’Ucraina, oltre all’uso di armi termobariche in aree popolate da civili, hanno profondamente colpito, non solo l’opinione pubblica internazionale, ma anche gli organi di giustizia internazionale. Il 17 marzo scorso, la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, per voce del suo presidente, la giudice Joan E. Donoghue ha chiesto che «la Federazione russa sospenda immediatamente le operazioni militari speciali iniziate il 24 febbraio». Ciò in risposta a un appello, presentato il 26 febbraio scorso dal governo di Kiev, in cui si invocava, con urgenza, una sentenza della Corte di giustizia sulle accuse avanzate dalla Russia sui presunti crimini di genocidio commessi dalla Ucraina nelle regioni di Lugansk e Donetsk. La sentenza della Corte di giustizia internazionale, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, che ordina l’immediato cessate il fuoco alla Russia, è stato accolta con gioia dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky il quale, in un suo tweet, ha giustamente ricordato che «l’ordine è vincolante ai sensi del diritto internazionale e la Russia lo deve rispettare immediatamente. Ignorarlo isolerà ulteriormente la Russia». Nonostante i Paesi occidentali abbiano condannato in maniera unanime l’invasione russa in Ucraina, varando anche delle importanti sanzioni finanziarie, di fatto, come tutti sanno, la Russia non solo non ha fermato le proprie operazioni militari ma le ha intensificate, e non passa giorno, ormai, senza che non si venga informati di nuove stragi di civili, oltre che di stupri e deportazioni a danno di persone rimaste intrappolate nei territori occupati.

keystone-sda.ch (LAURENT GILLIERON)Putin paragonato a Hitler in una delle manifestazioni contro la guerra.

Lo Statuto di Roma - Bollare l’operato dell’esercito russo come ‘crimine di guerra’ non appare del tutto infondato se si considera che, il 2 marzo scorso, ben 40 Stati membri delle Nazioni Unite hanno chiesto l’avvio di una indagine penale alla Corte penale internazionale per appurare, proprio, l’esistenza di crimini di guerra commessi in Ucraina. La Corte penale internazionale ha sede all’Aja ed è un organo penale istituito per punire i crimini internazionali, perseguendo le persone fisiche, e non i singoli Paesi, che si sono macchiati di crimini di guerra in forza dello Statuto di Roma, firmato il 17 luglio 1998. La Corte penale internazionale, ha competenza a giudicare i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e i crimini di aggressione. Sono 123 i Paesi al mondo che hanno ratificato lo Statuto, mentre 31 Paesi, pur avendolo firmato non lo hanno mai ratificato. Tra di essi figurano la Russia e la stessa Ucraina.

La Russia ha ritirato la propria firma nel 2016 a seguito di un verdetto della Corte contro l’occupazione russa della Crimea, mentre l’Ucraina, pur non essendo parte dello Statuto di Roma, ha depositato, così come previsto dallo Statuto stesso, la richiesta di accettare la competenza della Corte relativamente ai crimini commessi dalla Russia nel periodo compreso tra il 21 novembre 2013 e il 22 febbraio 2014. Successivamente, nel 2015, Kiev ha presentato un’altra dichiarazione con la quale accettava la giurisdizione della Corte penale internazionale per i fatti a partire dal 20 febbraio 2014 e senza limite di tempo. Quindi, la Corte internazionale potrebbe giudicare anche degli eventuali crimini commessi nel corso dell’attuale guerra in Ucraina rientranti nella sua giurisdizione, mentre la Russia, dal canto suo, non avendo ratificato lo Statuto di Roma non è tenuta a cooperare con la Corte né a consegnargli gli indagati per sottoporli a un eventuale
processo.

keystone-sda.chUn'immagine satellitare di Mariupol.

Avviato l'iter - Lo scorso 28 febbraio, il procuratore della Corte penale, Karim Ahmad Khan, ha presentato richiesta alla Camera Preliminare di avviare una indagine contro i crimini di Mosca sostenendo l’esistenza di «una base ragionevole» per credere che in Ucraina siano stati commessi crimini di competenza della Corte stessa. Il procuratore Khan ha altresì affermato che l’indagine riguarderà «tutti gli atti commessi in Ucraina dal 21 novembre 2013» e includerà «tutte le accuse passate e presenti di crimini di guerra, crimini contro l’umanità o il genocidio, commessi in qualsiasi parte del territorio dell’Ucraina da qualsiasi persona».

Il 18 marzo, inoltre, Karim Ahmad Khan si è recato a Kiev per verificare di persona, cosa abbastanza rara, la veridicità delle notizie fornitegli dai propri investigatori, dispiegati sul campo fin dall’inizio del conflitto. «Dobbiamo insistere - ha poi dichiarato-che ci sia tolleranza zero per qualsiasi crimine di violenza sessuale, di genere o contro i bambini e questo sarà sempre più importante con l’intensificarsi della guerra urbana». Secondo quanto emerso, gli investigatori della Corte penale internazionale hanno già raccolto numerosissime prove e testimonianze che suffragano l’ipotesi che vengano condotti, da parte russa, degli attacchi mirati contro obiettivi civili. Non, quindi, degli errori di calcolo, come sostenuto dai loro vertici militari, ma una strategia intenzionale contro strutture civili, compresi ospedali, rifugi e case di riposo che il procuratore Khan intende perseguire appellandosi anche a tutti gli Stati membri affinché forniscano «assistenza al mio Ufficio, anche attraverso contributi finanziari volontari e la messa a disposizione di esperti nazionali distaccati». Sulla base di quanto stabilito dallo Statuto di Roma, la Corte penale potrebbe perseguire il leader politico di un Paese per il reato di «condurre una guerra di aggressione», che si configura quando uno stato aggredisce un altro non per autodifesa e senza l’autorizzazione dell’Onu.

keystone-sda.ch (Mikhail Klimentyev)Sono minime le possibilità che Vladimir Putin possa comparire davanti alla corte dell'Aja.

Le difficoltà nel processare la Russia - Non sono pochi, però, gli esperti di diritto internazionale che evidenziano delle oggettive difficoltà nell’applicare tale modo di procedere ai leader politici russi coinvolti nel conflitto in Ucraina. Secondo Philippe Sands, professore di diritto internazionale presso l’University College di Londra, la Corte penale internazionale potrebbe non poter perseguire legalmente i leader russi e il presidente Putin in quanto Mosca non ha aderito allo statuto che regola tale organo di giustizia. Se anche Putin, quindi, venisse incriminato per il crimine di aggressione, il fatto che la Russia non abbia aderito allo Statuto di Roma renderebbe pressoché impossibile l’attività d'indagine e di reperimento di prove atte a incriminarlo. Inoltre, come spiegato da Edoardo Greppi, professore ordinario di diritto internazionale all’università di Torino e presidente dell’Istituto internazionale di diritto umano, «qualunque ipotesi di un futuro processo, anche nel caso in cui l’istanza venga portata avanti da un gruppo di Stati, comporterebbe la necessità dell’estradizione degli imputati che dovrebbero essere messi nella disponibilità della Corte penale internazionale (...) un processo dinanzi alla Corte richiede infatti la cooperazione degli Stati sul cui territorio si trovano gli imputati».

Secondo Ezechia Paolo Reale, giurista di fama che ha partecipato alla revisione dello Statuto di Roma, «Putin potrebbe rischiare l’arresto in un Paese straniero, solo se la Corte penale internazionale dell’Aja, che ha tutti i poteri di un’autorità giudiziaria internazionale, avesse un mandato a procedere dal Consiglio di sicurezza dell’Onu». Anche in questo caso, però, ci sarebbe un ulteriore ostacolo da superare: la Russia, infatti, è membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed ha, perciò, diritto di veto su tale azione. Nessuna decisione, infatti, può essere presa nel caso in cui un voto negativo venga espresso da un membro permanente. Il desiderio di giustizia, e non vendetta, di un popolo invaso rischia, quindi, di non realizzarsi per dei tecnicismi giuridici che in pochi capiscono e che sembrano poca cosa davanti alle quotidiane immagini di vite straziate. 


Appendice 1

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keystone-sda.ch (LAURENT GILLIERON)Putin paragonato a Hitler in una delle manifestazioni contro la guerra.

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keystone-sda.chUn'immagine satellitare di Mariupol.

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