I civili sono le vittime più colpire dagli agenti tossici che, malgrado le convenzioni, continuano a venire utilizzati.
I toni, sempre più minacciosi e cupi delle parti in causa, rendono ormai utopistica una imminente conclusione della guerra in Ucraina. Non passa giorno che, alla sanguinosa guerra sul campo, non segua poi l'eco di minacce sempre più apocalittiche.
La paura del nucleare - Lo spettro della guerra atomica aleggia sopra l'intera Europa, e la paura di una guerra nucleare si concretizza nella fila di persone che corrono a comprarsi le pastiglie allo iodio. Eppure, quella atomica non è la sola arma di distruzione di massa che incombe sul conflitto in corso, perché, seppur meno citate, vi sono anche le armi chimiche e batteriologiche di cui si parlava già mesi fa. Lo scorso aprile, infatti, i combattenti del reggimento Azov avevano denunciato l'utilizzo, da parte dei russi, di una sostanza velenosa su Mariupol.
In quella occasione, le persone colpite avevano manifestato una grave insufficienza respiratoria. Dal canto suo, Putin non solo aveva fatto orecchie da mercante ma aveva rimbalzato la palla, accusando l'Ucraina stessa di avere centinaia di laboratori al lavoro su armi biologiche, chimiche e atomiche «e di averne le prove».
Armi biologiche e armi chimiche - Le armi chimiche sono state di recente utilizzate in numerose guerre, come quella in Iraq o in Siria dove vennero usate a Ghouta nel 2013 e durante l'attacco chimico di Khan Shaykhun nel 2017, provocando moltissimi morti. Nonostante se ne parli da tempo, spesso non vi è molta chiarezza su cosa debba intendersi per armi biologiche e per armi chimiche. La sostanziale differenza tra le due risiede nel fatto di usare o meno sostanze nocive già presenti in natura.
Le armi chimiche, infatti, sfruttano le proprietà tossiche di alcune sostanze chimiche per ledere, anche mortalmente, il nemico. Tali armi, proprio per il proprio potenziale distruttivo che prescinde da una esplosione, come nel caso dell'atomica, sono classificate come armi di distruzione di massa dalle Nazioni Unite e la loro produzione e stoccaggio è stato vietato in base alla Convenzione sulle armi chimiche del 1993.
Le categorie di agenti chimici - Sulla base di tale Convenzione, ogni agente chimico di qualsiasi origine è considerato un'arma chimica a meno che non sia usato per scopi non vietati. Tali agenti, infatti, sono suddivisi, a secondo del loro utilizzo, in tre categorie: la prima riguarda gli agenti chimici che hanno limitati usi medici o di ricerca ma che, nella maggior parte dei casi, non hanno un legittimo utilizzo quali l'iprite o il gas nervino, mentre la seconda categoria riguarda i gas che hanno un limitato utilizzo industriale come il sarin, usato come ritardante in caso di incendio.
La terza categoria, invece, comprende tutti i gas che hanno un utilizzo industriale su vasta scala, come il fosgene, usato per la produzione di materie plastiche, o la cloropicrina, utilizzata come fumigante.
Armi di distruzione di massa - Sebbene fin dalla notte dei tempi, l'uomo abbia fatto uso di sostanze nocive per rendere più letali le proprie armi, basti pensare le frecce avvelenate usate per la caccia o in battaglia, o ai fumi irritanti e tossici, è stato con lo sviluppo dell'industria chimica che tale tipo di armi, simili a quelle che intendiamo noi, hanno fatto il loro tragico ingresso nelle guerre. Durante la Prima Guerra Mondiale, infatti, furono inizialmente usati degli agenti chimici già in produzione, quali il cloro e il fosgene, che venivano rilasciati nell'atmosfera tramite delle bombole.
In un secondo tempo, invece, si cominciarono ad utilizzare anche degli appositi lanciabombe e proiettili d'artiglieria o bombe a mano. A Ypres, una cittadina delle Fiandre, durante la Grande Guerra, si ebbe il primo utilizzo su larga scala di tale tipo di armi. Le truppe tedesche, infatti, utilizzando 5.730 bombole, rilasciarono 168 tonnellate di gas di cloro in grado di provocare, nel giro di una decina di minuti, circa 5.000 morti sul fronte nemico, composto da francesi, algerini, canadesi e inglesi.
Il cloro gassoso causò gravissimi problemi agli occhi ed ai polmoni, e chi riusciva a sopravvivere fu comunque condannato alla cecità. Inoltre, essendo più pesante dell'aria, tale gas si accumulò intorno alle trincee costringendo i soldati nemici ad uscire allo scoperto. Successivamente, le armi chimiche, il cui effetto devastante lasciò increduli gli stessi tedeschi, vennero usate nuovamente a Ypres nel 1917, servendosi dell'iprite, o 'gas mostarda' per il suo caratteristico odore, e a Caporetto, con l'utilizzo di oltre 2.000 proiettili di fosgene.
L'impatto ambientale - Nel XX secolo furono prodotti e stoccati oltre 70 diversi tipi di aggressivi chimici, ossia gli elementi o i composti chimici usati per scopi bellici e che si dividono in liquidi, solidi e gassosi. Gli aggressivi chimici si distinguono anche in base alla loro persistenza dell'ambiente. Se perdono di efficacia dopo pochi minuti o poche ore il fattore di rischio è la loro inalazione.
Tra gli agenti asfissianti, il più micidiale è il gas nervino che deve la sua tossicità all'azione che esercita sul sistema nervoso. L'utilizzo di agenti nervini, quali il soman, il sarin o il tabun, inibisce la trasmissione degli impulsi dal sistema nervoso ai muscoli, motivo per il quale, anche a bassissime dosi, tale agente provoca una paralisi di tipo spastico dei muscoli dell'iride, del corpo ciliare, dei bronchi, del tratto gastrointestinale, della vescica e dei vasi sanguigni, oltre che del muscolo cardiaco. A dosi più elevate, l'agente nervino provoca la perdita di coscienza accompagnata da arresto respiratorio e cardiocircolatorio con conseguente decesso della vittima.
L'intossicazione - Gli agenti persistenti, invece, possono impregnare l'ambiente anche per più di una settimana, rendendo molto difficoltosa la decontaminazione della zona interessata. In questo caso, il maggior fattore di rischio è il contatto con la sostanza incriminata che può provocare, a seconda del grado di letalità, irreparabili danni all'organismo umano. Si possono, infatti, avere aggressivi chimici letali, se provocano la morte dell'individuo, o incapacitanti, che, come visto, producono effetti fisici e mentali che non permettono alla persona di avere il controllo del proprio comportamento. Il principale scopo nella produzione di agenti aggressivi divenne, in breve tempo non tanto quello di creare delle armi con un alto grado di tossicità quanto, piuttosto, in grado di aggredire il nemico attraverso la pelle ed i vestiti, rendendo così inutile l'utilizzo delle maschere antigas.
L'iprite, prima citato, fu il primo agente aggressivo capace di penetrare facilmente negli indumenti, infliggendo dolorosissime ustioni alle vittime dell'attacco chimico. L'orrore provocato dall'utilizzo di tali tipi di armi, portò a proibirne il loro utilizzo fin dal 1925 con la Convenzione di Ginevra anche se, solo nel 1997, con l'entrata in vigore della Convenzione di Parigi, ne venne esplicitamente proibito anche lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e la fornitura delle armi chimiche.
Un male non ancora estirpato - Tale Convenzione è da intendersi come vincolante per il diritto internazionale e sottopone i 193 Stati membri a obblighi di dichiarazione ed ispezione in merito alla detenzione di tali tipi di armi. Nonostante l'impegno formale a distruggere i propri stoccaggi di armi chimiche, e ad interromperne la produzione, il loro utilizzo si è palesato, come prima ricordato, in numerosi e recenti conflitti quali la guerra civile in Somalia, Siria e Iraq con effetti devastanti sulla inerme popolazione civile.
Anche nel recente conflitto, come detto, lo scambio di accuse di possedere laboratori segreti per la loro fabbricazione ha riguardato sia gli Stati Uniti, con l'Ucraina, e la Russia la quale è stata accusata di aver già fatto uso di tali armi anche a Bilka dove, tra le macerie sarebbero state rinvenute tracce del temuto Sarin.
Il pericolo del terrorismo - A tal proposito va rimarcato il fatto che sull'utilizzo delle armi chimiche grava anche il pericolo che le stesse, ancora illegalmente detenute, finiscano nel mirino di qualche gruppo terroristico che le utilizzi per seminare terrore. Nel 2015, infatti, la setta religiosa Aum Shinrikyo organizzò un attacco terroristico alla metropolitana di Tokyo utilizzando proprio del gas nervino sarin, che provocò 13 morti e oltre 6.200 intossicati. Il gas, contenuto in dei sacchetti di plastica, introdotti nella metropolitana da alcuni seguaci della setta, vennero gettati a terra e forati con la punta di un ombrello, evaporando e contaminando l'intera area.
In tempi come questi attuali, in cui si è tornato a parlare di Terza Guerra Mondiale ed i leader della Terra si sfidano minacciando l'uso dell'atomica, vale la pena ricordare la profetica battuta di Albert Einstein il quale disse che «non so con quali armi si combatterà la Terza Guerra Mondiale, ma so con quali si combatterà la Quarta: con pietre e bastoni».