Con quattro anni consecutivi di mancate piogge stagionali, sta vivendo una siccità terribile. Ma lo stato di carestia non viene dichiarato
Una crisi umanitaria complessa. Che tocca un Paese diviso da 30 anni di lotta armata, piegato da due carestie da cui non si è mai risollevato e in cui sta nuovamente precipitando. Più di otto milioni di persone, ossia la metà della popolazione, si trovano attualmente in uno stato di necessità elevato o grave.
La Somalia sta affondando. E nonostante stia affrontando la peggior siccità in 40 anni, con 3,8 milioni di sfollati interni e almeno 20mila persone che hanno attraversato il confine con il Kenya, non riceve alcun aiuto concreto.
Perché lo stato di carestia non viene dichiarato? - Per capirlo, ne abbiamo parlato con Saskia Kobelt, responsabile della risposta alle emergenze per Unicef Svizzera e Liechtenstein. «Perché in un Paese venga dichiarato lo stato di carestia, l'area d'interesse deve avere un livello estremamente critico di malnutrizione acuta e di mortalità». Nella classificazione IPC, che classifica l'insicurezza alimentare in cinque stadi, bisogna essere oltre le soglie del quinto.
«Se i dati sono insufficienti per la classificazione di carestia, ma le informazioni disponibili indicano che è probabile che si verifichi o si verificherà una carestia, la classificazione viene definita "probabile". È importante notare che una carestia e una probabile carestia sono ugualmente gravi. Sappiamo che la situazione in Somalia è abbastanza drammatica».
«In alcune aree si raggiunge il livello 5, ma non tutte le regioni superano i limiti. Il fatto è che le valutazioni soggettive non possono essere prese in considerazione nel sistema IPC. Di conseguenza, le soglie concordate rappresentano una decisione morale, su ciò che la comunità internazionale considera "drammatico"».
La decisione di dichiarare o meno lo stato di carestia ha quindi uno sfondo politico. «Sebbene l'IPC determini tecnicamente la carestia, dichiararla è in ultima analisi una decisione dei governi nazionali. Si può arrivare a considerare l'uso della carestia come arma di guerra».
Ma una volta dichiarata, «le priorità nazionali e internazionali cambiano: i media e i politici ne vengono a conoscenza, gli appelli alle donazioni, prima inutili, diventano improvvisamente efficaci. I governi mostrano solidarietà». Al momento l'aiuto umanitario in Somalia è fortemente sottofinanziato. Gli attori umanitari di Unicef, a causa di un deficit del 79%, non possono pienamente rispondere ai bisogni urgenti.
Come si è arrivati a questo punto - I motivi per cui la Somalia versa in gravi condizioni sono molti e complessi. «I combattimenti in corso e la crisi climatica hanno portato il Paese a una pericolosa dipendenza dalle importazioni di cibo, con oltre il 90% delle forniture di grano provenienti da Russia e Ucraina». Ma non solo.
«L'aumento record del prezzo dei prodotti alimentari di base sul mercato mondiale ha reso ancora più difficile per i somali acquistare cibo sufficiente per le loro famiglie. Anni di guerra hanno distrutto i sistemi e le infrastrutture che avrebbero potuto costituire un muro protettivo contro i disastri climatici ed economici. Tutti questi fattori indeboliscono le persone e le rendono vulnerabili alle malattie».
Le persone si stanno quindi ritrovando costrette a fare delle scelte molto serie. C'è chi salta i pasti, chi fa matrimoni di convenienza o vende il proprio corpo. In Somalia non si vive. Si sopravvive.
«Ogni giorno le persone muoiono di fame e se non muoiono, soffrono di terribili dolori. Il loro corpo non è in grado di combattere malattie come la diarrea, il morbillo o la malaria, e i bambini muoiono spesso il doppio degli adulti». Il colera continua a rappresentare una minaccia per la salute dei bambini. Nel 2023 sono stati segnalati 3'428 casi e 14 decessi in 27 dei 74 distretti colpiti dalla siccità.
Alla fine del 2022, gli sfollati interni sfioravano i quattro milioni. In solo cinque mesi ne sono stati registrati altri 822mila. Di questi, 245mila hanno lasciato le loro case a causa del peggioramento della siccità nel Paese, 429mila a causa del conflitto, 133mila a causa delle forti piogge improvvise e delle conseguenti inondazioni di metà marzo e il resto per altre cause.
Una dieta ad alto contenuto energetico - Le difficoltà nell'accedere al cibo non sono una novità per gran parte della popolazione somala, soprattutto nelle zone rurali. I pasti si compongono principalmente da mais, sorgo, riso, grano, pasta, olio e, in misura minore, frutta e verdura.
«La maggior parte della popolazione somala consuma più frequentemente alimenti ad alto contenuto energetico per via della loro economicità e accessibilità. Si tratta principalmente di carboidrati amidacei e di scarso valore nutrizionale. Un pasto sano ed equilibrato costa circa sei volte di più». La salute del Paese era quindi già compromessa prima che la situazione precipitasse «a causa della fame nascosta, dell'anemia e della carenza di vitamina A».
Le rivalità politiche non aiutano - In Somalia è in corso un conflitto dovuto a tensioni interclaniche, rivalità politiche, offensive militari del governo e delle forze internazionali e all'insurrezione di Al-Shabaab, una cellula di Al-Qaida.
«Tutto ciò rende difficile l'accesso agli aiuti umanitari da parte di chi ne ha bisogno e la possibilità per gli operatori umanitari di raggiungere la popolazione colpita. E, invece di collaborare per mitigare gli effetti della siccità, le parti hanno inasprito il conflitto: solo nel terzo trimestre del 2022 il Paese ha registrato il più alto numero di morti legate ai conflitti degli ultimi cinque anni».