È in corso l'udienza sul ricorso contro l'estradizione negli Usa del fondatore di Wikileaks
LONDRA - Julian Assange non è presente nell'aula dell'Alta Corte britannica, dove poco fa è iniziata l'udienza che sta valutando il suo appello contro l'estradizione dal Regno Unito agli Stati Uniti.
Uno dei suoi legali, Ed Fitzgerald, ha spiegato che il fondatore di Wikileaks non sta bene e non è in grado di seguire l'udienza, nemmeno in collegamento video dalla prigione di Belmarsh, nella quale è recluso dal 2019. La corte aveva concesso ad Assange di poter partecipare in remoto ma, come ha spiegato il fratello di Assange, Gabriel Shipton, la salute del 52enne è «in uno stato molto delicato» dopo aver «attraversato una mole immensa di sofferenza» nel corso degli ultimi anni.
Le ragioni della difesa
Entrando nel merito dell'udienza (prevista sull'arco di due giornate), Fitzgerald ha affermato che esiste «un rischio reale» che Assange, una volta estradato negli Usa, subisca «una flagrante negazione della giustizia». Un elemento fondamentale dell'argomentazione difensiva è che il trattato di estradizione tra Regno Unito e Stati Uniti impedisce il trasferimento per reati di natura politica. Il materiale pubblicato da Assange su Wikileaks risponde a un atto intrinsecamente politico. «È un abuso di procedura chiedere l'estradizione per un reato politico», ha sottolineato Fitzgerald.
Il presunto complotto della Cia
Il quale vuole portare in aula le «prove specifiche» di un presunto complotto per assassinare Assange, che la Cia avrebbe organizzato quando il 52enne aveva trovato rifugio nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Fitzgerald sostiene che «esiste il rischio reale di ulteriori azioni extragiudiziali contro» Assange da parte «della Cia o di altre agenzie».
L'accusa chiede che Assange sia processato in un tribunale statunitense per aver cospirato per ottenere documenti segreti riguardanti la sicurezza e la difesa nazionale, che poi ha condiviso con l'opinione pubblica mondiale.
Fuori dall'Alta Corte è presente dalla mattina un nutrito capannello di persone e attivisti per i diritti civili, che sostengono la causa di Assange e chiedono che non venga estradato. Tra di essi ci sono alcuni politici, come l'ex leader laburista Jeremy Corbyn.