La Cancelliera concluderà il mandato dopo 16 anni e 261 giorni, il secondo più lungo di sempre
«Voglio scrivere? Parlare? Fare un viaggio? Starmene a casa? Oppure andare in giro per il mondo? Per il momento ho deciso che non farò assolutamente nulla. Aspetterò a vedere cosa succede e questo, secondo me, sarà molto affascinante». Così ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel nel corso di un incontro, tenutosi al teatro di Dusseldorf, con la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, l’editrice Miriam Meckel e la giornalista Lèa Steinacker, dando risposta alla domanda che, di fatto, incuriosisce tutti i tedeschi: cosa farà la Merkel dopo aver lasciato il proprio posto di comando?
Dopo ben 16 anni alla guida della Germania, la Cancelliera parrebbe pronta a ritirarsi a vita privata anche se non sono poche le persone che non credono che ‘Mutti’ possa definitivamente ritirarsi dalla scena politica nazionale e internazionale. Il suo è, con una differenza di pochi mesi, il secondo cancellierato più lungo della storia moderna dopo quello di Helmut Kohl durato 16 anni e 262 giorni. Angela Dorothea Kasner, nasce il 17 luglio del 1954 ad Amburgo, dal pastore luterano Horst e dall’insegnante di inglese e latino Herlind Jentzsh e, da piccolissima, si trasferisce con la famiglia a Elbing nella Germania Orientale. Una scelta controcorrente considerando che la maggioranza dei tedeschi dell’epoca desiderava, invece, compiere il viaggio al contrario recandosi all’Ovest.
Gli studi di fisica e quel mondo di soli uomini
Angela cresce vicina al seminario dove lavora in padre e a un istituto per persone con disabilità. Sarà proprio questa esperienza di vita a renderla, durante la sua carriera politica, molto attenta alle problematiche delle persone che si trovano in stato di necessità. Come è lei stessa a raccontare «Da bambina sono cresciuta insieme a persone con handicap mentale e non ho mai avuto paura del contatto con loro. Ma devo molto anche ai miei studi universitari di Fisica: l’80% degli studenti era costituito da uomini e quando iniziavamo un esperimento spesso non riuscivo ad avere un tavolo per me. Lì ho imparato a lottare per trovare un posto mio in un ambiente totalmente dominato dagli uomini».
A 18 anni Angela, invidiata dalla sue compagne per gli autentici jeans americani dono di alcuni parenti della Germania Occidentale, inizia a frequentare la Facoltà di Fisica a Lipsia dove si laurea, diventando poi ricercatrice presso l’Accademia delle Scienza a Berlino - Adlershof dal 1978 al 1990. A seguito della caduta del Muro di Berlino nel 1989, la Merkel prende parte al movimento politico democratico ‘Il popolo siamo noi’ per poi entrare a far parte del nuovo partito ‘Risveglio Democratico’ che, successivamente, si fonderà con la Cdu, ossia l’Unione Cristiano-Democratica di Germania. Nel 1990 viene nominata ministra per le Donne e i Giovani nel quarto governo presieduto da Helmut Kohl mentre, nel 1994, diventa ministro per l’Ambiente e la Sicurezza dei Reattori. Con la sconfitta di Kohl alle elezioni federali del 1998, Angela Merkel viene nominata segretaria generale della Cdu di cui diviene la prima donna presidente il 10 aprile del 2000.
La sua elezione suscitò, all’epoca, molto scalpore: non solo era, come detto, la prima donna a ricoprire tale ruolo ma era anche di origine protestante mentre il partito conservatore aveva profonde radici cattoliche ed era molto radicato nelle Germania occidentale e meridionale. L’ascesa politica della Merkel è inarrestabile tanto da essere indicata da molti tedeschi come sfidante ideale del cancelliere Gerard Shroeder alle elezioni federali del 2002. A causa dell’ostruzionismo di molti esponenti della sua stessa corrente politica la Merkel non riesce a ottenere abbastanza voti per candidarsi. L’impresa le riesce invece il 30 maggio del 2005 e, nel settembre dello stesso anno, diviene cancelliera ponendosi alla guida di un governo di larghe intese tra la Cdu e Csu, l’Unione Cristiano-Sociale in Baviera e il Spd ossia il Partito Socialdemocratico Tedesco. Rieletta nel 2009 si trova a governare assieme ai liberal-democratici del Fdp, mentre nel 2013 e nel 2017, anno del suo quarto e ultimo mandato, si trova a governare nuovamente con i socialdemocratici con il risultato che per quasi 16 anni la politica tedesca è stata caratterizzata maggiormente dal centrosinistra che non dal centrodestra.
Una politica fatta di piccoli passi
Per i suoi estimatori la Merkel ha saputo imporre la propria visione politica e condurre la Germania fuori da crisi economiche e sociali che rischiavano di metterla in seria crisi. Per i suoi detrattori, invece, la politica di Angela Merkel è sempre stata troppo attendista e conservatrice, poco incline a operare riforme conformi ai grandi mutamenti della società tedesca moderna. Il neologismo "merkellizzare", infatti, coniato dai tedeschi per esprimere un atteggiamento cauto e fatto di piccoli passi in avanti, la dice lunga sul quel suo tipico atteggiamento, mai scomposto e quasi dimesso, con cui ha governato il proprio Paese per quasi un ventennio. Una linea politica considerata da molti troppo rigida e improntata a una eccessiva austerity, con rigidi paletti posti nei confronti dei Paesi membri dell’Unione. La posizione della Merkel nei confronti della gravissima crisi finanziaria del 2008 e del forte indebitamento europeo, nel periodo a cavallo tra il 2010 e il 2012, secondo alcuni critici è stata sbagliata mentre altri ne hanno applaudito la forza di carattere nel portare avanti le proprie scelte. È comunque vero che la Cancelliera ha sempre fatto gli interessi del proprio Paese, avendo ben chiaro che la Germania aveva accettato di sostituire il marco con l’euro solo a fronte della garanzia che si trattasse di una moneta altrettanto forte e che nell’Eurozona il bilancio di uno Stato non sarebbe servito per finanziare il bilancio di un altro Stato.
Rimane il fatto che se l’Europa non è collassata è grazie anche al sostegno politico che la Merkel ha garantito a Mario Draghi, all’epoca presidente della Banca Centrale europea. La stessa Merkel, all’epoca, disse che «Bisogna fare tutto il possibile per salvare la moneta europea», cosa che gli valse il plauso di tutti i Paesi europei a esclusione della sua Germania. «Il mio momento più difficile? - le è stato chiesto - Indubbiamente la crisi dell’Euro quando ci aspettavamo così tanto dai cittadini della Grecia. L’istante più bello è stato quello della firma del Trattato di Lisbona che ha posto l’Europa sopra a una nuova base. Ma anche l’anno scorso, quando i capi di Stato sono riusciti a trovare un accordo sul pacchetto finanziario per contenere gli effetti della pandemia. Ecco allora sono stata felice». La solidarietà è infatti un imperativo per la Merkel, dovuto, come lei stessa ha avuto occasione di rimarcare, all’educazione e all’esempio ricevuto dai genitori e all’infanzia passata a contatto con persone con handicap mentali.
«Ce la faremo» disse nel 2015 quando centinaia di migliaia di rifugiati siriani premevano per entrare in Germania. Senza chiedere il parere degli altri partner europei, per la maggioranza contrari a tale scelta, la Merkel decise di non chiudere le porte ai rifugiati stanziando ben 87 miliardi di euro in quello che venne definito il più vasto piano d'integrazione europeo. A chi le fa notare che il suo proclama sembrava quasi un invito a tutti i richiedenti asilo di recarsi in Germania, la Merkel risponde «No, non la penso così. All’epoca i rifugiati erano già alle porte del Paese e dire loro ‘Adesso ve ne tornate a casa attraverso il Mediterraneo’ per me non era la strada giusta». Ed è stata sempre la Cancelliera a contrattare personalmente con Erdogan la chiusura delle frontiere turche ai migranti in cambio di un sostanzioso versamento di denaro, circa 6 miliardi a carico dell’Unione europea. Con riferimento, poi, alla pandemia mondiale da Covid-19, sulla spinta iniziale data dal presidente francese Emmanuel Macron, la Merkel ha dato il via libera decisivo allo stanziamento del Recovery Fund, il piano finanziario da 750 miliardi per sostenere con denaro della Comunità europea i Paesi più colpiti dalla pandemia.
«Lascio con la coscienza pulita»
Rimane però il fatto che in 16 anni di cancellierato, la Merkel non ha avviato riforme significative dell’economia tedesca vivendo di rendita su quelle realizzate tra il 2003 e il 2004 da Gerhard Schroeder. Il risultato è che il futuro industriale tedesco appare incerto non essendo stato investito a sufficienza nell’innovazione di settori nevralgici quali quello delle automobili. «Lascio il mio incarico con la coscienza pulita. Sono convinta di aver fatto la mia parte» ha dichiarato la Merkel durante l’incontro al teatro di Dusseldolrf. In effetti sono già in tanti a rimpiangerla, anche coloro che, pur non condividendone appieno la visione politica, appaiono maggiormente spaventati dall’idea di trovarsi con una Germania priva di una guida forte e autorevole.