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Siamo pronti per la prossima pandemia? Un accordo che divide il mondo

Tutto quello che c'è da sapere sull'accordo internazionale dell'OMS per prepararsi alle future pandemie. E intanto piovono critiche
Tutto quello che c'è da sapere sull'accordo internazionale dell'OMS per prepararsi alle future pandemie. E intanto piovono critiche

Sembra passato un secolo dallo scoppio della pandemia da coronavirus. Certo, ci si ricorda delle città vuote, dei lockdown imposti per ragioni sanitarie e di mesi passati in isolamento ma, nella percezione generale, si tratta di un periodo della nostra vita che è stato definitivamente archiviato. Lontana la paura del contagio, grazie all'uso dei vaccini, lontano il senso di solitudine, la vita mondana è più attiva che mai, si pensa alla crisi sanitaria globale come a un incidente della Storia di cui siamo stati testimoni ma che non potrà più toccarci.

Niente di più falso. Quando molti anni prima dello scoppio della pandemia, Bill Gates disse che «se qualcosa ucciderà dieci milioni di persone nelle prossime decadi sarà un virus altamente contagioso e non una guerra» venne tacciato di essere un uccello del malaugurio anche se, evidenze scientifiche alla mano, quella del miliardario è stata un'autentica profezia.

IMAGOSulla sinistra il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus durante una visita in Sud Africa per discutere di un accesso equo ai vaccini COVID.

Quando arriverà una nuova pandemia, saremo pronti? - Nello scorso mese di febbraio, il direttore dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che «la storia ci insegna che la prossima pandemia sarà una questione di quando, non se. Potrebbe essere causata da un virus influenzale, o da un nuovo coronavirus, oppure da un nuovo agente patogeno che ancora non conosciamo e che chiamiamo Malattia X».

Il problema non è quindi che scoppi una nuova pandemia, il cui avvento viene dato per certo, ma se al momento del suo manifestarsi i Paesi del mondo potranno dirsi pronti ad affrontarla. Per questo motivo, dal dicembre del 2021, i Paesi membri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sono impegnati a predisporre un accordo internazionale sulla preparazione e risposta alla pandemia: un patto giuridicamente vincolante, e basato sulla costituzione dell'Oms, che possa indicare le regole da seguire in caso scoppi una nuova emergenza sanitaria.

Un accordo internazionale per una risposta globale più equa - Dallo scorso 29 aprile fino al 10 maggio l'Organismo di negoziazione intergovernativa dell'Oms, INB9, creato nel 2021 per prevenire e preparare una risposta alle pandemie da parte dell'Assemblea mondiale della sanità, è impegnato in una nuova riunione per cercare di ultimare ufficialmente il trattato internazionale sulle pandemie prima dell'inizio della settantasettesima Assemblea mondiale della sanità prevista per il prossimo 27 maggio.

Si tratta di dar vita a un accordo internazionale v cxxxs che vincoli gli Stati membri dell'Oms in modo che, secondo le finalità che detto accordo si propone, si possa avere una risposta globale più equa a una pandemia, si possano salvaguardare i sistemi sanitari nazionali e migliorare la cooperazione tra gli Stati membri. Come scritto nella bozza del testo, l'obiettivo generale è quello di «prevenire, prepararsi e rispondere alle pandemie», garantendo un impegno politico a lungo termine e promuovendo un approccio che coinvolga tutto l'apparato governativo e l'intera società.

Si tratta, quindi, di predisporre uno strumento capace di dare una risposta equa e universale a eventuali future pandemie, all'interno di un quadro sanitario rafforzato con l'Oms quale autorità di coordinamento, incentivando un approccio cosiddetto "One Health", nel quale viene valorizzato il collegamento esistente tra la salute degli esseri umani, animali e il pianeta. In detto accordo vengono affrontate diverse tematiche, quali la catena di approvvigionamento e la logistica, la condivisione dei benefici, la comunicazione e la supervisione, oltre che il problema del finanziamento, i diritti di proprietà e la ricerca e lo sviluppo di prodotti correlati alla pandemia.

IMAGOL'ex primo ministro italiano Mario Draghi insieme a Tedron Adhanom Ghebreyesus durante il summit G20 del 2021.

Uniti per la nostra salute e la nostra vita - Come detto dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al vertice mondiale sulla salute nell'ottobre del 2021, l'esigenza primaria è quella di «creare un ambiente in cui tutti gli scienziati, gli operatori sanitari e i governi possano unirsi per una causa comune. Lavorare insieme per elaborare nuove soluzioni volte a proteggere ciò che abbiamo di più prezioso: la nostra salute e la nostra vita».

L'adozione di un trattato internazionale sulla pandemia mira, nell'ottica di coloro che sostengono il progetto, a evitare una serie di errori commessi durante la scorsa epidemia globale, implementando degli strumenti, quali il monitoraggio dei rischi e la fornitura delle attrezzature mediche e sanitarie, il cui mal funzionamento ha contribuito a causare un così enorme numero di decessi.

Il potenziamento della collaborazione tra centri di ricerca e la costituzione di un centro di coordinamento internazionale sarebbero tutti aspetti che permetterebbero di affrontare una nuova minaccia pandemica in maniera più organizzata ed efficace rispetto a quanto accaduto nel 2020.

Non mancano le critiche - Nonostante il progetto sia ampiamente sostenuto dai Paesi membri dell'Oms, tuttavia non mancano le critiche su alcuni punti centrali della questione. Un argomento particolarmente dibattuto riguarda il concetto della ripartizione delle responsabilità che dovrebbero essere comuni ma anche differenziate per garantire una maggiore equità.

Di fatto, viene chiesto ai Paesi più ricchi di assumersi maggiori obblighi per affrontare le problematiche relative alla pandemia rispetto ai Paesi più poveri, permettendo un accesso più equo a soluzioni mediche, quali vaccini e strumenti diagnostici, e se questo, in linea di principio, sembra essere un'idea condivisibile altra cosa è metterla in pratica in concreto.

Un'altra questione che necessita di ulteriori chiarimenti è il ruolo rivestito dall'Oms nell'esecuzione di questo trattato o accordo, a seconda della veste giuridica che verrà data a questa sorta di patto sanitario. Molti rappresentanti politici, compresa una larga fetta dei membri repubblicani del Congresso degli Stati Uniti, ritengono che un accordo simile andrebbe a minare la sovranità nazionale dei Paesi coinvolti cedendo qualsiasi potere decisionale all'Oms che, dal canto suo, si è premunito di chiarire che si tratta di teorie cospirazioniste e volte a gettare discredito sul progetto.

Come specificato dallo stesso Ghebreyesus “l'accordo afferma la sovranità nazionale e la responsabilità nazionale nei suoi principi fondamentali. Riguarda gli impegni che i Paesi stanno assumendo per mantenere se stessi e gli altri più al sicuro dalle pandemie e riconosce che possono farlo solo lavorando insieme”.

IMAGOL'opposizione alle misure per la pandemia nella città di Ulster nel 2021.

Pure in Svizzera diverse opposizioni - Anche in Svizzera, come è noto, non mancano i fronti di opposizione al raggiungimento di tale tipo di accordo. L'associazione Pro Svizzera ha da subito assunto una posizione critica al trattato dell'Oms considerandolo “un diktat”, e una minaccia alla sovranità elvetica, oltre che alla libertà personale dei cittadini, mentre politici come Marco Chiesa (UDC) e il consigliere nazionale Franz Grüter (UDC) hanno chiesto l'interruzione immediata di tutti i negoziati con l'Oms, chiedendo che l'incarico di modificare le leggi sulle pandemie venga dato al Consiglio Federale al fine di salvaguardare la sovranità nazionale.

I Cantoni sono sostanzialmente allineati nel ritenere che debba rimanere a loro carico l'adozione di provvedimenti in caso di emergenze sanitarie, mentre per la Conferenze delle direttrici e dei direttori cantonali della Sanità, CDS, sarebbe utile che la Confederazione assuma una direzione strategica globale. Inutile dire che la non adesione al trattato sulle pandemie sarebbe in netto contrasto con quanto sostenuto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità che non cessa di ricordare quanto l'esistenza un accordo simile avrebbe evitato di perdere così tante vite umane.

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Una responsabilità collettiva per le future generazioni - «Come generazione che ha vissuto il Covid - ha dichiarato Ghebreyesus - abbiamo la responsabilità collettiva di proteggere le generazioni future dalle sofferenze che abbiamo sopportato. Possa la Storia registrare che siamo stati all'altezza di questa responsabilità e abbiamo reso il mondo un luogo più sano, più sicuro e più giusto». La precedente esperienza pandemica ha reso evidente come davanti a una così terribile emergenza sia più facile dividersi che rimanere uniti, mentre un giusto spirito di collaborazione e cooperazione tra Stati potrebbe, a conti fatti, evitare il ripetersi di tanti tragici errori.


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IMAGOSulla sinistra il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus durante una visita in Sud Africa per discutere di un accesso equo ai vaccini COVID.

IMAGOL'ex primo ministro italiano Mario Draghi insieme a Tedron Adhanom Ghebreyesus durante il summit G20 del 2021.

IMAGOL'opposizione alle misure per la pandemia nella città di Ulster nel 2021.

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