Lunedì 10 febbraio scorso, presso il PoW.space, è andato in scena un appassionante confronto tra Giacomo Zucco, CEO di Plan ₿ Network e Giw Zanganeh, ingegnere impegnato nell’industria del Bitcoin mining e membro del comitato promotore dell’iniziativa popolare “Bitcoin nella BNS”.
Il PoW.space, co-working che ospita aziende ed esperti legati a tecnologia e innovazione da poco sorto nel contesto del Plan ₿ di Lugano, si conferma teatro privilegiato per eventi divulgativi, in particolare rispetto al tema della finanza decentralizzata.
Lo scorso 10 febbraio, ad esempio, nell'ambito di “Accademia S₿AM”, percorso formativo realizzato quasi ogni lunedì da Plan ₿ Network all’interno della struttura, il suo patio centrale ha ospitato un acceso e istruttivo dibattito sull'iniziativa popolare che mira a modificare l'articolo 99 della Costituzione Svizzera per includere Bitcoin, accanto all'oro, tra le riserve della Banca Nazionale Svizzera (BNS).
A confrontarsi sul tema, intervallati dalle domande di un moderatore (nella fattispecie S₿AM, pseudonimo dell’esperto che cura gli appuntamenti sopra menzionati), c’erano due protagonisti di spicco dell'ecosistema legato alla prima e più importante valuta digitale, quella creata da Satoshi Nakamoto. L’intera discussione, di cui riportiamo degli stralci qui di seguito, è integralmente consultabile in formato video sul canale YouTube del Plan ₿.
Zanganeh: "Stimolare il dibattito è la cosa più importante"
Anzitutto Giw Zanganeh, ingegnere meccanico attivo nell’industria del Bitcoin mining, tra i membri del comitato promotore dell’iniziativa (insieme ad altri 9 cittadini elvetici, tra cui Yves Bennaïm, Luzius Meisser e Samuel Kullmann, già granconsigliere eletto a Thun), che ha sottolineato il valore del dibattito in sé: «Il nostro primo obiettivo è stimolare la conversazione. Ora si parla dell'iniziativa in tv, e i media hanno interpellato il direttore della BNS. Se non avessimo cominciato a parlarne, la maggioranza della popolazione forse nemmeno saprebbe che cos'è Bitcoin».
Poi, Zanganeh ha anche specificato: «Non stiamo andando a "chiedere il permesso” alla BNS, ma come popolo vogliamo portarla a comprare BTC. È un'iniziativa nata dal basso, da individui senza affiliazioni partitiche specifiche né capitali a supporto, in pieno spirito Bitcoin». Proseguendo, dopo aver evidenziato l'eccezionalità della Svizzera, dove «i cittadini possono proporre liberamente una cosa del genere», a differenza di altri paesi «dove bisognerebbe coinvolgere rappresentanti e fare lobbying», l’ingegnere ha ricordato che gli elvetici hanno già dato prova di lungimiranza finanziaria, ad esempio con il "freno al debito" - misura costituzionale adottata in Svizzera per limitare l'indebitamento pubblico - introdotto dopo l'abbandono dello standard aureo.
Zanganeh, senza troppi giri di parole, si è anche detto consapevole dei rischi connessi all’iniziativa: «Potremmo non raccogliere le firme necessarie - 100.000 entro il 30 giugno 2026, ndr - o prendere poi pochi voti e legittimare una sconfitta. Ma anche se non dovessimo trionfare, sarebbe comunque importante aver coinvolto migliaia di persone e porre le basi per riprovarci in seguito. In Svizzera, le iniziative impiegano anni per diventare legge: questo è uno strumento per avere l’occasione di informare, convincere e avvicinare la gente a Bitcoin».
Zucco: "Bitcoin è decentralizzazione. Perché chiedere di inserirlo in una Banca Centrale?"
Dall’altra parte, Giacomo Zucco, CEO di Plan ₿ Network, ha provocatoriamente svolto il ruolo di chi esprime perplessità sull'iniziativa, non per la Confederazione quanto per l’essenza di Bitcoin che «Nasce contro il sistema. Andare a chiedere a uno Stato-Nazione, che molti bitcoiner considerano un avversario, di adottare ciò a cui tengono in seno alla propria banca centrale sembra una pura contraddizione».
In seguito, ha anche sottolineato come questa possibilità si inserisca nel «trend recente in cui Bitcoin, invece di sostituire il sistema esistente, prova a conviverci». Il che, in estrema sintesi, e al di là degli aspetti ideologici, presenta comunque dei meriti: «Associare Bitcoin all'oro mostra che BTC è un asset fungibile che va gestito come tale. Già oggi ci sono regole sull'oro, ma non indagini basate su tracciamenti come quelli della blockchain analysis. Quindi, l'associazione Bitcoin-oro in questa formulazione può essere spinta anche per incentivare la privacy».
Il noto divulgatore ha, infine, ipotizzato che la BNS potrà, in futuro, qualora le adottasse, usare le riserve in Bitcoin «per ricomprare franchi in caso di crisi inflattiva, sostenendo così la valuta nazionale», ma ha messo in guardia sul possibile senso dell’iniziativa: «Se questo fosse il gioco, Bitcoin verrebbe usato per salvare il franco, invece che, nel lungo periodo, per sostituirlo».
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Al PoW.space è attivo uno sportello quotidiano sull’iniziativa
L’evento, che ha riunito quasi un centinaio di partecipanti, dimostra come l'hub luganese abbia già assunto, dalla sua apertura ufficiale, avvenuta lo scorso novembre, il ruolo di crocevia di conoscenza e contaminazione - sia locale che internazionale - quanto alle tecnologie P2P, alla blockchain di Bitcoin, a ulteriori campi di ricerca e avanguardia e all’impatto dell’innovazione sulla società e i singoli individui. Un ruolo perfettamente in linea con la filosofia del Plan ₿ di Lugano: incentivare la libertà di parola, la libertà finanziaria e il progresso, facendo della città del Ceresio il fulcro dell’accoglienza, della formazione e della sperimentazione pratica su questi temi, su scala quantomeno continentale.
Il confronto rispetto all’iniziativa popolare su Bitcoin nella BNS proseguirà anche nei prossimi giorni: la cittadinanza è infatti invitata a visitare (LUN-VEN 13:30-15:30, SAB-DOM e festivi 11-12 e 13:30-16:30) un pop-up corner allestito presso il PoW.space sempre da Plan ₿ Network, dove chiunque potrà informarsi sull'iniziativa ed eventualmente, se dispone di passaporto svizzero, appoggiarla apponendo la propria firma. Un'occasione unica per toccare con mano lo slancio che anima la "capitale europea di Bitcoin".