Un trekking sui sentieri percorsi un tempo da alpigiani, contadini e boscaioli
FORMAZZA - Popolo della montagna, i sentieri che hanno percorso attraverso importanti passi alpini come il Sempione, il San Gottardo, il Gries, formano ancora oggi una rete che disegna i versanti delle Alpi a cavallo del territorio svizzero, italiano ed austriaco. Dalla valle di Goms, appendice estrema del Vallese posta tra il passo del San Gottardo e l’Oberland bernese, a partire dal 13mo secolo, interi nuclei familiari con i bambini più piccoli trasportati nelle gerle, si sono messi in cammino lungo le antiche mulattiere per risalire le valli, superare nei punti più convenienti le montagne e ridiscendere a sud delle Alpi in cerca di luoghi ove dar vita a nuovi villaggi.
“Popolo delle Alpi” è l’appellativo con il quale sono comunemente indicati i walser che, a fine Settecento, l’appassionato studioso ginevrino Horace Benedicte de Saussure, nel corso del suo viaggio intorno al Monte Rosa, chiamò nei suoi diari ‘sentinella tedesca’ in territorio italiano. Popolo di pastori, alpigiani, boscaioli e contadini sulla cui origine rimangono ancora aperti molti interrogativi. Abituati a lottare contro i rigori delle stagioni e la povertà del terreno, i walser sono entrati in sintonia con l’ambiente spesso ostile sviluppando, nel corso dei secoli, strategie che permettessero loro di sopravvivere. Una vita semplice, essenziale, dove nulla è concesso al caso o allo spreco.
Danno vita a villaggi laddove esistono solo alpeggi, coltivano la segale dove il clima non permette altre coltivazioni, costruiscono case adatte a far fronte ai rigori degli inverni ad alta quota ed alle valanghe, per riscaldarsi bruciano il letame nei forni di pietra ollare dove manca il legname, cuociono il pane di segale una volta all’anno nei forni comunitari del villaggio e lo consumano con parsimonia.
Anche se sull’origine dei walser non ci sono certezze, è verosimile che essi discendano da antiche tribù di origine germanica stabilitesi inizialmente nel cuore delle Alpi svizzere. In età medioevale le loro migrazioni, avvenute a più riprese, si sono dirette principalmente in tre direzioni: ad ovest, verso Briga, le valli di Saas e di Zermatt e l’area meridionale del Monte Rosa; a sud, verso Binn, Formazza, Salecchio e Bosco Gurin; ad est, verso le valli grigionesi, quelle del Liechtenstein , del Voralberg austriaco e della Rezia.
In quest’epoca le migrazioni furono rese possibili anche dalle condizioni climatiche più favorevoli rispetto alle epoche successive. I walser infatti, riuscirono a costruire villaggi anche ad alta quota, insediamenti in parte abbandonati tra Quattrocento e Cinquecento in seguito alla “piccola glaciazione”. Numerose comunità walser, al contrario, hanno mantenuto nel tempo le loro caratteristiche tramandando anche usanze e tradizioni secolari. Nelle località in territorio italiano - basti pensare alle valli intorno al Monte Rosa o alla val Formazza - i gruppi walser hanno saputo conservare i tratti caratteristici della loro cultura valorizzandola con manifestazioni folcloristiche, convegni, mostre.
Incuriositi dai Walser? Dal 12 al 15 luglio 2019 avrà luogo un esclusivo trekking da Binn a Bosco Gurin in quattro giorni!
Testo a cura di Claudio Rossetti
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