Centinaia di artisti ed artigiani esporranno ad Aosta il 30 e 31 gennaio
AOSTA – Se feit cllier lo dzor de sèn-t-Or, l'or baille lo tor et dor euncò pe quarenta dzor: in patois valdostano, un proverbio descrive la tradizione secondo cui se il giorno di Sant'Orso (1º febbraio) il tempo è bello, l'orso si gira nel suo pagliericcio e dorme ancora per 40 giorni, il che significa che farà brutto per i 40 giorni successivi.
La Fiera di Sant’Orso è la più grande manifestazione popolare di tutto l’arco alpino. Ogni anno, da più di mille anni - quest’anno edizione n. 1019 - il 30 e il 31 gennaio, centinaia di artisti ed artigiani della Valle d’Aosta, presentano il frutto del loro lavoro: scultura e intaglio su legno e pietra, lavorazione di ferro, cuoio, tessuti. Una grande Fiera, visitata ogni anno da oltre 150 mila persone.
Wikipedia indica che la festa à dedicata all’omonimo santo (monaco eremita d'origine irlandese e vissuto ad Aosta, morto nel 529) e celebrata il primo giorno di febbraio, al quale fu altresì dedicata la Collegiata omonima presso il capoluogo, fondata intorno all'anno mille sui resti di una preesistente basilica paleocristiana. Così lo stesso anno fu per convenzione scelto anche come anno di nascita della fiera stessa. Nella tradizione, la fiera è conosciuta semplicemente come "la foire" o "la millenaria"; oggi vi partecipano più di mille artigiani. La manifestazione è anticipata dalla Foire de Saint-Ours de Donnas, che ha luogo nel borgo storico del vicino paese di Donnas, in bassa Valle d’Aosta, due settimane prima, a metà gennaio. Questo evento è definito localmente la "petite foire" (piccola fiera).
Tradizionalmente, il gesto che dà inizio alla foire è il dono che il santo fece ai poveri della città, dei tradizionali sandali “sabot”, proprio nella zona della collegiata. Aosta festeggia quindi per due giorni, partendo dalla piazza principale Emilio Chanoux con eventi, rievocazioni ed esposizioni di artigianato tradizionale e prodotti tipici. Queste tradizionali ricorrenze, alla sera, in Valle d’Aosta, prendono in dialetto valdostano il nome di "veillà" (veglia).
Un’occasione per visitare la sede valdostana della Fondation Barry, situata nel centro storico di Aosta al numero 19 di Via Martinet. Un infopoint creato nel 2015 per promuovere le attività turistiche del museo Barryland nel capoluogo italiano. Ad accogliervi il 31 gennaio vi sarà anche “Magnum”, ambasciatore dell’iscrizione all’UNESCO del cane San Bernardo. Vi aspetto!
Testo a cura di Claudio Rossetti
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