Visita spettrale al padiglione dell’Ucraina a Expo Dubai
DUBAI - Sei ore di volo ci separano dall’Europa, un clima estivo con oltre trenta gradi, una popolazione accogliente, strutture alberghiere di prim’ordine e Expo 2020. La grande esposizione ha aperto le sue porte a inizio ottobre. Si tratta la prima volta che il grande evento si svolge nella regione che include Medio Oriente, Nord Africa, e Sud Asia. Il tema scelto per quest’edizione è “Collegare le menti, creare il futuro”, che fa riecheggiare uno spirito, sicuramente nuovo, di collaborazione e cooperazione. Attraverso questo tema, l’Expo 2020 di Dubai fa da catalizzatore, collegando menti di tutto il mondo e ispirando i partecipanti a mobilizzarsi su sfide condivise in un’esposizione mondiale di portata globale senza precedenti. Oggi questo slogan lascia dell’amaro in bocca.
In questi giorni mi trovo con un gruppo di svizzeri in viaggio nella regione ed in particolare alla scoperta dell’esposizione universale. Expo è ben organizzata, collegata con i mezzi pubblici, interessante, molto interattiva, ma oggi c’è un’aria cupa attorno al padiglione ucraino. “Open” c’è scritto sulla porta d’entrata, ma lo stabile offre un’accoglienza spettrale. Tutti gli schermi dell’esposizione sono “out of order”, lo spettacolo multimediale fuori servizio. I collaboratori sono presenti e cercano di mostrare una normalità che però non esiste. Il loro sguardi sono immersi nei loro telefonini, sono alla ricerca di notizie dal loro paese in guerra. «Non è una guerra tra popoli, si tratta della guerra personale di Putin, un nano megalomane, contro l’occidente, contro gente inerme, gente come voi europei» mi dice un addetto alla sicurezza affranto che cerca disperatamente di telefonare alla sua famiglia, ma la rete telefonica internazionale sembra interrotta. Il palco, dove normalmente dinnanzi alla bandiera celeste e gialla salgono musicisti intenti ad animare il numeroso pubblico, oggi vige scena muta.
Tornerò a parlare della nostra visita a Expo ed in particolare all’evento ufficiale che si è svolto a Padiglione Svizzero, che ha offerto momento d’incontro e scambio tra i membri del mio gruppo, i rappresentanti delle autorità federali e la delegazione di imprenditori svizzeri attivi negli Emirati Arabi Uniti. Oggi però mi limito a queste poche parole di rispetto per un paese Europeo in guerra, dove paura e dolore meritano il nostro rispetto e la nostra solidarietà.
Testo a cura di Claudio Rossetti
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