Swiss Ski Tour ‘25: Reportage alla scoperta delle esclusive destinazioni svizzere (quinta parte)
CRANS-MONTANA - Il sole inizia a filtrare attraverso le tende della mia camera, proiettando sulla parete le prime luci dorate del mattino. Fuori, l’aria pungente del Plateau di Crans-Montana promette una giornata perfetta. Alle ore nove in punto, incontro Alexandre, responsabile PR della destinazione, davanti alla partenza della telecabina di Cry d’Er. Il suo sorriso aperto e la passione contagiosa per questa regione ci accompagneranno per tutta la giornata.
Prima di agganciare gli sci, Alexandre mi regala un’introduzione appassionata sulla storia dello sci a Crans-Montana. «Tutto ebbe inizio nel 1911 con la prima gara di discesa organizzata dall’inglese Sir Arnold Lunn, la celebre 'Roberts of Kandahar'. Da allora, la stazione ha saputo crescere conservando la sua eleganza alpina e abbracciando l’innovazione». Oggi, Crans-Montana è sinonimo di sport d’élite e lifestyle, ospitando gare internazionali come la Coppa del Mondo femminile e offrendo una varietà straordinaria di esperienze sulla neve.
Prendiamo la telecabina che ci porta in pochi minuti ai 2’200 metri di Cry d’Er. Da qui, lo sguardo abbraccia l’intera vallata del Rodano fino al Cervino e al Monte Bianco. «Questa zona è il cuore pulsante del comprensorio», mi spiega Alexandre. Iniziamo con qualche discesa fluida sulle piste ampie e ben battute, perfette per scaldare le gambe. Lo snowpark attira giovani freestyler da tutta Europa, mentre le terrazze soleggiate iniziano a popolarsi di sciatori in cerca di relax.
«Adesso andiamo su una delle piste più iconiche della stazione: la Piste Nationale», annuncia Alexandre. Con i suoi oltre 4 chilometri e un dislivello di quasi 1.000 metri, questa pista rossa è un vero test di resistenza e tecnica. Scendiamo tra curve ampie e tratti veloci, circondati da boschi innevati. La vista è spettacolare, la neve è compatta e l’adrenalina fa il resto. In fondo alla pista, ci scambiamo uno sguardo complice: questa è pura emozione.
Riprendiamo gli impianti per salire verso la zona delle Violettes. Qui le piste si snodano tra conche protette e pendii ampi. Ma la vera attrazione, oltre alla neve impeccabile, è la sosta gastronomica. Alexandre ha prenotato un tavolo nella storica Cabane des Violettes, rifugio del Club Alpino Svizzero arroccato a oltre duemila metri di altitudine. Con le sue persiane rosse e bianche e le mura in pietra, la cabane è un simbolo autentico della montagna. Gestita con passione, offre una cucina ispirata alle ricette tradizionali, come la croûte au fromage o il rösti, preparate con ingredienti locali. Pranziamo sulla terrazza panoramica, che offre una vista eccezionale sulle Alpi Pennine, dal Weisshorn alla Dent Blanche. Il sole scalda il volto mentre lo sguardo si perde tra le vette: è un momento di pura beatitudine, dove gusto e paesaggio si fondono in un’esperienza memorabile.
Nel primo pomeriggio ci dirigiamo verso Pleine Morte, il punto più alto del comprensorio a oltre 3’000 metri. La funivia ci porta su in un paesaggio quasi lunare: la neve si estende a perdita d’occhio e il silenzio è assoluto. «Qui ci si sente piccoli di fronte alla natura», dice Alexandre, e ha ragione. Dalla terrazza panoramica si scorgono le Alpi Bernesi e Pennine, mentre sotto di noi si distende il ghiacciaio. La pista che scende da qui è tecnica e affascinante, un viaggio tra cielo e neve.Dalla stazione di arrivo possiamo osservare la pista di sci di fondo a forma di farfalla. Davvero particolare. Questa disciplina è indubbiamente un’attività meditativa, dove il respiro si sincronizza con il movimento.
Per concludere la giornata, risaliamo verso la zona di Petit Mont Bonvin, un’area meno battuta ma incredibilmente affascinante. Le piste sono più strette, il paesaggio più selvaggio. Vi confesso che questo è uno dei miei angoli preferiti. Scendiamo lungo tracciati che sembrano scolpiti nella montagna, tra pini e larici secolari. La luce del tramonto dipinge di rosa le cime e ci regala un ultimo scorcio da cartolina.
Quando rientriamo in paese, le gambe sono stanche ma il cuore è leggero. Crans-Montana non è solo un comprensorio sciistico: è un mondo sospeso tra sport, natura e arte di vivere. E con una guida come Alexandre, ogni curva diventa una storia da raccontare.
I primi articoli di questo reportage, sono stati pubblicati il 29 gennaio, 25 febbraio 1 e 15 marzo 2025.
Il mio Swiss Ski Tour non finisce qui: la prossima volta vi porterò sulle piste del comprensorio di Engelberg-Titlis. Seguitemi!
Testo a cura di Claudio Rossetti
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