Non si placa la polemica sul remake con attori di “Biancaneve”. Tutta la storia di un film che già partiva in un mare in burrasca.
Biancaneve non è solo «la più bella del reame» ma, oggigiorno, anche la più criticata. Non si parla certo della protagonista della celebre fiaba dei fratelli Grimm, ma di colei che la interpreta nella recente trasposizione cinematografica della Disney. Sono anni che la famosa casa di produzione propone i live-action delle sue più celebri opere d'animazione, con alterna fortuna, e quest'anno è toccato proprio al capolavoro del 1937 di essere trasposto in film.
L'operazione, però, si è rivelata più complessa del previsto e il risultato finale non solo sembra deludente rispetto alle aspettative, ma si porta dietro una serie di polemiche molto accese che non sembrano destinate a spegnersi in breve tempo. Di ciò sembra essersi resa conto la stessa Disney che, in occasione della presentazione del film in Europa, si è vista costretta a cancellare la serata evento organizzata a Leicester Square a Londra, organizzando, al suo posto, un piccolo evento serale nel remoto castello a Segovia, a nord- ovest di Madrid.
Lo stesso dicasi per la première attesa per il prossimo 15 marzo a Los Angeles: rinunciando al red carpet la Disney ha infatti deciso di ridurre la presenza della stampa ai soli fotografi e allo staff della casa di produzione. Un modo di agire che poco si concilia con il budget da oltre duecentosessanta milioni di dollari spesi per la realizzazione del film, che vede la regia di Marc Webb e la sceneggiatura curata da Greta Gerwing, ma che trova la sua motivazione nelle polemiche di cui si accennava prima.
Non riadattate quelle fiabe - Il film, infatti, viene contestato per diversi aspetti legati alla sua realizzazione, alla scelta degli attori protagonisti, fino alla decisione di interpretare in chiave “woke” la popolare fiaba tedesca. A interpretare il ruolo della protagonista è stata chiamata l'attrice Rachel Zegler, statunitense di origini colombiane, e ciò ha scatenato una serie di commenti velenosi sui social media che evidenziavano il contrasto tra i tratti somatici di Biancaneve, una ragazza dai capelli color ebano e «la pelle bianca come la neve», e la Zegler, ritenuta da molti fan troppo diversa rispetto al ritratto originale della principessa data dai Grimm.
Critiche simili erano state avanzate in occasione del live-action “La Sirenetta” per cui era stata scelta come protagonista l'afroamericana Halle Bailey. La questione è stata chiarita dalla Zegler stessa che ha affermato che il riferimento alla pelle bianca come la neve è rivolto «a un'altra versione di Biancaneve che è stata raccontata nella storia nella quale il personaggio è sopravvissuta a una tempesta di neve quando era bambina. Il re e la regina hanno deciso di darle quel nome per ricordarle la sua resilienza, uno dei punti fondamentali del nostro film».
Una protagonista “contro” - A prescindere dai commenti sull'aspetto fisico della protagonista, ciò che però ha attirato molte critiche sulla giovane attrice sono state una serie di sue dichiarazioni e, in generale, l'atteggiamento di costante polemica rivolto dalla stessa al contenuto della fiaba e al prodotto d'animazione degli anni Trenta del secolo scorso.
Come ricordato dal Time, nel 2022 l'attrice aveva dichiarato a Extra Tv che nella fiaba Biancaneve «presta una grande attenzione alla sua storia d'amore con un ragazzo che letteralmente la perseguita. Strano, molto strano», mentre in altre interviste non ha mancato di tacciare il film d'animazione come «datato» nel rappresentare le donne al potere, e ha sostenuto che ha voluto interpretare Biancaneve come una ragazza che «sa di poter diventare la leader che sa di essere».
Tali dichiarazioni sono diventate virali sui social e molti utenti si sono lamentati per il fatto che non è detto che tutte le ragazze sognino di diventare «un capo». Come riferito dal Post, tempo fa David Halle Hand, figlio di uno dei creatori del film d'animazione del 1937, disse che Disney e suo padre «si sarebbero rivoltati nella tomba per il modo in cui si stava distruggendo il loro film (...) il nuovo prodotto è così lontano dal precedente da essere ridicolo».
A confermare la vena polemica della Zegler nei confronti del classico Disney vi è anche il suo rifiuto di cantare la canzone più famosa di tutta l'opera, ossia “Some day my prince will come” dichiarando nel 2022 a Variety di essere «spaventata dalla versione originale. Penso di averlo guardato una volta e di non averlo mai più ripreso».
All'evento europeo, l'attrice si è esibita davanti ad un centinaio di invitati selezionati nella nuova canzone “Waiting on a wish” nel cui testo ci si chiede se Biancaneve «si alzerà o chinerà la testa? Lei guiderà o sarà solo guidata? È la ragazza che ha sempre detto che sarebbe stata?». Come spiegato a Variety dalla stessa protagonista «Biancaneve non sarà salvata dal principe e non sognerà il vero amore, ma vuole diventare la leader che il suo defunto padre le ha detto che potrebbe esser se avesse abbandonato la paura». Come riferito dal Daily Mail, la Zegler ha specificato che non ci sarà alcun principe azzurro nel senso più tradizionale del termine, ma ci sarà «un ragazzo» di nome Jonathan interpretato dall'attore Andrew Burnap.
Biancaneve pro-Palestina, la regina pro-Israele - Un altro complesso problema per la Disney sono le posizioni dichiaratamente filo-palestinesi della Zegler in netto contrasto con il sostegno dato al suo Paese dall'israeliana Gal Gadot che interpreta la Regina cattiva. Mentre la prima, infatti, ha espresso chiaramente il sostegno alla Palestina, criticando sui suoi profili social il genocidio in corso a Gaza, Gadot, un ex membro delle Forze di Difesa Israeliane, Idf, ha pubblicamente sostenuto l'operato di Israele a difesa dei suoi cittadini, chiedendo il rilascio degli ostaggi tenuti prigionieri da Hamas.
Anche la Gadot poi, è stata oggetto di critiche sui social, dove è circolata l'illazione che l'attrice non abbia voluto consegnare il premio Oscar per il miglior documentario al film palestinese ”No Other Land”. Il movimento Bds, ha invitato quante più persone possibile a boicottare il film definendo Gal Gadot «un orgogliosa sostenitrice della guerra genocida israeliana», sostenendo che il cast di Biancaneve riflette «la lunga tradizione di Hollywood di imbiancatura e promozione dell'apartheid israeliano».
Fonti ben informate garantiscono che le due attrici si rispettino, ma siano tutt'altro che amiche avendo posizioni così divergenti. Secondo gli addetti ai lavori, la decisione della Disney di ridimensionare gli eventi promozionali legati al lancio del film è un modo per evitare domande dirette sulle posizioni politiche degli attori, cosa che potrebbe accendere ulteriori polemiche dannose alla sua buona riuscita nelle sale cinematografiche.
Nella polemica anche i nani - Un altro tema scottante è quello legato alla scelta di sostituire i nani del titolo con creature fantastiche create con la CGI. Le decisioni legate alla figura dei nani sono state criticate su più fronti, e nel 2022 l'attore affetto da nanismo Peter Dinklage, il celebre Tyrion Lannister nella serie tv “Il Trono di Spade”, aveva avanzato una disamina sul tema nel podcast “WTF” di Mark Maron anche alla luce della decisione di avere Rachel Zagler come protagonista.
«Da una parte-ha dichiarato Dinklage - ti stai comportando da progressista, ma poi stai comunque raccontando quella cazzo di storia dei sette nani che vivono tutti insieme in una grotta», accusando il film di essere rimasto indietro nella lotta contro determinati stereotipi.
Di contro, l'attore e conduttore televisivo Jason Acuña, meglio conosciuto come Wee-Man, ha contestato il fatto che tra le figure magiche affiancate a Biancaneve solo uno fosse di statura bassa mentre gli altri fossero di altezza media. Durante una intervista con TMZ, l'attore si è lamentato del fatto che le persone con nanismo non fossero state fatte lavorare sul set. «“Biancaneve e i Sette Nani” è per i nani - ha detto Acuña - perché state assumendo le persone di altezza media come nani?».
Dello stesso avviso e il wrestler e attore Dylan Mark Postl, noto come Hornswoggle, che ha denunciato il fatto che «le persone della sua comunità abbiano normalmente delle notevoli difficoltà a trovare dei ruoli importanti» motivo per il quale si sente di criticare aspramente la scelta fatta dalla Disney di togliere loro tale opportunità. Secondo Postl «solo perchè Dinklage ha detto ciò che ha detto lo scorso anno, è stata tolta la possibilità ad attori nani di vivere il sogno di un film importante come questo della Disney. Non è giusto. Non posso andare a cercare ruoli alla Harrison Ford o George Clooney perché non fanno per me. Questi ruoli da nano sono per le persone della mia statura e ora ci vengono tolti».
Il rischio della modernità - “Biancaneve”, come detto, non è la prima opera Disney che si scontra con le critiche dei fan per l'eccesso di 'cultura woke', termine che un tempo denotava la consapevolezza e la voglia di combattere le diseguaglianze sociali, e che ai giorni nostri viene considerato, specialmente da certi ambienti di destra, come rappresentativo di una corrente di pensiero che applica il politicamente corretto in maniera ortodossa.
Dalla scelta di spogliare Minnie del suo storico abito a pois per dotarla di un più moderno e grintoso tailleur pantalone firmato Stella McCartney, al controverso corso di formazione che insegna ai dipendenti della Disney come evitare «i saluti di genere», optando per dei più generici «ciao amici» o «ciao a tutti», la storica casa di produzione si è impegnata in una campagna di epurazione volta a una maggiore inclusività che però continua a scontentare molti suoi appassionati ammiratori, scettici sull'applicazione di criteri così rigidi e difformi dalla tradizione classica.