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VALENTINA MUHLEMANN«La Giustizia ticinese merita più dignità», ma quale?

03.06.24 - 10:14
Valentina Mühlemann, già candidata con Avanti e Ticino& Lavoro
Valentina Mühlemann
Fonte Valentina Mühlemann
«La Giustizia ticinese merita più dignità», ma quale?
Valentina Mühlemann, già candidata con Avanti e Ticino& Lavoro

La dignità, forse, non è un concetto chiaro a tutti e soprattutto non si misura in gelidi marmi e ruvidi mattoni. È vero che purtroppo la lingua italiana ne prevede due significati: uno è quello che noi cittadini conosciamo benissimo, ovvero la consapevolezza del proprio valore morale e umano; l’altro delinea un grado gerarchico elevato. Di quale significato di dignità parlano coloro che anelano fortemente l’acquisto dello stabile EFG? Per me la dignità è un sentimento fatto di fatica e rispetto per sé stessi e per gli altri.

La dignità è chi fa due lavori per sbarcare il lunario, la dignità sono le persone in fila agli sportelli sociali delle varie città, la dignità è chi svolge un lavoro umile con uno stipendio misero, la dignità sono i genitori che non sanno cosa mettere in tavola.

La dignità è quella di coloro che non trovando lavoro in Ticino, vanno a lavorare fuori cantone allontanandosi dagli affetti. La dignità profonda sono i famigliari di chi perde la vita sul posto di lavoro, di chi vede uscire un marito o un figlio e non lo vede tornare a casa. La dignità di queste persone la dovreste conoscere: sono quelle che dovrebbero essere tutelate e una spesa così grande di sicuro non aiuta. Questo è il significato di dignità e questa è la gente che paga le imposte, bisognerebbe avere almeno il rispetto di come si spendono i soldi delle fatiche di cittadini. Raggiungere le più alte cariche e la scalata gerarchica dovrebbe avere un altro modo di definizione e comunque tutti dovrebbero ricordarsi da dove sono partiti, nonostante la funzione che ricoprono. La Giustizia dovrebbe essere esempio di umiltà, di correttezza e di attenzione verso il prossimo, ovvero noi cittadini a cui si chiedono sempre più sacrifici.

Pretendere una sede lavorativa immensamente grande, costosa e colma di superfluo non è certo questione di dignità. Nei vari dibattiti abbiamo visto tutti la foga e la forza con cui chi vuole questo edificio si è espresso, diciamo che in alcuni casi a fare il paio sono stati linguaggi verbali e non verbali sgarbati e poco televisivi. A parlare di dignità sono state persone che hanno alzato i toni, sventolato e sbatacchiato fogli sui tavoli inveendo contro chi cercava di spiegare che un quarto di miliardo sono veramente un sacco di soldi.

Per parlare di condizioni dignitose sarebbe auspicabile farlo in maniera educata, quantomeno per essere più credibili. Chi decide di difendere dovrebbe farlo per vocazione e chi giudica dovrebbe attenersi alla legge, tutto questo può essere fatto in qualunque stabile con i requisiti necessari; i marmi ticinesi non credo rientrino in queste prerogative. Votare no significa riconoscere il nostro valore di cittadini, perché i tagli sul sociale che verranno fatti ci strapperanno un altro pezzo di serenità e allora sì che dovremo fare capo a tutta la nostra dignità per sopravvivere a una vita fatta di lavoro e bollette sempre più difficili da pagare.

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