Il paradosso di un giovane garagista: «Vogliono garanzie. Così l'economia non gira». La Camera di commercio: «Si valutano di più i rischi».
BELLINZONA - Ha bussato alla porta di tante banche per ottenere un credito di 30.000 franchi. Invano. «Così non riuscirò mai a fare crescere la mia attività», sospira un garagista ticinese attivo dal 2017. In un Ticino in cui il 90% delle imprese ha meno di 10 dipendenti il tema è importante. «Le banche vogliono garanzie per farti un prestito – sospira –. Ho un inventario da 180.000 franchi. Un'attività avviata. Sulla carta vado benissimo. Però secondo loro faccio poco fatturato».
«Mi sento impotente» – Fatturato che, carte alla mano, corrisponde comunque a circa un quarto di milione di franchi all'anno. «Mangiano tre famiglie grazie a questo fatturato», sostiene il garagista. Il suo è uno sfogo che fa riflettere. «Mi sento impotente. Non posso creare. Volevo solo avere un po' di liquidità per progetti futuri. Mi sono informato: non fanno così solo con me. Altri piccoli imprenditori si vedono preclusa ogni possibilità. Così l'economia è a rischio».
«Boccata d'ossigeno» – Il garagista racconta il suo percorso senza lieto fine. «Ho chiesto a tutte le banche immaginabili. Mi hanno dato tutte le stesse risposte. È dal 2017 che sto in piedi senza alcun sostegno. Ho sempre pagato tutto. Non ho prestiti, non ho leasing. Ho superato anche la pandemia con le mie gambe senza chiedere aiuti a nessuno. La situazione internazionale è critica. Quei 30.000 franchi erano importanti per avere una boccata d'ossigeno, per avere una riserva. Li avrei restituiti con gli interessi».
«Mi hanno fatto le pulci» – A colpire è anche il fatto che il garagista voglia mantenere l'assoluto anonimato. Teme di avere ripercussioni. «Sì. È così. Le paure mi arrivano dai comportamenti con cui sono stato trattato. Mi hanno fatto le pulci. Mi hanno chiesto nel dettaglio a cosa mi servissero. È un paradosso. Se uno ha già una garanzia, significa che sta bene. A quel punto mica va a chiedere soldi alla banca. In questo modo mi sembra che si favoriscano solo le aziende ricche».
«Settori instabili» – Ma davvero le banche stanno stringendo le viti nei confronti dei piccoli imprenditori? Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi del cantone Ticino, non è così negativo nella sua analisi. «Ci sono settori per cui le banche adesso valutano molto di più il rischio rispetto al passato. Questo è vero. Uno dei settori critici potrebbe essere quello della ristorazione dove c'è molta instabilità. Ogni caso però va contestualizzato».
«Ci capita di facilitare il dialogo» – Non mancano tuttavia le segnalazioni simili a quella del garagista in questione. «Ci capita di dovere facilitare il dialogo tra l'imprenditore e la banca – sottolinea Albertoni –. Spesso si trova una soluzione».
«Buoni esiti anche con UBS» – Il tema dell'inasprimento dei finanziamenti delle aziende è stato di grande attualità a livello nazionale al momento del passaggio da Credit Suisse a UBS. «Ma la situazione – fa notare Albertoni – si è rivelata molto meno problematica di quanto ipotizzato. C'erano casi in cui da una parte vi erano aziende che richiedevano crediti e dall'altra c'era UBS. Siamo riusciti a discuterne con entrambe le parti. E i risultati sono stati buoni».