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Sem GeniniIniziativa sulla biodiversità: tante le promesse quanto i limiti

19.08.24 - 23:06
Sem Genini, segretario agricolo cantonale
TiPress
Iniziativa sulla biodiversità: tante le promesse quanto i limiti
Sem Genini, segretario agricolo cantonale

Leggere le argomentazioni a favore dell’iniziativa sulla biodiversità che stanno apparendo lascia una certa sorpresa e confusione. Appellarsi a principi generali e astratti è una legittima parte del dibattito politico ma non può essere l’unica, se così facendo si omette di parlare delle conseguenze pratiche. Facendo un pessimo servizio a tutti noi cittadine e cittadini chiamati a votare.

Una cosa va infatti sottolineata: il più delle volte non si fa minimamente accenno al testo dell’iniziativa, alle probabili e possibili conseguenze ed a qualsivoglia argomentazione ad esse correlate. Leggiamo invece un inanellare di fatti e considerazioni, alcune condivisibili: i boschi hanno un effetto protettivo? Certo: il 45% del totale svizzero svolge questa funzione, riconosciuta, apprezzata, protetta e rafforzata. Tutta una serie di piante, incluse alcune delle nostre colture principali, dipende dagli insetti per essere impollinata? Certamente: ancora una volta nessuno nega l’importanza ed i benefici di un ambiente in salute. È la via proposta dall’iniziativa a trovarci completamente in disaccordo.La cura del nostro ambiente naturale è fondamentale, specialmente con i cambiamenti climatici in atto su scala globale. L’iniziativa non può però controllare le temperature o le condizioni meteorologiche, né l’arrivo di nuove specie invasive. Chiede quindi di imporre limiti stringenti, mettendo una parte importante della superficie elvetica (ben il 30%) sotto tutela, con la possibilità di intervenire in esse solo in caso di “interessi preponderanti” e conservandone “l’essenza […] intatta”. La conseguenza è che la gestione e pertanto la produzione delle risorse forestali, delle energie rinnovabili e delle superfici agricole verrebbe fortemente limitata, compromettendo lo sviluppo di quelle regioni periferiche che basano proprio parte del proprio sviluppo sulla preservazione e valorizzazione… dell’ambiente naturale. Tra mille difficoltà, perché le leggi svizzere sono severe anche per quanto riguarda la protezione ambientale.La biodiversità ne beneficerebbe? È lecito dubitare di quanto gli iniziativisti vogliono far credere: in Slovenia la metà delle piante, quattro quinti degli anfibi e rettili e la metà dei mammiferi sono a rischio di estinzione. Questo nonostante il 41% della superficie nazionale sia un’area protetta, tra cui più del 30% sia parte della “Rete Smeraldo”. Lo stesso vale in Germania, in Italia e nelle altre nazioni: le percentuali delle specie a rischio di estinzione restano pressoché stabili, indipendentemente dalla percentuale di superfici protette.Mi si permetta una puntualizzazione, siccome preferisco essere diretto e non fare certi giochetti. Sentire ripetere gli iniziativisti che “il 30% come obiettivo da preservare non è menzionato da nessuna parte del testo” è fuorviante e non corrisponde al vero. Cosa scriveva ProNatura nella risposta al documento al messaggio del CF sull’iniziativa in questione? “Misure aggiuntive sono necessarie affinché la Svizzera disponga di una rete di aree protette funzionale, che rispetti le esigenze scientifiche della protezione delle specie e degli habitat, ma anche gli impegni internazionali presi nel quadro della Convenzione sulla diversità biologica e della Convenzione di Berna”. Il 30% c’è e lo hanno ripetuto più volte. Fino a quando non hanno iniziato la campagna per il voto.Quali sarebbero le conseguenze per consumatrici e consumatori? Oltre a divieti, burocrazia e un aumento dei costi per tutti noi, è lapalissiano che meno si produce e più si importa o si va a comperare all’estero, da Paesi con norme molto meno severe delle nostre. Giova ricordare che le proteste contadine a livello europeo avvenute ad inizio anno riflettevano sì un malessere diffuso del settore, ma erano state innescate proprio da alcune proposte di legge a favore dell’ambiente che in Svizzera sono già realtà da decenni. Esternalizzeremmo il nostro impatto ambientale all’estero: chiamiamo il greenwashing con il suo nome.Oggi le famiglie contadine svizzere dedicano pressoché il 20% delle proprie superfici alla promozione della biodiversità, rispetto al 7% obbligatorio per legge. Non è aumentando queste superfici almeno al 30% e diminuendo quelle coltivate che faremmo un vero servizio alla biodiversità ed a noi stessi. Si deve semmai puntare a migliorare qualitativamente quelle esistenti, piuttosto che incrementarne la quantità.

Spiace quindi vedere le associazioni dei consumatori anteporre scelte politiche all’analisi concreta, raccomandando di votare a favore. L’iniziativa sulla biodiversità propone una strada lastricata di divieti e limitazioni che gioverebbe solo a pochi ed andrebbe a scapito di molti. È estrema, fuorviante e non porterà a dei vantaggi per la biodiversità, ma sposterebbe solo la nostra impronta ecologica all’estero. Non lasciamoci ammiccare da titoli semplicistici con conseguenze nefaste e votiamo NO all’iniziativa sulla biodiversità!


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