Tuto Rossi, Gran Consigliere dell’UDC
Le reciproche denunce fra i cinque magistrati del Tribunale Penale Cantonale offendono gravemente l’immagine della Giustizia, e compromettono la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.
Tuttavia, i politici che lanciano anatemi sui giornali chiedendo l’eliminazione di questo o quel giudice per questa o quella vignetta dovrebbero avere il buon gusto di tacere.
Con i loro inviti al linciaggio provocano distruzione invece di costruzione.
Innanzitutto il Tribunale non si ferma e la sua immagine deve essere preservata.
Ci sono cittadini sotto processo, fra i quali molti in detenzione preventiva, che hanno il diritto di sentirsi giudicati da un tribunale credibile e competente.
Inoltre i politici che cercano visibilità, in particolare i membri della commissione Diritti e Giustizia, sono quelli che nelle nomine privilegiano sistematicamente il clientelismo e l’obbedienza al loro partito a scapito della competenza e dell’intelligenza.
Sono loro e non i magistrati i primi responsabili dell’attuale disastro.
Sono convinto che i cinque Giudici avvitati nel cacofonico litigio conservano grandi capacità, e che hanno l’intelligenza per fuggire da questa loro assurdità.
Invece di prolungare l’attuale delirio con mandati agli avvocati di regime e ai procuratori del Nord delle Alpi, il Presidente del Consiglio di Stato e quello del Gran Consiglio devono semplicemente scendere a Palazzo di Giustizia con le idee in chiaro e il pugno di ferro: Giudici e personale amministrativo hanno 24 ore per ristabilire l’ordine della giustizia.
Se non ci riescono, i cinque Giudici saranno trasferiti nei cinque capoluoghi, con nuovo personale, in modo da lavorare serenamente senza doversi guardare in faccia.
La ricetta è facile, ma bisogna trovare le donne o gli uomini che abbiano coraggio e personalità per imporla.