Erling Haaland, bomber implacabile: «So di essere fortunato a fare questo lavoro ed è anche importante ammetterlo».
«Gardiola? È un maniaco dei dettagli. Mi disse di arrivare sempre concentrato agli allenamenti, altrimenti mi avrebbe fatto a pezzi».
MANCHESTER - «La gente è più scioccata quando non segno rispetto a quando realizzo magari due gol». Normale se ti chiami Erling Haaland e ormai da anni viaggi a una media-reti da alieno, da cyborg programmato per terrorizzare le difese avversarie. Il bomber norvegese, abituato a parlare pochissimo con i media e dimostrare il suo valore in campo, ha concesso un’interessante intervista al “Telegraph” in cui ha toccato diversi argomenti.
«A me piace scherzare. È fondamentale nella vita. Molti norvegesi hanno lo stesso senso dell’umorismo degli inglesi. Devi goderti e apprezzare ogni giorno perché non sai mai cosa accadrà quello seguente. So di essere fortunato ed è anche importante ammetterlo. Ho il privilegio di giocare sui migliori campi al mondo e con i migliori giocatori. Però il tempo vola. Tra 10 anni potrei essermi già ritirato. Quindi mi dico “goditi il momento, siediti e respira”», spiega il 23enne del Manchester City.
Per alcuni è una bestia, per Jurgen Klopp una forza della natura, per Guardiola è inarrestabile. Haaland, invece, si descrive come “uno zombie”. «Proprio così. Durante le partite alcuni mi criticano perché non tocco palla. Posso entrare e toccare la sfera un paio di volte, ma spesso sto semplicemente camminando, sto lì in piedi concentrato nel mio mondo… è difficile da spiegare. Esco dal mio corpo e divento uno zombie. È una specie di “zona fuori". Aspetto l’occasione e quando arriva so che devo essere pronto. Sono sempre acceso, ma vado in giro e “scansiono”. Aspetto la mia chance e penso a quello che può accadere quando entro in possesso della palla, in base alla zona di campo in cui sono. Resto lì e aspetto il momento giusto per colpire».
Poi un aneddoto sul suo “impatto” con Guardiola. «È un maniaco dei dettagli e ci chiede tantissimo ogni giorno. Quando ho parlato con lui prima di firmare è stato chiaro: “Non mi interessa quello che fai, fai quello che vuoi”. “Ma quando sei in campo per l’allenamento devi essere concentrato. Altrimenti ti farò a pezzi”».