Thomas Bäumle: «Gli estremi difensori elvetici faticano a trovare un posto da titolare nei club. Molti a 16 anni "emigrano" in nord America».
Il 38enne ha parlato del suo ruolo in Nazionale: «Lavorare con Berra e Genoni è stata una grande esperienza. Il futuro è di Schmid».
BERNA - Thomas Bäumle, dal 2019 coach dei portieri della Nazionale svizzera, terminerà la sua avventura alla fine del mese di aprile.
Negli ultimi quattro anni il 38enne ha così avuto modo di collaborare con Patrick Fischer e di osservare gli estremi difensori elvetici del futuro. «Lavorare con la Nazionale è stata un'esperienza davvero interessante e gratificante», ha analizzato l'ex portiere dell'Ambrì. «Ho avuto la possibilità di misurarmi con degli elementi del calibro di Berra e Genoni e ho potuto vedere tanti giovani all'opera. Per loro la strada è spianata, dovranno essere in grado di raccogliere l'eredità che lasceranno i numeri uno di Friborgo e Zugo».
Con l'avvento dei sei stranieri per squadra in National League, non sono però molti i rossocrociati che vengono schierati con costanza. «Questo non è sicuramente un fattore positivo per la Nazionale e per un portiere svizzero è molto difficile competere con un collega straniero per un posto da titolare nel proprio club. I più giovani sono così costretti a "emigrare" già all'età di 16 anni per trovare fortuna in nord America. Negli scorsi anni abbiamo svolto un grande lavoro sugli estremi difensori e ne abbiamo diversi molto talentuosi, ma dovrebbero essere schierati con più continuità. Reputo che sei stranieri per squadra contemporaneamente sul ghiaccio siano troppi e non soltanto per quanto riguarda i portieri, ma anche per i giocatori di movimento. In questo contesto i giovani faranno sempre più fatica a emergere. È una situazione delicata».
Chi ci sarà nel futuro prossimo? «Negli ultimi tempi abbiamo potuto vedere all'opera soprattutto Melvin Nyffeler del Rapperswil e Sandro Aeschlimann del Davos, che hanno a disposizione molto ghiaccio. Oltre a loro segnalo il nome di Akira Schmid – da due stagioni in New Jersey, con Devils (NHL) e Utica Comets (AHL) – che reputo un elemento molto promettente. Infine stiamo monitorando anche i vari Ludovic Waeber, Philip Wüthrich, Gauthier Descloux, Gilles Senn e Joren Van Pottelberghe, schierati però con meno frequenza. L'importante è che si faranno trovare pronti quando verranno chiamati in causa da Patrick Fischer».
Ce la farà la Nazionale a vincere prima o poi la medaglia d'oro ai Mondiali? «Possiamo contare su un ottimo gruppo, ma per vincere qualcosa abbiamo sicuramente bisogno dei nostri migliori giocatori di NHL. L'obiettivo è quello di salire ogni anno sul tetto del mondo e ci proveremo anche questa volta. Peccato per l'edizione del 2020 in casa: eravamo i grandi favoriti al successo finale, ma il Covid-19 ha rovinato i nostri piani. Ad aprile, dopo i Mondiali, lascerò la Nazionale e sarebbe bello farlo da vincitore».