Controllo dei prezzi, investimenti, posti di lavoro e decarbonizzazione sono i vari fronti aperti.
BERNA - Il futuro vedrà sempre arrivare il postino a casa ma sarà “affiancato” anche da un portalettere virtuale che consegnerà via mail le comunicazioni. Si tratta solo di una delle tante novità previste dalla Posta svizzera alle prese, proprio in questi giorni, con i conti del 2023. Numeri che dicono come lo scorso anno la Posta abbia realizzato un utile di 254 milioni di franchi, in calo di 41 milioni rispetto all'anno precedente, quando il dato era già diminuito di un terzo.
Cifre negative in parte spiegate dalla tendenza alla diminuzione dei volumi di lettere, pacchi e del traffico dei pagamenti. E davanti a tali risultati si pensa ovviamente a come poter recuperare in futuro. A delineare le strategie sono il presidente del consiglio di amministrazione di Poste Christian Levrat e l'amministratore delegato Roberto Cirillo, intervistati da 20 Minuten.
Postino - Innanzitutto l’attenzione viene rivolta al sistema di consegna che sarà «ibrido. Continueremo ad avere le lettere cartacee ma stiamo sviluppando un canale per la consegna in formato digitale. Si avranno così due cassette delle lettere, una davanti casa e una sullo smartphone. Il postino dunque continuerà a venire in ogni casa dal lunedì al sabato», spiega il presidente Christian Levrat.
Numeri - In base agli sviluppi attuali «il volume delle lettere potrebbe scendere al di sotto del miliardo tra il 2028 e il 2034», ha dichiarato il CEO della Posta. Attualmente vengono consegnate 1,65 miliardi di lettere all'anno. Un buon quarto è affrancato con la posta A, mentre più della metà è costituita da lettere B2, cioè invii di massa che vengono consegnati nel giro di cinque-sei giorni.
Costi - Altro tema è l’antitesi tra i guadagni in calo e l’aumento dei prezzi per lettere e pacchi. «L’incremento medio dei prezzi del 2024 è stato definito - dice Roberto Cirillo - con il monitor Prezzi e varrà per i prossimi due anni». Inoltre, sempre sul fronte delle cifre «noi ci autofinanziamo e non riceviamo soldi dal governo, viviamo dei nostri profitti e ogni anno dobbiamo investire circa mezzo miliardo di franchi per acquistare nuovi impianti o elettrificare la flotta», specifica sempre Cirillo.
Pacchi - Elemento di ulteriore discussione è quello relativo alle consegne di pacchi provenienti dall’estero e in particolare quelli dei grandi colossi dell’e-commerce, da Shein a Temu. «Portiamo a casa tutti i pacchi che i clienti ordinano», dice Levrat e davanti all’opposizione che i prodotti in arrivo dalla Cina siano quasi gratuiti, mentre in Svizzera un pacco normale costi 8,50, la risposta è netta.«Per noi, dal punto di vista logistico, i pacchi provenienti dalla Cina non sono più economici di quelli in arrivo dagli USA. Anche la Cina è da diversi anni un Paese sviluppato e quindi caro quanto gli altri. In Svizzera i prezzi dal ritiro alla consegna sono semplicemente più alti che in altri paesi».
Decarbonizzazione - Infine entro il 2040 la Posta punta a ridurre di circa il 90% le emissioni di CO2, rimuovendo attivamente dall’atmosfera e immagazzinando a lungo termine il restante 10% circa, costituito da emissioni che nel frattempo non sarà possibile evitare dal punto di vista tecnologico. Per farlo, l’azienda punta su diversi metodi naturali, tra cui la gestione forestale. Nel tempo, infatti, una foresta che cresce rimuove il CO2 dall’atmosfera assorbendolo nel suo legno. Ragioni per cui la Posta investe nelle foreste e ha sottoscritto un contratto d’acquisto di un tratto di bosco presente in Turingia, in Germania. «Abbiamo cercato in Svizzera e a livello internazionale ma abbiamo trovato il posto giusto in Germania», ha spiegato la scelta Roberto Cirillo.
Tagli occupazionali - Levrat ha poi risposto alle domande sull'evoluzione della rete di filiali della Posta nei prossimi dieci anni. «È in corso una pianificazione per i prossimi quattro anni sulla quale non si possono ancora fornire dettagli. A lungo termine, comunque, il piano prevede di aumentare il numero di punti di servizio», ha detto sottolineando come il fattore decisivo sia la domanda e non escludendo la possibilità di «aggiustamenti puntuali dell'organico». Al momento non sono previsti tagli massicci di posti di lavoro. Al contrario, la Posta si deve sforzare per trovare un numero sufficiente di dipendenti. E si calcola che entro il 2030 un terzo della forza lavoro lascerà l'azienda, soprattutto in seguito ai pensionamenti.