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Vivere col codice della vergogna

L'Università di Berna indaga sulle discriminazioni degli omosessuali nell'esercito. Marchiati come "anormali" e costretti alla segretezza.
L'Università di Berna indaga sulle discriminazioni degli omosessuali nell'esercito. Marchiati come "anormali" e costretti alla segretezza.

Codice NM IV, uno stigma, il segno della diversità. Un codice, apposto sul libretto di leva, che determinava l'inidoneità a prestare il servizio militare per “predisposizione sessuale anomala”, e che per molte persone ha rappresentato motivo di vergogna e discriminazione.

Hans e il suo codice della vergogna - Quel codice se lo ricorda bene Hans-Ulrich Stoller che racconta al Tages Anzeiger di essere entrato nella Rs nel 1974 dopo aver finito il suo corso di studi e aver iniziato il suo primo lavoro in una latteria produttrice del formaggio Emmental. “Non mi sentivo affatto bene lì-racconta l'uomo che all'epoca non aveva rivelato a nessuno di essere omosessuale-mi sentivo minacciato in questo ambiente ostile”. Dopo appena due settimane Stoller, che aveva iniziato a nutrire anche pensieri suicidi, si rivolse al medico del poligono che lo indirizzò, a sua volta, da uno psichiatra al quale il giovane confidò la propria omosessualità. A seguito di questo colloquio il giovane venne riformato con il codice NM IV, a causa delle sue preferenze sessuali ritenute “anomale”, e dovette, per tale motivo, pagare anche un cospicuo risarcimento all'esercito. La notazione del codice sul libretto militare divenne un problema quando Stoller, divenuto parroco a Berna, lo dovette presentare al suo superiore temendo “che denunciasse il mio ingresso al Comune e perdessi il mio lavoro”. Vivere con la paura di essere scoperto per un modo d'essere che non costituisce certo motivo di colpa ha condotto l'uomo a vivere un'esistenza defilata, e ad ammalarsi seriamente di una grave forma di esaurimento nervoso. L'uomo abbandonò successivamente la tonaca, diventando terapista per persone con storie di tossicodipendenza e, successivamente, manager presso la Chiesa dello Santo Spirito a Berna. Ancora oggi, nonostante la società sia più aperta che in passato, nota rigurgiti di omofobia mai sopiti “che fanno ancora male”.

Puniti fino al 1992 - E' bene ricordare che fino al 1992 il Codice militare svizzero puniva l'omosessualità all'interno del proprio corpo militare, nonostante il Codice civile avesse già depenalizzato gli atti sessuali consensuali tra adulti dello stesso sesso fin dal lontano 1942. Sono in tanti ad aver attraversato il medesimo calvario toccato a Stoller; giovani segnati da un codice che li marchiava pubblicamente come anormali, e li costringeva a mettere a nudo aspetti della propria sfera sessuale che spesso non avevano confessato neanche ai propri famigliari.

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Rolf e la carriera militare interrotta - Rolf Stürm, ad esempio, settantaquattrenne ex medico militare, ha nascosto per decenni la propria omosessualità. L'uomo frequentò la Scuola ufficiali dell'esercito negli anni Settanta, quando ancora vigeva l'articolo 157 del Codice penale militare che puniva con il carcere “un atto indecente con una persona dello stesso sesso”, e solo nel 1985 trovò il coraggio di dichiarare la propria omosessualità. Ciò accadde in occasione di una campagna di donazione del sangue all'epoca interdetta alle persone omosessuali: dopo aver confessato ai propri commilitoni di essere gay, Stürm vide svanire nel nulla ogni possibilità di continuare la propria carriera militare. Nel suo libretto una mano anonima aveva annottato a matita la sigla Hs, omosessuale.

Un'indagine che farà luce - A seguito dell'accoglimento in Parlamento della richiesta avanzata dalla consigliera nazionale Priska Seiler Graf del Partito socialista svizzero, è stata di recente commissionata all'Università di Berna un'indagine per far luce sulle discriminazioni subite dalle persone omosessuali all'interno dell'esercito svizzero, dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Il team di ricercatori, nei prossimi quattro anni, dovranno far luce sugli episodi di discriminazione e violenza omofoba, fornendo anche delle linee guida da adottare all'interno dei corpi armati per garantire una sostanziale parità sessuale e di genere.

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Mobbing e molestie nell'esercito - E' la stessa Michèle Amacker, co-direttrice del Centro interdisciplinare degli studi di genere e responsabile del progetto di ricerca, ad aver affermato sull'Agenzia Telegrafica Svizzera (ATS) che vi siano prove evidente di mobbing e molestia all'interno dell'esercito, e che le persone omosessuali risultino discriminate al momento delle selezioni o al momento di porre in essere degli avanzamenti di carriera. E' altrettanto vero che, in passato, venissero apposti dei codici o segni nel libretto di servizio per identificare le persone omosessuali, e che “questi venivano inseriti come motivo di non idoneità”, con conseguenze devastanti per la persona interessata, sia dal punto di vista personale che professionale. La Amacker si è detta interessata “ad approfondire tutte queste indicazioni e, se necessario, documentare tali episodi e studiare le loro conseguenze psicologiche, giuridiche, sociali ed economiche per le persone colpite”. Che all'interno dell'esercito vengano ancora posti in essere comportamenti discriminatori in base all'orientamento sessuale delle persone viene confermato da Dominik Winter, presidente della Queer Officers Association, che sul Tages Anzeiger ha rimarcato la necessità “di fare i conti con questo capitolo oscuro della storia dell'esercito”.

Discriminazione sessuale: un fronte ancora aperto nella società occidentale - La discriminazione sessuale e di genere è ancora radicata nella società occidentale moderna, per quanto, rispetto al passato, siano stati compiuti importanti passi avanti. Esaminare il passato per gettare le basi di nuove regole di convivenza è sicuramente doveroso e necessario. Inutile negare che vi sono ambienti professionali che per loro natura abbiano favorito dei comportamenti discriminatori e i corpi armati, con la passata retorica legata alla forza fisica e al machismo, hanno arginato molto in ritardo tali tipi di atteggiamenti. Anche in ambito militare, comunque, sono state introdotte delle rilevanti novità per la tutela della dignità e della privacy delle persone anche se, a fronte di un rinnovato atteggiamento di inclusione portato avanti in tanti Paesi del mondo, ve ne sono altri dove la libertà sessuale delle persone, in ambito civile e militare, è criminalizzato e punito severamente.

I paesi virtuosi - Nella maggior parte delle forze militari dei Paesi occidentali, sono state rimosse le politiche di esclusione sulla base dell'orientamento sessuale. In Francia, Regno Unito e Stati Uniti è aperta la carriera militare alle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ , e lo stesso dicasi per Belgio, Portogallo, Spagna, Paesi Bassi, Norvegia e Canada che non prevedono alcuna limitazione al servizio militare per le persone omosessuali. Lo stesso dicasi per Australia e Nuova Zelanda.

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Il ritardo di Germania e Italia - In Germania, l'articolo 175 del codice penale che qualificava l'omosessualità come reato è stato abolito solo nel 1994, e solo nel 2000 l'esercito tedesco ha abolito le norme restrittive nei confronti delle persone omosessuali, aprendo la carriera militare anche alle donne. Secondo il LGBT Military Index, l'Italia si colloca a metà di una classifica di oltre cento Paesi con riguardo ai diritti delle persone LGBTQ+ presenti nelle forze armate. I 'disturbi di identità di genere', previsti dall'articolo 582 comma 1 del dpr 2010/90 sono ancora previsti tra le cause psichiatriche di esclusione alla leva militare

In Russia le persone omosessuali possono, in determinati casi, servire l'esercito, ma sono fortemente discriminati in ambito sociale, mentre in Polonia, così come in Ungheria, ciò non è ammesso. In America Latina, il Brasile ha delle normative molto inclusive per quanta riguarda tale problematica, mentre in Medio Oriente l'unico Paese che consente apertamente alle persone LGBTQ+ di prestare servizio militare è lo stato di Israele.

Per contro è severamente proibito in Cina, India e Sud Corea. Ovviamente, come è facile capire, la rimozione di normative restrittive in ambito militare, pur rappresentando una evoluzione di fondamentale importanza, non coincide obbligatoriamente con la creazione di un clima realmente inclusivo, e sono ancora tantissimi gli episodi di discriminazione e violenza di genere denunciati da persone omosessuali appartenenti alle forze armate. Sia a livello civile, che in ambito militare, è quanto mai necessario un cambio di paradigma che porti a considerare l'uguaglianza sessuale e di genere come un dato acquisito, relegando episodi come quelli riferiti da Rolf Stürm e Hans-Ulrich Stoller come un mero, seppur tragico, retaggio di un passato ormai superato.


Appendice 1

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