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Violenza, stupri e ricatti: il pericoloso gioco dei Loverboy

L'ascesa del fenomeno dei "loverboy", giovani uomini che manipolano e sfruttano ragazze molto giovani attraverso false promesse d'amore
L'ascesa del fenomeno dei "loverboy", giovani uomini che manipolano e sfruttano ragazze molto giovani attraverso false promesse d'amore

“Mi ami o no?”. Una domanda esistenziale che, in bocca alla persona sbagliata, può diventare un' arma pericolosa. Un'arma di ricatto, un'arma per fare violenza, un'arma per soggiogare la persona che si dice di amare. “Mi ami o no?” è la chiave d'accesso che i loverboy, pericoloso fenomeno sociale in ascesa, utilizzano ad arte per scardinare la volontà delle ragazze a cui si accompagnano e indurle a soddisfare qualsiasi loro richiesta di soldi e sesso.

Il processo - Lo scorso 2 dicembre si è tenuto davanti al Tribunale per i minorenni di Winterthur il processo contro un loverboy poco più che ventenne, accusato di aver fatto violentare molteplici volte la fidanzata, all'epoca dodicenne, dal proprio gruppo di amici, e condannato in primo grado ad una pena di otto anni e nove mesi di reclusione. Un caso emblematico del modo di agire dei loverboy che, sfruttando a proprio favore l'infatuazione amorosa di ragazze molto giovani, riescono a vedere soddisfatta qualsiasi loro richiesta. Nel caso specifico, il ragazzo aveva avvicinato la ragazzina nel 2017, quando era poco più di una bambina, e per due anni l'aveva frequentata regolarmente fortificando nella ragazzina, già molto innamorata, l'idea che il suo sentimento fosse corrisposto. Forte dell'ascendente che esercitava sulla fidanzata, il ragazzo aveva poi organizzato degli “autentici stupri di gruppo”, come sono stati definiti dal Tribunale distrettuale, durante i quali la giovane veniva abusata da sei amici del fidanzato, poi condannati anch'essi in primo grado con pene diverse a seconda della loro minore o maggiore età. Il giovane aveva anche indotto la fidanzata a rubare ai suoi genitori diverse somme di denaro, per un totale di quindici mila franchi, con la minaccia di picchiarla se non avesse soddisfatto questa richiesta. Ora, il loverboy, ormai ventitreenne, e cinque coimputati hanno presentato ricorso al Tribunale d'appello di Zurigo sostenendo che la ragazza “era consenziente e molto esperta”. Lo stesso fidanzato ha dichiarato di avere la certezza che “l'ha fatto volontariamente. Non ho dato alcuna istruzione”, e che tutti coloro che hanno partecipato agli incontri “si sono divertiti parecchio”. Questa vicenda spiega bene la pericolosità dei loverboy che, secondo la definizione data da Act212, Centro specializzato nella lotta contro la tratta di esseri umani, sono “per lo più giovani uomini che fingono di essere fortemente innamorati della ragazza o ragazzo, o giovani adulti, in questione”.


Ecco come agiscono - Dopo aver conquistato la fiducia della propria vittima, contattata sui social media o avvicinata nei tipici luoghi d'incontro degli adolescenti, grazie ad un corteggiamento serrato a suon di complimenti e regali, i loverboy passano molto rapidamente a sfruttare a proprio favore l'infatuazione dell'altra persona per avanzare richieste estorsive o perpetrare comportamenti abusanti, sia dal punto di vista sessuale che psicologico, fino ad arrivare a far prostituire la vittima che può entrare nella spirale della tratta di esseri umani. In alcuni casi, poi, i loverboy non agiscono da soli, ma possono far parte di una rete di criminali che mirano alle persone più fragili, solitamente ragazze o giovani donne con scarsa autostima o in situazioni di difficoltà personale. Il profilo psicologico tipico del loverboy invece, sempre secondo Act 212, è quello “di una persona molto manipolatrice, possessiva, che tende a controllare la sua vittima, isolandola sempre più dal proprio ambiente e rendendola dipendente da sé”. I primi segnali d'allarme dovrebbero scattare quando si nota un cambiamento nelle abitudini e nei comportamenti della minore in questione che può all'improvviso sfoggiare oggetti molto costosi, e apparire sempre più chiusa in sé stessa o problematica, sia nella propria quotidianità familiare che scolastica.

Gruppi criminali - Del fenomeno se ne parla già da diverso tempo. Era attivo fin dal 2009, ad esempio, un gruppo criminale guidato da due cittadini rumeni che, sfruttando le tecniche proprie dei loverboy, avevano indotto molte connazionali, provenienti da contesti sociali problematici, a prostituirsi. Come riportato sul proprio sito da Eurojust, l'agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria, “le vittime erano state sedotte con false promesse di una relazione amorosa e di un futuro da vivere nel lusso”. In realtà, le ragazze vennero attirate nel mondo della prostituzione e sfruttate sessualmente in Romania, per poi essere mandate, attraverso l'uso di documenti falsi, nel Regno Unito, in Irlanda e in Germania. Nel 2020, grazie alla creazione di una squadra investigativa congiunta, tale rete criminale venne smantellata, e molte vittime furono supportate ed aiutate a ricostruirsi una vita. Non si è trattato però di un caso isolato e molte altre organizzazioni criminali hanno operato in Europa utilizzando delle modalità simili.

La politica si attiva - Nel 2017, la consigliera nazionale Marianne Streiff-Feller depositò un'interpellanza su questo preoccupante fenomeno, ritenendo indispensabile “fornire informazioni preventive nelle scuole e ai genitori nonché istituire un servizio di consulenza dotato delle necessarie competenze in materia”. Il Consiglio Federale svizzero convenne che, pur in assenza di dati certi, il fenomeno non poteva certo essere sottovalutato, prevedendo, in collaborazione con Fedpol, una serie di azioni mirate, in concerto anche con la società civile e le organizzazioni preposte alla difesa delle fasce più deboli della popolazione, per arginare il fenomeno e sensibilizzare sul problema. Il moltiplicarsi di casi simili, ha portato fortunatamente l'opinione pubblica a prestare maggiore attenzione di un tempo al problema dei loverboy che forse, in passato, veniva catalogato con minore preoccupazione come un isolato fenomeno giovanile.

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Maria, innamorata e stuprata dagli amici di lui - Eppure, sono moltissime le storie di ragazze molto giovani che hanno avuto la vita rovinata da questo genere di persone. Già nel 2009, il Guardian aveva raccontato la storia della dodicenne olandese Maria Mosterd, avvicinata da uno studente più grande della sua stessa scuola che “l'aveva fatta sentire per una volta speciale”. Il ragazzo, che indossava abiti e gioielli molto vistosi, era tenuto in grande considerazione da tutti i suoi coetanei, e molte ragazze “volevano che parlasse con loro”. Lusingata dall'essere oggetto di attenzioni da parte di un ragazzo così popolare, la dodicenne iniziò a saltare le lezioni scolastiche e, sempre istigata dal fidanzato, a fare sesso con lui e fumare droga “per portare un po' di eccitazione a Zwolle”, la cittadina dove Maria viveva con la madre, insegnante di teatro. Da autentico loverboy, il ragazzo prese a controllare la fidanzata in ogni aspetto della sua vita, da quando uscire di casa, mangiare e dormire, dietro la promessa di una bella vita insieme. “Mi sembrava normale” dichiarò all'epoca la ragazza che ormai era troppo invischiata in una relazione tossica per potersi ribellare alla richiesta di Manou di fare sesso con due suoi amici. In quattro anni di relazione, Maria subì diversi stupri di gruppo ,e venne picchiata numerose volte da colui che l'obbligava anche a “trasportare droga e armi nella sua borsa di scuola”. Quando la ragazzina, interrogata sulle sue numerose assenze a scuola da un professore, ha iniziato a raccontare degli stupri subiti non è riuscita neanche a capire perché la madre e l'insegnate “ne abbiano fatto un tale dramma. A quel punto era tutto normale per me”.


La dipendenza da lui - Nei Paesi Bassi, il fenomeno dei loverboy è un'emergenza sociale da decenni, e la vicenda di Maria Mostard, raccontata successivamente in un libro bestseller, è servita per indurre la classe politica, le forze di polizia e la società civile a correre ai ripari davanti a storie del genere. Le giovani vittime vengono indotte ad uno stato di totale dipendenza dal proprio aguzzino: si tratta, nella maggior parte dei casi, di ragazze fragili o già vittime di abusi, ed è molto difficile che riescano a liberarsi da sole da questo stato di dipendenza. Come, raccontato sul Guardian, molti di questi ragazzi portano le proprie vittime ad assistere a dei pestaggi, minacciandole che potrebbe toccare la stessa sorte alla madre o ad una sorella. In tanti casi, i loverboy sono impegnati anche nel traffico di droga e nell'estorsione, e sfruttano le proprie compagne per farsi consegnare somme sempre più cospicue di denaro o usarle come prestanome per la registrazione dell'acquisto di auto di lusso o la stipulazione di assicurazioni a proprio nome. La verità è che coloro che cadono vittima dei loverboy perdono la capacità di giudicare in modo oggettivo la pericolosità della propria situazione, e vanno aiutate dalle autorità preposte a proteggerle. Come raccontato dalla Mostard, infatti, “il pericolo non era che diventassi dipendente dalla droga, perché ero già dipendente da lui”.


Appendice 1

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