La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider si recherà in Italia per discutere con il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi
BERNA - La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, che mercoledì incontrerà il Ministro degli Interni italiano Matteo Piantedosi, non è molto ottimista riguardo a una soluzione della questione del rientro dei rifugiati in Italia. «Non mi aspetto un miracolo», ha dichiarato la ministra della giustizia in un'intervista pubblicata oggi da Schweiz am Wochenende.
«Mi guarderò bene dal fare la morale al ministro Piantedosi. La situazione nel Sud Italia è davvero difficile», ha affermato Baume-Schneider.
Ma la consigliera federale - che si recherà nella capitale italiana proprio per discutere della sospensione unilaterale dell'accordo di Dublino da parte dell'Italia - ritiene importante che la Svizzera dichiari che si aspetta che Roma rispetti quest'intesa.
In questo incontro di lavoro, Elisabeth Baume-Schneider intende anche sollevare la questione di un eventuale sostegno finanziario da parte di Berna per i progetti di migrazione in Italia. Tuttavia, Baume-Schneider rimane realista. «L'Italia non si aspetta alcun denaro dalla Svizzera», assicura. La decisione di bloccare la riammissione dei rifugiati è stata presa per motivi di politica interna.
Quasi sei mesi di stallo
Da dicembre, l'Italia si rifiuta di riprendere i migranti le cui richieste di asilo rientrano nella sua giurisdizione in base all'accordo di Dublino, secondo il quale il Paese di prima accoglienza deve condurre la procedura di asilo.
Rifiutandosi di riammettere i richiedenti asilo, l'Italia sta probabilmente violando il diritto dell'UE. Roma ha giustificato la sua decisione con il fatto che non ha più capacità di accoglienza a causa dell'elevato numero di rifugiati che arrivano attraverso il Mediterraneo.
300 domande di riammissione
In un'intervista pubblicata all'inizio di maggio dalla NZZ, la "ministra" di giustizia aveva avanzato la stima che il blocco dell'Italia durerà ancora per mesi. Berna ha chiesto all'Italia la riammissione di circa 300 persone. Per 40 di esse sono passati sei mesi e la responsabilità è quindi ora della Svizzera.
Per Baume-Schneider, è nell'interesse della Svizzera e dei suoi partner europei procedere con la riforma dell'Accordo di Dublino prima delle elezioni del Parlamento europeo nella primavera del 2024. La direttrice del DPGP ha espresso l'auspicio che nell'ambito di tale riforma vengano introdotti controlli più severi alle frontiere esterne dell'area Schengen. In cambio ci vuole una maggiore solidarietà tra i Paesi europei nella distribuzione delle persone accolte.