La proposta è stata avanzata dalla consigliera nazionale dell'UDC Nina Fehr Düsel. Contrarie le organizzazioni ciclistiche: «Si paga già»
ZURIGO - La tanto discussa vignetta per i ciclisti è al centro dei dibattiti a Berna. C'è chi la considera giusta, chi meno. A portarla avanti, in particolare, l'UDC. Nina Fehr Düsel, consigliera nazionale, sostiene che i proprietari di biciclette dovrebbero pagare 20 franchi all'anno. Questo perché, come ha spiegato alla Sonntagszeitung, «gli automobilisti e i motociclisti pagano per le infrastrutture, mentre chi viaggia in bicicletta non lo fa. Una disparità di trattamento sempre meno giustificata, alla luce del costante ampliamento delle piste ciclabili. E lo dico da ciclista», commenta.
Una vignetta da 20 franchi - La proposta contempla una vignetta, per l'appunto, possibilmente in formato elettronico pagata da ogni persona che viaggia in bicicletta. Il numero di biciclette possedute non incide. «Una tariffa di 20 franchi mi sembra adeguata, visto che la vignetta autostradale costa 40», aggiunge la consigliera nazionale dell'UDC. Sarebbero esentati i bambini fino a 12 anni. Così facendo «si potrebbero ricavare fino a 90 milioni di franchi all'anno», considerando che la metà della popolazione svizzere possiede almeno una bicicletta.
Una proposta sostenuta dal suo partito. «Ho ricevuto riscontri positivi anche dagli altri partiti di centro-destra». Forte del fatto che «esistono già iniziative simili a livello comunale e cantonale, tra cui quella di Zurigo», per Fehr Düsel «è giunta l'ora di lanciare il dibattito a livello nazionale».
Non una novità - L'idea non è comunque nuova tra i corridoi di Palazzo federale. Già nel 2022 Benjamin Giezendanner, un altro membro dell'UDC di Argovia, aveva avanzato una proposta simile, poi ritirata. La stessa Nina Fehr Düsel a novembre aveva chiesto al Consiglio federale di introdurre una tassa del genere.
Nel frattempo il Blick, sempre a novembre, ha reso noto l'avvio da parte dell'Ufficio federale delle strade (USTRA) di uno studio per valutare l'efficacia di un simile provvedimento. In quell'occasione un portavoce aveva spiegato che «per avere delle reti di piste ciclabili attraenti per la vita quotidiana e il tempo libero servono fondi», ma che comunque i risultati «non andrebbero a pregiudicare le decisioni prese in seguito dai parlamentari».
«I tempi sono cambiati» - La proposta sembra piacere al PLR. «In linea di principio, penso che sia una buona idea», afferma il politico di Neuchâtel Damien Cottier, membro della commissione Trasporti del Consiglio nazionale. «Per tutte le modalità di trasporto, c'è sempre un legame tra utenti e finanziamento dell'infrastruttura. Le strade, ad esempio, sono finanziate attraverso la tassa sulla benzina o la vignetta. Questo è anche il caso del trasporto pubblico, dove tutti i tentativi di renderlo gratuito sono stati respinti perché gli utenti dovrebbero sostenere una quota adeguata dei costi».
«I ciclisti - aggiunge Cottier - erano esenti da queste tasse perché utilizzavano le stesse infrastrutture stradali degli automobilisti. Ma ora, se si costruiscono piste ciclabili e si realizzano infrastrutture speciali per loro - il che è positivo - si dovrebbe esaminare la possibilità di una partecipazione finanziaria».
I voti di UDC e PLR, tuttavia, non basterebbero per spuntarla. Il Centro, ad esempio, non si è ancora pronunciato.
Pro Velo promette battaglia - Pro Velo Svizzera, nel frattempo, corre ai ripari. L'associazione ritiene che una tassa del genere sia controproducente. «Attualmente il governo federale finanzia le infrastrutture ciclistiche solo con circa il 2% della spesa per i trasporti. Questa quota di finanziamento deve essere aumentata per proteggere la salute della popolazione e il clima», afferma la presidente di Pro Velo Svizzera e consigliera nazionale dei Verdi Delphine Klopfenstein Broggini. A suo modo di vedere la cittadinanza contribuisce già al finanziamento delle infrastrutture dedicate alla mobilità lenta: «Il ciclismo si svolge principalmente su strade comunali e cantonali, i cui costi sono in gran parte coperti dal gettito fiscale. E i ciclisti pagano le tasse come tutti gli altri cittadini». Ecco perché sostenere che i ciclisti non finanzino le infrastrutture è sbagliato.
Sotto il Cupolone si prospetta dunque un acceso dibattito.