Il presidente di GastroTicino Massimo Suter traccia un primo bilancio nel giorno delle riaperture.
Sguardo sul presente e sul futuro: «Una parte della popolazione è ancora restia a ritornare tra la gente. Ma tra un paio di settimane posso ipotizzare uno scenario diverso».
LUGANO - Si sono riaperti bar e ristoranti, ma anche le cateratte del cielo. Più acqua che vino, oggi. E Massimo Suter traccia il seguente bilancio: «Certo la giornata della ripartenza non è stata baciata dalla fortuna meteorologica - rileva il presidente di GastroTicino -. Ciò ha sicuramente influito sui destini di chi ha riaperto. Chi lavora con clientela local e d’ufficio ha potuto contare su una buona frequenza, mentre chi lavora invece prevalentemente con il turista, penso alle piazze o a destinazioni tipiche come la mia Morcote, si è trovato davanti un deserto dei tartari. La pioggia ha frenato l’entusiasmo e, sicuramente, ha falsato la percezione di quella che sarà la ripresa».
Un sondaggio dell’Istituto di ricerche economiche (IRE) stima in un 15% i clienti del primo giorno, a fronte di un 40% intenzionato ad aspettare almeno un mese. È uno scenario credibile?
«È un quadro rappresentativo, ma tra il dire di voler attendere un mese e poi effettivamente non andarci… Posso ipotizzare che tra alcune settimane lo scenario sarà diverso. È chiaro però che una parte della popolazione è ancora restia a rimettersi in mezzo alla gente».
Sempre il sondaggio rivela una certa ritrosia verso i divisori in plexiglass. La clientela sembra preferire più distanza tra i tavoli...
«Il plexiglass può venire in aiuto in quelle strutture piccole, che faticherebbero a mantenere i due metri separazione».
Chi, secondo lei, faticherà di più a ingranare, i bar oppure i ristoranti? Bibite o cena?
«La mia percezione è che i bar siano i più penalizzati da queste norme di igiene e faranno dunque più fatica. Perché è lì che il cliente è abituato a consumare in piedi, con toccata e fuga, socializzando al bancone. Ora, tutto questo non è più possibile. A cena è più facile tenere le distanze».
Si è ridimensionata invece la polemica attorno alla richiesta delle generalità. Ora non più obbligatoria. Nella pratica viene fatto?
«La maggior parte dei nostri associati dà la possibilità di iscriversi e lasciare le proprie generalità. A libero arbitrio del cliente. La modalità va dal QR code ai foglietti sul tavolo. Nulla di invasivo in ogni caso».
Oggi si parla delle riaperture. Come GastroTicino potete invece già stimare quanti hanno gettato la spugna per effetto del coronavirus?
«Posso ipotizzare che al momento circa un 10% non abbia riaperto, chi per scelte proprie chi per scelte forzate. Ma la vera onda d’urto di questa crisi si avrà solo a fine stagione o addirittura all’inizio della prossima. Solo allora sapremo quanti sono caduti per la pandemia».