Ecco dai documenti ufficiali caratteristiche e diversità dei progetti ora in ‘Consortium’.
La nuova ‘ammucchiata’ sotto il cielo di Agno razionalizza, per così dire, i progetti per il futuro dell’aeroporto, ma per ora non scioglie del tutto il nodo che da mesi blocca la procedura del concorso avviata un anno fa dal Municipio di Lugano. I tempi potrebbero essere ancora lunghi. Ecco perché ed ecco secondo i documenti ufficiali quali sono le caratteristiche - per alcuni aspetti diversissime tra loro - degli originari progetti presentati dalla nuova ‘ammucchiata’ di cordate. Ma andiamo con ordine.
Ritocchi ma non solo - I quattro dei sei gruppi concorrenti che l’altro giorno hanno annunciato di essersi uniti in un Consorzio, presenteranno un unico progetto, sintesi delle peculiarità delle singole proposte. Metteranno mano alle idee originarie e certamente cambieranno e limeranno ciò che il ‘Gruppo di lavoro’ tecnico, chiamato lo scorso inverno a giudicare, aveva criticato e bocciato alla luce di quanto chiesto dal bando di concorso (per la precisione una ‘Call for expression of interest’). E così, probabilmente ma ancora nessuno può dirlo, faranno anche le altre due cordate che hanno partecipato (e vinto): gli ‘Amici dell’aeroporto’ e ‘Marending-Artioli’. Un ritocco, un colpo di ‘bianchetto’, un’aggiunta… Modifiche, dunque, tutt’altra cosa di ciò che il Consorzio dovrà necessariamente fare e cioè un progetto ex novo. O quasi.
Nuove polemiche - Ora c’è il rischio, il rischio concreto di nuove polemiche, reazioni, ricorsi…. In queste ore c’è chi storce il naso. Ma d’altra parte il Municipio già lo scorso maggio aveva deciso, sull’onda di evidenti errori e sbavature procedurali, di annullare tutto o quasi quel che sino ad allora era stato fatto. E cioè, così aveva detto, si ritorni all’autunno del 2020, ovvero quando furono aperti i progetti delle sei cordate che parteciparono al concorso. Ma si cancelli, specificò il Municipio, quanto deciso dal Gruppo di lavoro (“il progetto migliore è quello degli ‘Amici’”) e immediatamente dopo dallo stesso esecutivo cittadino (“si intavolino le discussioni anche con il gruppo ‘Marending-Artioli’”). Decisione, quest’ultima, in contrasto con la scelta tecnica del Gruppo di lavoro. Anche da qui la sequela di polemiche, ricorsi e la decisione di salire sulla macchina del tempo per ritornare allo scorso autunno. Scelta ardita, commentarono e commentano alcuni dei protagonisti di questa ingarbugliata vicenda.
Timori e sospetti - Oggi, immediatamente all’indomani della nascita del Consorzio e al di là delle frasi di circostanza, i tre gruppi rimasti in campo (gli ‘Amici’, ‘Marending-Artioli’ e ‘Consortium Lugano Airport’) si guardano con sospetto. Le strategie delle singole cordate sono svelate da mesi, a questo punto copiare e adattare i propri progetti potrebbe essere… una facile e vincente tentazione. Forse soprattutto per chi, il Consorzio, dovrà presentare un concetto del tutto nuovo ripartendo da ciò che ognuno dei quattro gruppi aveva elaborato un anno fa. Ecco il perché dei timori, dei sospetti, delle prime polemiche di sottofondo.
La decisione di maggio - In una lettera del 20 maggio scorso il Municipio aveva scritto a tutti i partecipanti: “Appare opportuno revocare la decisione (ndr. dello scorso fine gennaio) e riprendere la procedura dall’avvenuto inoltro delle candidature”. Ma come? Il Municipio è andato oltre e in quella lettera ha specificato - in verità poco chiaramente - che occorrerà “predisporre le opportune modalità per procedere ad un loro aggiornamento, secondo criteri uniformi, e ad una ulteriore loro valutazione da parte di un rinnovato gruppo di esperti. Dopo di che verrà emanata una nuova decisione”.
In sostanza: il Municipio ha annunciato di voler chiedere alle cordate di aggiornare i progetti, così che un nuovo Gruppo tecnico di lavoro possa giudicare e scegliere. Ma quali sono “i criteri uniformi” - e che vuol dire concretamente - secondo cui le cordate dovranno “aggiornare” i progetti presentati? E soprattutto: una simile procedura è compatibile con norme, regole, leggi…, insomma, con la ‘Call for expression of interest’ lanciata un anno fa?
Scelte tecniche e politiche - Vecchio bando, vecchi concorrenti ma… nuovi criteri, progetti riveduti e corretti, nuovi giudici, nuova decisione. “Una pezza peggiore del buco” avevano scritto lo scorso giugno, ricorrendo al Consiglio di Stato, due delle quattro cordate da questa settimana insieme nel ‘Consortium’. Un nuovo pasticcio, dunque? Il governo cantonale un mese fa ha giudicato irricevibile quel ricorso. Quindi? Se ne potrebbe dedurre che la nuova procedura annunciata in maggio dal Muncipio è rispettosa delle regole. Tanto più, si commenta all’interno del Consorzio, che il Muncipio da sempre caldeggia sinergie e strette collaborazioni per disegnare il futuro dell’aeroporto in mano ai privati. E non per nulla, si aggiunge, al vincitore del concorso (cioè gli ‘Amici’) l’esecutivo di Lugano a fine gennaio decise - rivendicando il diritto ad una scelta politica - di affiancare la cordata ‘Marending-Artioli’. Solo qualche giorno prima bocciata dal Gruppo di lavoro tecnico.
Ritardo di un anno - Che succederà a questo punto? Dovrà certamente essere espresso un parere giuridico sulla nascita del Consorzio e sulla compatibilità con la procedura decisa in maggio dal Municipio. E un parere politico dovrà esser dato dal Consiglio comunale che da fine gennaio assiste - più o meno in silenzio e tra un ricorso e l’altro - alle decisioni e alle controdecisioni dell’esecutivo cittadino. Che non ci sia fretta, come si è detto in questi giorni, non è affatto… scontato. Le cordate che hanno partecipato al concorso hanno impegnato tempo e denaro e le soluzioni progettate non sono certo eterne. Rispetto all’originaria tabella di marcia il ritardo già sfiora i dodici mesi.
Le quattro cordate unite da qualche giorno in un Consorzio, un anno fa, rispondendo al concorso, presentarono progetti dissimili o molto dissimili fra loro. Il lavoro di limatura e di rifacimento sarà inevitabile.
In queste ultime settimane ci sono stati diversi incontri fra le cordate, così pure i contatti con il Municipio. I gruppi unitisi in consorzio sono ‘Team Lug’ (capocordata con alla testa l’avvocato Nicola Brivio e la socia Raffaella Meledandri), ‘Northern’, ‘Skn’ e ‘Moov’.
Più difficile, quantomeno inizialmente, è parsa la trattativa con ‘Skn’, una cordata di imprenditori indiani. Da quel che si sa non erano mai stati in Ticino, non per nulla il loro progetto e le prospettive di crescita, già un anno fa, sono parse esagerate. Irrealistiche per la realtà locale. Si pensi solo a quest’obiettivo: “Oltre 700mila passeggeri l’anno”. Lo stesso del gruppo ‘Moov’ (compagnia aerea con sede a Zugo) che alla fine del 2020 era stata preso a braccetto da ‘Skn’. I dettagli dell’accordo di collaborazione non sono noti, ma le prospettive di sviluppo disegnate nei progetti presentati e analizzati dal Gruppo di lavoro sono da subito parse irrealistiche finaziariamente e non sostenibili per l’ambiente. Ecco l’esempio forse più lampante.
I milioni di Skn e Moov - Il ‘Consortium’ - lo ha comunicato l’altro giorno - ha previsto investimenti per 30 milioni di franchi nell’arco di cinque anni. Tutt’altra cosa rispetto a quanto previsto dalla sola ‘Skn’ nel progetto presentato nell’autunno scorso: 55 milioni di franchi in tre anni. E il Gruppo di lavoro tecnico nel Rapporto finale commentò così: “Non si presentano dettagli su come si intenda ripartire l’investimento né ipotesi sulle infrastrutture previste”. Non solo. L’analisi fu ancora più cruda: “Il business plan si basa su una crescita progressiva del numero di passeggeri per raggiungere i 715mila nel 2027. Interpellata su come intenda raggiungere questo obiettivo, ‘Skn’ ha risposto che, una volta predisposta l’infrastruttura, non vede problemi nel trovare clienti (compagnie aeree)”. Insomma, in gennaio la valutazione finale fu molto negativa. Obiettivi irrealistici oltre che non proponibili dal punto di vista ambientale. E ancora: “Approccio al trasporto di massa poco realistico in un contesto di vicinanza con gli aeroporti di Bergamo e Malpensa. Non esiste inoltre un minimo di visione sui prospettati investimenti”. Nonostante quei progetti definiti irrealistici, ‘Skn’ e ‘Moov’ ora sono rientrati in gioco con il ‘Consortium’. E, stando a quanto raccolto da Tio, tra la fine della settimana scorsa e l’inizio di questa, non c’è voluto molto a convincerli che il loro progetto fosse quantomeno spropositato per alcuni aspetti. Hanno quindi deciso di raggiungere il Ticino e di sedere accanto alle altre due cordate, ‘Team Lug’ e ‘Northern’. Martedì 12 hanno firmato.
Le ambizioni di Team Lug - Le valutazioni del Gruppo di lavoro su ‘Team Lug’ sono state meno negative rispetto a quelle date sugli imprenditori indiani. La prima fase del progetto, così ha giudicato il Gruppo di lavoro, prevede interventi “oltremodo ambiziosi e la realizzazione è fortemente messa in dubbio dalla possibilità di entrare in possesso dei fondi oggi in mano a privati e anche dall’ingente investimento necessario”. Secondo il Gruppo tecnico di lavoro il business plan di ‘Team Lug’ “mostra risultati troppo dipendenti dalla linea ed eccessivamente ottimistici”. Tutto ciò sebbene il progetto sia “strutturato in modo dettagliato e chiaro e la suddivisione in due fasi di sviluppo (il rinnovo della concessione) sia condivisibile”. ‘Team Lug’, così ha spiegato il Gruppo di lavoro nel Rapporto di valutazione, “mette in stretta relazione il successo della gestione dell’aeroporto allo sviluppo del servizio pubblico con voli di linea e charter. Ha inoltre strutturato il proprio concetto su questa relazione ritenuta imprescindibile per garantire la gestione finanziaria dello scalo”.
La holding della Northern - Anche il progetto del gruppo ‘Northern’ (le persone di riferimento sono Damian Hefti, Andrea Burkhardt e Thomas Allemann) non è stato ritenuto idoneo dal Gruppo di lavoro. “L’idea di raggruppare sotto una sola holding, la società per la gestione dell’aeroporto e quella per la gestione della compagnia aerea crea un legame poco opportuno. Sia per la gestione dell’aeroporto, sia per la trasparenza dei flussi finanziari”. Inoltre, ha aggiunto il Gruppo di lavoro, l’eventualità di “prolungare la pista è ritenuta in contrasto con quanto stabilito dal Municipio”. Sono queste, per sommi capi, le considerazioni finali del Gruppo tecnico di lavoro sulle quattro cordate oggi sotto il mantello di un unico consorzio.
Un giudizio finale con… verde, rosso e giallo
Due tabelle riassuntive ed eloquenti (vedi qui sotto) sono allegate al Rapporto con cui il Gruppo di lavoro ha detto no, un secco no sia ai quattro gruppi, sia a ‘Marending-Artioli’, la cordata dell’imprenditore ticinese Stefano Artioli. Quest’ultimo è stato “recuperato politicamente” dal Municipio (vedi qui sopra, l’articolo principale) e affiancato all’unico vincitore del concorso secondo il Gruppo di lavoro, cioè gli ‘Amici dell’aeroporto’ (l’ex Ceo della Oreal, sir Owen-Jones, e l’imprenditore italiano Bonomi). Le tabelle (utilizzando tre colori, verde, rosso e giallo) indicano quali criteri, quali no e quali solo parzialmente sono stati soddisfatti dai progetti presentati.
Le cordate elencate sono sette. Oltre alle sei di cui si è scritto in questo servizio, compare anche (ultima colonna) ‘H24’, il referente è Fabio De Luca. La documentazione presentata al Gruppo di lavoro è stata giudicata insufficiente, tanto da non aver permesso un’analisi adeguata, così si legge nel Rapporto. E pagina 32, cioè nell’ultimo paragrafo delle ‘Conclusioni’, si chiarisce (quasi a voler mettere le mani avanti immaginando le polemiche successivamente scoppiate): “In base alla documentazione presentata e da quanto emerso nelle audizioni svolte dal Gruppo di lavoro, sia dal punto di vista formale che sostanziale, la cordata ‘Amici dell’aeroporto’ è l’unica che soddisfa appieno tutte le esigenze poste. Si raccomanda pertanto di decidere per l’apertura di trattative con questa cordata”.
Era il 25 gennaio di quest’anno. È questa la data sulla prima pagina del Rapporto. Qualche giorno dopo il Municipio comunicò di voler intavolare trattative sia con le cordate ‘Amici’ e ‘Marending-Artioli’. Dando il via alle polemiche anche perché, a differenza degli ‘Amici’ la cordata ‘Marending-Artioli’ non aveva soddisfatto (al momento della stesura del Rapporto) una richiesta importante, cioè il deposito di una garanzia bancaria di 10 milioni. Successivamente la somma arrivò in banca. Così non accade per le altre quattro cordate.