La conformazione del territorio ticinese non aiuta nella messa in sicurezza degli animali. Gli esperti dell'Ucp spiegano perché e cosa fare.
Proteggere le greggi dei circa 120 alpeggi ticinesi dal lupo è davvero difficile. Nel 70% dei casi, infatti, dimensioni del gregge, troppo piccolo da consentire agli interessati l’investimento, alpeggi discosti e difficilmente raggiungibili e terreno impervio (con pietraie, rocce che affiorano in superficie, arbusti) ne impediscono la recinzione.
E anche decidere di arruolare a difesa dei propri animali un cane anti lupo, come un Maremmano o cane da Montagna dei Pirenei, risulta complicato: l’iter può durare complessivamente fino a due anni. Eppure, ormai, tutto il Ticino è considerato come occupato o facilmente raggiungibile dal lupo.
A confermarlo in un incontro odierno, svoltosi al Monastero San Giuseppe a Lugano, Tiziano Putelli, capo ufficio dell’Ufficio della caccia e della Pesca (Ucp) del Cantone Ticino, insieme al collaboratore scientifico Gabriele Cozzi e al responsabile della sezione Protezione delle greggi dell’Ufficio della consulenza dell’agricoltura, Silvio Guggiari.
«Il lupo in Ticino c’è e non si trova più una zona in cui non possa esserci», sottolinea Putelli. Aggiungendo: «è una specie protetta a livello europeo e svolge un ruolo chiave per mantenere l'equilibrio degli ecosistemi», in particolare tenendo in movimento gli ungulati. «Ora infatti non abbiamo più la loro concentrazione solo in determinate zone», anche se il numero di lupi presenti non è sufficiente per regolarne la popolazione.
Tra branchi e individui singoli
Tra i boschi delle nostre valli, si arriva complessivamente a una trentina di lupi. Undici fanno parte dei tre branchi presenti a Onsernone, Carvina e in Valcolla; quattro delle coppie presenti nell’area della Bandita di caccia federale del Campo Tencia e della valle Morobbia; di questi alcuni sono cuccioli e «per la primavera del 2024 è prevista la loro partenza».
Tutti gli altri, una decina, sono individui singoli. Questi ultimi, stando ai racconti degli esperti, sono i più imprevedibili, i potenziali responsabili delle predazioni ai danni degli allevatori.
Questi individui, sottolinea Cozzi, «non è sempre facili localizzarli: si muovono tantissimo e non è nemmeno detto che risiedano in Ticino». Una volta adulti, all'età di circa dieci mesi, arrivano infatti a compiere una media di 30 chilometri al giorno, in cerca di una compagna e di un territorio dove potersi insediare
«È stata uccisa una pecora»: che cosa fare?
Stando ai dati riportati dall’Ucp nel 2022 in Ticino sono stati prelevati 349 campioni di carcasse di animali, il 67% dei casi erano animali predati da lupo. Insomma, nella maggior parte degli eventi, quando un animale viene ritrovato morto o scompare è da ricondurre all’attacco di un lupo. Ma concretamente, allora, come devono comportarsi gli agricoltori quando i loro capi vengono predati?
Putelli spiega che l’Ucp parte innanzitutto dalla segnalazione, la cui attendibilità viene verificata. Una volta appurata che si tratti di una predazione, Putelli spiega che vi sono due possibilità di intervento: gli interventi reattivi e proattivi.
Interventi reattivi: vengono messi in atto a seguito di danni rilevanti ad animali da reddito e che consentono di agire sui lupi singoli, dimostrando la relazione dei danni con il lupo singolo, con una validità di 60 giorni, oppure sui branchi con una regolazione fino ai due terzi dei giovani dell’anno che ha possibilità di essere messa in atto tra il 1° giugno e il 31 agosto;
Interventi proattivi: permettono di intervenire direttamente sui branchi, rimuovendoli o regolandoli, vincolati al preavviso dell’Ufficio federale dell'ambiente (Ufam) che ha la competenza generale per autorizzare o meno gli interventi.
I branchi, a ogni modo, «possono essere rimossi a condizione che siano dannosi» e perché un lupo sia abbattuto è necessario raggiungere la soglia delle «sei capre o pecore predate». Dopodiché il Consiglio di Stato esprime il verdetto, ma ancora una volta sarà l’Ufam ha prendere la decisione finale.
Come possono difendersi gli agricoltori dalle predazioni?
Tornando agli agricoltori, Silvio Guggiari dà alcune importanti informazioni, da cui - sottolinea - «dipendono poi anche i risarcimenti da parte del Cantone in caso di capi dispersi o predati». Per proteggerli viene infatti indicata la necessità di installare un recinto almeno per mettere in sicurezza gli animali durante la notte.
Come deve essere la rete:
«Il recinto elettrificato - spiega Guggiari - insegna ai lupi a diffidare e a stare lontani dalle recinzioni», quelli non elettrificati invece «a non temerle dandogli la possibilità di imparare a superarle».
Qualora, invece, il lupo dovesse avvicinarsi ripetutamente (più di due volte consecutive) al centro abitato durante il giorno o si riscontri la perdita di timore nei confronti dell’uomo, solo allora, il comportamento è da ritenersi anomalo. Di fronte a una situazione simile, viene inviata l’allerta al guardiacaccia e si lavora, come detto, per individuare le motivazioni che inducono l’animale a questo comportamento. Putelli puntualizza che «viene valutato caso per caso» e che alla fine, anche in caso di abbattimento, «la parola ultima spetta all’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam)». Sottolinea inoltre che in un incontro ravvicinato con il lupo è normale che si fermi a guardarci, l’importante è che poi se ne vada, lentamente.