Con il progetto Epins la polizia Cantonale aderisce dal 2006 a un sistema salvavite in ambito cardiocircolatorio
L’idea di un soccorso pre-ospedaliero che arrivasse prima del soccorso sanitario preposto è nata dall’esigenza del FCTSA (Federazione Cantonale Ticinese Servizi e Autoambulanze) di colmare un “vuoto terapeutico” che trascorre dal momento in cui un paziente va in arresto cardiaco a un intervento sanitario dopo l’arrivo dell’ambulanza (in media 12 minuti dopo la chiamata).
Ci si è accorti che in molti casi si sarebbero potute salvar delle vite o si sarebbe potuto donare una qualità di vita pari alla precedente all’evento se solo qualcuno avesse operato le manovre salvavita già entro i primi minuti.
Le probabilità di sopravvivenza all’arresto cardiaco scendono infatti del 10% ogni minuto che trascorre dal momento dell’evento. Per colmare questo tempo intermedio, è stata presa in considerazione la possibilità di creare una rete di persone formate chiamate First Responders, ovvero i primi che rispondo a un allarme in caso di arresto cardiaco.
L’organizzazione del sistema di First Responder è stata affidata alla Fondazione Ticino Cuore che con dedizione ha studiato tutte le casistiche in base anche alla conformazione del territorio in cui viviamo e ha messo in piedi il “modello Ticinese” un’eccellenza riconosciuta a livello nazionale e anche mondiale, seconda solo a Seattle.
La rete di first responder comprende non solo la polizia, pompieri, guardie di confine e polizia militare e dei trasporti, ma anche le persone che hanno seguito un corso BLS-DAE e che hanno deciso di mettersi a disposizione per operare le manovre salvavita in caso di arresto cardiaco, allertati tramite un avviso dell’applicazione.
Con la loro presenza capillare sul territorio, e grazie anche alla possibilità di recarsi il più veloce possibile sul luogo dell’evento, Polizia e gli altri enti, possono garantire tempi di intervento molto corti per una rianimazione e defibrillazione precoce e da qui ne è nato il progetto della Polizia cantonale per dare un supporto alla vita delle persone colpite da arresto cardiocircolatorio.
Il Sergente Maggiore Capo e coordinatore del progetto Stefano Meroni e l’ufficiale responsabile Capitano Maurizio Ferrarini della Polizia Cantonale ci raccontano quanto successo in questi 20 anni nell’ambito del progetto chiamato EPINS (Enti di primo soccorso non sanitari).
First Responders nella Polizia Cantonale ieri e oggi
All’inizio del progetto, nel 2006, la polizia cantonale aveva una ventina di defibrillatori e nei primi tempi gli interventi erano circa 5 all’anno contro i 354 annuali odierni che capitano nel nostro Cantone.
In passato prima di intervenire sul posto gli agenti dovevano andare a prelevare un defibrillatore pubblico, per poi reacarsi in loco perdendo tempo prezioso. Dal 2006 a oggi sono stati eseguiti oltre 2'000 interventi e la PolCa ha contribuito a salvare oltre 200 persone «un dato assolutamente importantissimo. E non solo sono stati salvati loro ma anche le loro famiglie da una perdita evitata», spiega Meroni.
Inizialmente, il reparto di Noranco fu selezionato come campo di prova per questo tipo di intervento, poiché la regione il Luganese presentava il maggior numero di casi. Nel primo anno, il numero di interventi eseguiti fu relativamente basso, poiché si verificavano al di fuori della regione di Lugano. Dopo sei mesi e un'attenta valutazione, grazie all'ex comandante Romano Piazzini e al Tenente Colonnello Cavallini, si decise di proseguire con questo progetto, iniziando a dotare anche gli altri reparti di defibrillatori.
Allora ogni pattuglia era tenuta a portare con sé un defibrillatore, una pratica che presentava sfide organizzative e comportava il rischio di danneggiare l'apparecchio. Un problema che, al giorno d'oggi, non persiste più.
Inizio del progetto
«All'inizio effettivamente c'è stata un po' di difficoltà a far partire il progetto», rivela il Cap. Ferrarini, «c’era chi non ci credeva, però col passare delle generazioni e con la formazione di nuove scuole di gendarmi, questo scetticismo si è sempre più affievolito».
Lo slancio e l’entusiasmo iniziale nell’intraprendere questa iniziativa si è quindi mantenuto nel tempo, grazie ai responsabili che hanno capitanato e sostenuto il progetto, a partire dall’attuale comandante Matteo Cocchi il quale ancora in occasione della consegna dei defibrillatori il maggio scorso, ha confermato l'impegno per la polizia cantonale in termini di «presa a carico come attività per gli agenti operativi sul terreno di questo importante compito».
Questa attività è altrettanto sentita anche dagli agenti che intervengono e non è più un'attività a base volontaria, come succedeva all’inizio, ma oggi è diventato invece un “normale” intervento di polizia.
Situazione a oggi
Le statistiche della PolCa mostrano che rispetto al 2022 ci sia stato un aumento del 19% in più di tutta l’interventistica, ma c’è anche un 25% in più di persone che sono state salvate (25 in totale). Grazie ai dati relativi all’aumento dell’interventistica e gli ottimi successi nelle rianimazioni eseguite dagli agenti della PolCa, è stato chiesto alla Fondazione Ticino Cuore di poter dotare tutti i veicoli della polizia cantonale di defibrillatori.
Quindi a maggio scorso la Fondazione ha deciso di consegnare 26 nuovi defibrillatori alla polizia cantonale: a tutt’oggi ogni pattuglia di polca presente sul territorio è munita del defibrillatore. «Noi siamo molto grati alla Fondazione Ticino Cuore perché in questi anni comunque ha investito molto per questo sistema salvavite, spese tutte a carico della fondazione», conferma Meroni.
A tutt’oggi sono 83 defibrillatori della polizia cantonale che vanno ad aggiungersi ai dieci defibrillatori nei posti fissi, raggiungendo i 93 defibrillatori in tutto il cantone. Con la consegna di questi ultimi defibrillatori, si potranno andare a equipaggiare anche i veicoli per il trasporto dei detenuti, un’iniziativa tra le prime a livello svizzero, dando un segnale che sottolinea anche sull'importanza che la Polizia attribuisce alla vita in termini generali, quindi senza distinzione di sorta. «E questo dal nostro punto di vista, ci fa onore, perché comunque non è proprio così scontato ovunque», come dice Ferrarini.
Quando interviene la PolCa
L'ambito di intervento della polizia è vasto. Esistono circostanze in cui i comuni First Responder non vengono allertati, poiché potrebbero essere coinvolti in eventi traumatici. Un allarme può infatti celare una miriade di situazioni, che vanno da un arresto cardiaco a incidenti stradali, omicidi, suicidi, overdose, annegamenti, incidenti ferroviari, infortuni e decessi naturali. La polizia si occupa anche di questa tipologia di interventi.
Il coordinamento della rete EPINS è gestito dall’Ufficiale Cap. Ferrarini e dal Sgtmc Meroni che coordinano anche tutte i rappresentanti delle polizie comunali, la polizia cantonale della parte italiana del canton Grigioni, le guardie di confine (UDSC), la polizia militare, la polizia di Campione d’Italia, la polizia dei trasporti e tutti i corpi dei pompieri del cantone. In Ticino e nel vicino Grigioni Italiano ci sono 262 defibrillatori mobili che sono a disposizione per gli interventi su tutto il territorio.
Prospettive future, cosa si può migliorare
Dopo il passaggio di testimone con il precedente ufficiale il capo gendarmeria Maggiore Zambetti, avvenuto lo scorso anno a novembre l’obiettivo di Ferrarini è professionalizzare la figura del coordinatore dedicato a tempo pieno al coordinamento alle attività. Questo potrebbe rivelarsi l'ulteriore elemento chiave per dare il valore aggiunto all'attività degli Epins, senza sostituirsi a chi è per sua natura chiamato come ente a garantire i primi soccorsi.
In questo progetto di ottimizzazione ulteriore del sistema, Meroni ricopre il ruolo del coordinatore - come dimostrato di recente in occasione della giornata Epins – «si occupa di allineare, di portare quell'entusiasmo che caratterizza proprio tutti coloro che prendono parte e svolgono questo ruolo di antenna di referente nei reparti di gendarmeria e nelle differenti organizzazioni», spiega Ferrarini.
Nell'intervento, continua il capitano, «è tutto ben regolamentato, definito e con delle procedure che vengono verificate e validate regolarmente. Ma c’è ancora margine di miglioramento e per questo si è reso necessario un coinvolgimento degli agenti che operavano sul campo». È stato quindi svolto di recente «un incontro in cui hanno avuto anche la possibilità di esprimere liberamente e muovere anche delle criticità piuttosto che delle considerazioni e osservazioni su un alleggerimento, un miglioramento di determinate procedure».
Per poter migliorare ancora maggiormente il flusso, si è deciso quindi di organizzare regolarmente gli incontri, per fare dei bilanci su tutte le attività prendendo in considerazione le suggestioni che vengono trasmesse dal personale che interviene, «perché risultati ottenuti sono dovuti a un vero e proprio lavoro di squadra».
Grazie alle osservazioni mosse si potrà ulteriormente semplificare vari aspetti come la raccolta dati statistici, cercando di non appesantire determinate procedure e attività che gli agenti chiamati comunque a svolgere.
Questo tipo di organizzazione a livello cantonale è un unicum a livello svizzero, verrà trasmessa questa nostra esperienza nelle altre parti della Svizzera?
«Abbiamo già presentato nel 2017 il nostro progetto a Pavia», conferma Meroni, «mentre nel 2025 siamo stati invitati dall'associazione Inter salvataggio (IAS) dove presenteremo il nostro sistema First Responder della polizia oltre Gottardo. Inoltre grazie anche al 20esimo della Fondazione Ticino Cuore, uno dei progetti che ci piacerebbe portare qui in Ticino è quello di riunire tutti i tecnici delle varie polizie svizzere allo stesso tavolo sia per conoscerci, sia per vedere se ci sono esperienze che possiamo scambiarci, ma anche per "rubare" magari determinate procedure che fanno gli altri, per esempio a Zurigo dove hanno una rete molto capillare, o Canton Vaud o Canton Friburgo dove hanno una rete simile alla nostra, ma con funzionamenti differenti che scopriremo proprio grazie a queste giornate di approfondimento che organizzeremo».
Infatti in Svizzera altre polizie cantonali sono dotate di defibrillatori, ma hanno sistemi di allarme e di intervento e protocolli diversi. Il sogno, secondo Meroni, è proprio quello di "evolvere" in tutta la Svizzera, portando avanti il modello della Polizia Cantonale ticinese: «Se oggi siamo un fiore all’occhiello in quest’ambito, lo dobbiamo a chi ci ha creduto in passato al progetto e a chi ci crede ancora oggi».
Il ricordo di un intervento
«Gli interventi più belli sono quelli in cui riesci a salvare una vita, è una cosa che ti dà veramente una carica enorme: queste persone ti ringrazieranno fin quando camperanno per questa loro seconda possibilità!», racconta Meroni
«Un'uscita che ricordo in maniera particolarmente intensa è quella di un intervento AED di qualche anno fa, quando c'era appena stato un passaggio tra l’allerta per SMS e l'allerta tramite applicazione, che però quella notte non funzionava», ricorda, «ero in servizio e arriva questo allarme in una via a Sementina nell'abitazione di un collega che adesso è andato in pensione. Mi ricordo l'esatto istante: ho avuto una sensazione strana, la schiena mi è come diventata fredda e la prima cosa che ho fatto è stata quella di chiamare subito il terzo reparto e dirgli andare subito a quell'indirizzo perché era scattato l'allarme AED che non arriva però tramite applicazione perché non funzionava. Il capogruppo in servizio a Camorino ha sganciato subito tutte le pattuglie che aveva. Arrivate a Sementina e hanno rianimato il collega che versava in condizioni disperate. Dopo 45 minuti di rianimazione, è stato portato al Cardiocentro. Non aveva grandi chances di sopravvivere eppure lui con una volontà incredibile è riuscito a farcela e a tutt’oggi ha ancora una buona qualità di vita. Ogni volta che lo incontro ci ringrazia per il sistema che abbiamo messo in piedi: dall’immediatezza del soccorso all’ottima formazione degli agenti e mi dice "se non fosse stato per voi, io non potrei essere qui a raccontarlo"».
Ferrarini conclude che «come cittadino di questo cantone il fatto di poter contare sulla consapevolezza che tutte le forze di polizia potrebbero un giorno salvare me piuttosto che un familiare, un amico, un vicino, intervenire in maniera rapida magari anche prima dell’ambulanza, tranquillizza e rassicura. Sui nostri veicoli della Polizia Cantonale c’è la scritta "Per un Ticino più sicuro e accogliente" e questo servizio è un elemento che rafforza questo sentimento di sicurezza, per i cittadini, per i turisti e per tutti coloro che ogni giorno entrano nel cantone per lavorare. Quindi in Ticino ci si può considerare fortunati a poter contare su una rete che è in grado di dare una risposta molto rapida in caso di arresto cardiaco improvviso, grazie alla presenza di forze di polizia in grado di garantire un rapido intervento anche in un territorio che non sempre dispone di una configurazione ottimale. Le testimonianze che riceve sia la Fondazione, sia la polizia da parte della popolazione - e non necessariamente solo da chi è stato salvato - confermano quanto sia importante continuare e mantenere alto l'impegno, cercando sempre di dare del nostro meglio per salvare le vite».