Quando l’orco è di casa: gli omicidi che hanno insanguinato il Canton Ticino e la Svizzera.
L’orco si nasconde in casa. Il pericolo si annida dentro quelle mura domestiche che, nel sentire comune, dovrebbero rappresentare un rifugio sicuro. Non basta più chiudere la porta di casa per lasciare fuori ciò che del mondo ci spaventa, la violenza che costituisce un pericolo per noi stessi e i nostri familiari. Troppo spesso infatti è proprio all’interno della famiglia che si consumano i reati contro la persona più efferati: uxoricidi, femminicidi, consanguinei che si uccidono per problemi personali irrisolti.
Sta per finire un anno in cui, secondo le statistiche, in Ticino si è assistito ad una crescita esponenziale delle violenze domestiche. Secondo le stime fornite infatti dalla Polizia Cantonale il raffronto del numero di interventi effettuati nel 2017 parlano di un aumento di circa un terzo rispetto al 2016. Ampliando poi lo spettro del confronto, in otto anni, le lesioni gravi sono passate da 55 a 98, mentre sono rimasti stabili i tentativi di omicidio. Il 61% delle vittime di un reato sessuale erano minorenni al momento del fatto e
nel 96% dei casi il carnefice era un familiare. Sono dati che non possono non allarmare se si pensa che in quest'anno che sta per concludersi le cronache hanno riferito di ben due casi di omicidi perpetrati, appunto, nell’ambito delle mura domestiche.
Due su tutti hanno suscitato una viva partecipazione nella popolazione elvetica: parliamo dell’omicidio consumatosi il 23 giugno di quest’anno ad Ascona nel quale un 54enne ha ucciso a colpi di pistola la moglie di 38 anni, prima di spararsi a sua volta ferendosi solo leggermente. Sono le 8.43 di una calda mattinata di giugno e, all’imbocco di via Muraccio, l’edicolante dell’’Edicola Ascona’ ed un suo amico stanno scambiando le consuete quattro chiacchiere mattutine quando, come poi riferiranno alla polizia, vedono un uomo ed una donna camminare tranquillamente, uno a fianco all’altro, e dirigersi verso l’entrata dell’autosilo della Migros.
Spari all'autosilo - All’improvviso però scoppia la tragedia: giunti sulla rampa che immette al parcheggio l’uomo avrebbe bloccato la donna afferrandola al collo e trascinandola più sotto. L’avrebbe poi gettata a terra ed estratto la pistola, una calibro 9 semiautomatica, che aveva con sé facendo fuoco contro la moglie: 4, se non 5 colpi, sparati in rapida sequenza, seguiti da un’altra serie di colpi di pistola più breve della prima, destinati a mettere fine alla giovane vita. Allertati dalle urla strazianti della giovane che provengono dal parcheggio, uno dei due amici si precipita verso la rampa mentre l’edicolante chiama la polizia. Troppo tardi: affacciatisi alla ringhiera, i testimoni possono solo vedere il corpo della donna riverso in una pozza di sangue e, poco distante da lei, quello del marito che, rivolta la pistola contro di sé, riesce a ferirsi, ma non in maniera grave.
Minacce quotidiane - Secondo quando riferito dagli organi di polizia la coppia macedone risiedeva a Locarno. La giovane donna lavorava da poco in un ristorante con camere ad Ascona e, secondo i colleghi di lavoro, “era solare e piena di vita”. Il comportamento violento del 54enne era invece già noto alle forze dell’ordine che erano intervenute a sedare una lite scoppiata tempo prima tra i due in un supermarket locarnese. Negli ultimi tempi l’uomo aveva preso a minacciare la moglie perché convinto di essere stato tradito. Le minacce di porre fine alla sua vita erano diventate quotidiane. Una gelosia che, come avviene sempre più spesso, si è rivelata mortale. Entrambi erano già stati sposati e avevano avuto figli dalle precedenti relazioni, forse si erano illusi di aver trovato finalmente l’agognata felicità. Un matrimonio sereno, una vita felice e poi le nubi nere che si addensano all’orizzonte: il dubbio del tradimento e il tarlo della gelosia che inizia a minare l’equilibrio famigliare fino al tragico epilogo, quello di una giovane vita spezzata in un parcheggio ad Ascona.
Dramma della gelosia - Esattamente come ad Ascona anche in questo caso pare che il movente sia stata la gelosia dell’uomo che sospettava della fedeltà della compagna. Anche in questo caso c’erano già tutti i presupposti per potersi rendere conto che la situazione stava prendendo una china pericolosa. A maggio infatti la ragazza, forse oppressa dal comportamento minaccioso del compagno, aveva tentato il suicidio buttandosi dal terrazzo. Che si sia trattato però di un tentativo di omicidio e non di quello di suicidio non hanno dubbi i vicini di casa della giovane coppia, che parlano chiaramente di una tragedia annunciata. Secondo quanto riferito dagli stessi vicini alla polizia sarebbe stato l’uomo a spingere anche in quel caso giù dal terrazzo la moglie. Negli ultimi tempi invece, sempre secondo gli abitanti del quartiere, la coppia sembrava più tranquilla e partecipava, con i bimbi piccoli, alla vita del quartiere. Una tranquillità solo apparente visto il tragico epilogo della vicenda che vede una giovane vita spezzata e due bambini, orfani di madre e con il padre in carcere, affidati ai competenti servizi sociali e collocati in istituto.
Inchiesta in corso - Il 35enne eritreo era arrivato tre anni fa in Ticino come rifugiato politico e lavorava presso un ristorante di Bellinzona mentre la giovane moglie lo aveva raggiunto con i figli piccoli solo ad aprile di quest’anno. Interrogato dalla polizia l’uomo ha sempre negato di aver ucciso la moglie anche se, secondo quanto riferito da una abitante del quartiere, dopo il grosso litigio a maggio, l’uomo le aveva detto di aver tentato alla vita della moglie “perchè è la nostra cultura”. Compito delle forze dell’ordine è quello di fare luce in una vicenda intricata: si sarà trattato di un omicidio premeditato o di un raptus di follia dettato dalla gelosia oppure di un suicidio? Sarà l’ennesimo caso di uxoricidio in cui un uomo si convince di essere stato tradito dalla compagna e trova nella violenza l’unico modo per farsi giustizia? Anche se è vero che, come dimostrano i casi di cronaca, i delitti familiari non hanno colore di pelle né passaporto, in questo caso specifico non si può prescindere dal particolare contesto sociologico in cui il probabile delitto è avvenuto. Una giovane coppia di rifugiati che fuggono dal proprio Paese, nel quale imperano fame e terrore, e giungono in Europa in cerca dell’Eldorado che però non esiste, o almeno non come se lo immaginano loro.
Gennaio: omicidio-suicidio a Berna
Ad inizio gennaio, Berna è scossa da un omicidio-suicidio: una telefonata arrivata alla polizia cantonale avverte, con toni allarmati, che in una abitazione privata ci sono due persone che minacciano l’intenzione di farla finita. La corsa della volante nell’abitazione indicata come luogo del misfatto si rivela tardiva: un uomo di 77 anni ed una sua conoscente di 27 anni giacciono ormai a terra con ferite da arma da fuoco. Dalla possibile ricostruzione fatta dagli organi inquirenti appare abbastanza chiaro che l’uomo abbia sparato alla donna prima di rivolgere l’arma contro la propria tempia e fare fuoco. Ancora da appurare rimane invece il movente: forse, anche in questo caso, la molla della gelosia e della passione non corrisposta ha dato il via ad una imprevedibile escalation di violenza ed l’incontro con l’uomo che ben conosceva si è rivelato fatale per la giovane donna.
Febbraio: il suocero spara al genero
Passa un mese ed ecco che a febbraio, a Gerlafingen nel Canton Soletta, il rumore sordo di uno sparo risuona nei pressi della stazione ferroviaria della cittadina
svizzera. Uno svizzero di 54 anni ha aperto il fuoco contro un cittadino albanese di 34 anni, marito della figlia. Sarebbe stato poi lo stesso omicida a chiamare l’ambulanza subito dopo il grave fatto di sangue. Pur trasportato immediatamente nel vicino ospedale, l’uomo è poi deceduto in seguito alle gravi ferite riportate. I vicini accorsi nell’abitazione dopo aver udito il colpo d’arma da fuoco, riferiscono di urla e strepiti e di una giovane donna, coperta di sangue, che piangeva il marito agonizzante a terra. Pare che la coppia fosse particolarmente litigiosa e che non fosse nuova a diverbi e litigi, anche in presenza dei genitori della donna. E’ probabile che il suocero fosse esasperato dalle continue liti che vedevano coinvolta la figlia e il genero e abbia voluto porre violentemente fine a tutto ciò.
Aprile: una coppia e il cognato muoiono per una lite familiare
Ad aprile nell’Oberland bernese, muoiono tre persone, una coppia campana e il fratello della moglie, per motivi di origine familiare ancora da chiarire. Unterseen, tranquillo villaggio di appena 5.000 abitanti, viene svegliato, intorno alle 5.15, di mattina dalle sirene delle volanti della polizia cantonale. Arrivati sul posto gli agenti fanno irruzione al pian terreno di una bella villetta facendo una atroce scoperta: per terra giacciono i due persone, un uomo ed una donna che risulteranno poi essere marito e moglie, gravemente ferite e un terzo uomo che, pur agonizzante, tenta di aggredire i poliziotti accorsi sul posto.
I coniugi moriranno sul pavimento della loro abitazione mentre l’uomo, elitrasportato nel vicino ospedale, morirà poco dopo. Da quanto appreso subito dopo i fatti i protagonisti della drammatica vicenda sarebbe una coppia di origine napoletana e il fratello della donna e il movente del delitto sarebbe da ripescare in irrisolti problemi famigliari. Il marito, impiegato presso una ditta di trasporti a Unterseen, sarebbe stato vicino alla pensione e la coppia, pur vivendo da oltre venti anni in Svizzera, avrebbe avuto l’intenzione di far ritorno in Italia per trascorrere la vecchiaia. Un sogno divenuto irrimediabilmente irrealizzabile.
Giugno: marito ammazza la moglie e tenta il suicidio
A giugno, a Chene-Bourgeries, nei pressi di Ginevra, si consuma l’ennesimo dramma famigliare di questo 2017: un uomo di 54 anni spara alla moglie di 48 anni, uccidendola, per poi rivolgere l’arma contro di sé nel tentativo di togliersi la vita. I figli della coppia, testimoni della sciagura, hanno immediatamente allertato la polizia cantonale, la quale, giunta sul posto, non ha potuto far altro che constatare la morte della donna e far ricoverare l’uomo gravemente ferito in ospedale. Rimangono ancora avvolti nel mistero le cause di questo dramma familiare, l’ennesimo della serie, che affondano sempre più spesso le loro insane radici nella gelosia e possessività dei partner.
Agosto: il grido d’aiuto di una bambina
Ad agosto, a Steinmaur, canton Zurigo, è la voce piangente di una bambina di appena 11 anni, Sarah, ad allertare le forze dell’ordine sul fatto che i genitori si sono accoltellati e giacciono per terra in una pozza di sangue. La donna viene trasportata in ospedale in gravi condizioni mentre per l’ex coniuge non c’è stato niente da fare e gli agenti di polizia non possono che constatarne la morte. Secondo quanto riferito le liti tra i due ex coniugi erano molto frequenti.
L'uomo era stato sbattuto fuori di casa, tanto che aveva pubblicato su un portale di annunci l'inserzione che stava cercando un appartamento e che avrebbe avuto con sè la figlia di 11 anni. La donna, stando ai racconti dei vicini, aveva da tempo una nuova relazione, una situazione mal sopportata dal marito. La donna aveva chiesto espresso l'intenzione di mettere fine al loro matrimonio e avrebbe fatto capire che le due figlie sarebbero rimaste con lei. La tensione tra i due ha raggiunto l’acme il 10 agosto quando, l’ennesimo alterco, ha portato poi al verificarsi del grave fatto di sangue. Alla terribile morte si aggiunge il dramma di una bambina testimone innocente di urla e grida e di una visione sconvolgente, quella dei suoi genitori agonizzanti a terra.
Settembre: due persone uccise per un dramma famigliare
Ad inizio settembre in una abitazione di Trimbach, nel Canton Soletta, vengono rinvenute senza vita i corpi di due persone. Le indagini sono condotte con il massimo riserbo dalle forze di polizia che si sbilanciano solo nel dichiarare che “appare da escludere l’intervento di terze persone nel delitto”. Un altro caso di delitto-suicidio, l’ennesimo caso di una tipologia di delitti che sta diventando sempre più frequente: gelosia, malattia, debiti i motivi più frequenti per cui la persona con cui, per anni, si è condiviso il tetto familiare, ad un certo punto, diventa vittima e carnefice contemporaneamente, ponendo fine alla propria vita del proprio coniuge, convivente o famigliare.
Ottobre: quando ad uccidere è il figlio
Il 16 ottobre a Chaux-de-Fonds nel Canton Neuchatel, una coppia viene pugnalata nella propria abitazione. Si tratta di una donna di 62 anni, che morirà poco dopo per le ferite riportate, e del marito di 36 anni che risulterà gravemente ferito ma non in pericolo di vita. La polizia, intervenuta verso le 21.30 presso l’appartamento della coppia ha potuto rilevare che sul corpo dei coniugi vi erano, ben visibili, diverse ferite da arma da taglio. E’ subito scattata la caccia agli autori dell’efferato omicidio che ha portato, poco dopo, all’arresto del figlio della donna, un cittadino svizzero di 31 anni.
La notte stessa si è poi volontariamente consegnato nelle mani della polizia cantonale il complice. Dagli elementi emersi risulta che l’aggressione sia avvenuta nell’abitazione del 36enne che, subito dopo l’accoltellamento da parte del figliastro, è riuscito a chiedere aiuto rifugiandosi a casa dei vicini. Da chiarire il movente anche se appare chiaro trattarsi, anche in questo caso, di un dramma familiare legato probabilmente ad una questione di soldi.
Accoltellamento tra fratelli durante una lite finisce in tragedia
A metà ottobre a Bazenheid, nel Canton San Gallo, una lite tra fratelli si trasforma in tragedia ed uno ammazza l’altro davanti gli occhi attoniti dei genitori e di un altro fratello che nulla ha potuto fare per impedire l’omicidio. Durante una furiosa lite scoppiata nell’appartamento dei genitori un 28enne svizzero ha ferito il fratello di 33 anni. Quest’ultimo, pur ferito gravemente, è riuscito a lasciare la casa dei familiari ed a recarsi nel vicino studio medico per ricevere le prime cure. Successivamente elitrasportato in ospedale è poi deceduto un’ora e mezza dopo il fatto. Nulla hanno potuto fare i genitori e il fratello rimasto estraneo alla lite per porre fine a quella disputa poi trasformatasi in tragedia. Rimane da chiarire il movente che ha portato al compimento di questo fratricidio.
Novembre: anziana uccisa dal compagno
A novembre, alle porte di Zurigo, viene rinvenuto nel proprio appartamento, in una palazzina di Adliswil, il cadavere di una signora di 64 anni. A dare l’allarme è stato il compagno di 61 anni con il quale la vittima era andata da poco a convivere. Intervenuti sul posto gli agenti hanno constatato che la morte della donna fosse da ricondurre “ad un atto di grave violenza”. I primi sospetti sono ricaduti proprio sul compagno della donna e nonostante quest’ultimo continuasse a negare la sua responsabilità quale autore del delitto, gli agenti di polizia, non convinti da una serie di risposte contraddittorie date dall’uomo, lo hanno interrogato in caserma con richiesta al ministero pubblico di porlo in detenzione preventiva.