È un business che genera ogni mese decine di migliaia di franchi. A gestirlo pochi “eletti”. Con una finta aspirante lucciola, abbiamo intrapreso un viaggio in un settore ai confini della legalità
LUGANO – Un business che, nella Svizzera italiana, può fruttare decine di migliaia di franchi al mese. È quello degli appartamenti a luci rosse. Mimetizzate in banali palazzine, le “stanze del sesso” sono gestite da un numero ridotto di persone. Una sorta di monopolio nascosto, ai confini della legalità. Le lucciole ci arrivano tramite passaparola, o attraverso annunci pubblicati sui siti d’incontri. Una volta entrate nel giro, le giovani donne si spostano. Da Lugano a Chiasso. Da Locarno a Bellinzona. A caccia del mercato migliore.
Una mappa densa – Di recente si è parlato molto degli appartamenti in Via Odescalchi a Chiasso, oppure di quelli in Via Monteceneri (sopra l’ex Bosco) a Cadenazzo. Ma la mappa dei luoghi della prostituzione “domestica” è ben più ricca. Via Lavizzari a Locarno, Via Taddei a Viganello. Spuntano pure appartamenti “hot” in zona McDonald's a Bellinzona e nei pressi della stazione di Lugano, così come vicino a quella di Melide.
Cosa dice la legge – Stando alla Polizia cantonale, un numero imprecisato di prostitute annunciate alla Teseu sono attive in circa un centinaio di appartamenti (erano 92, nel 2016, stando ai dati ufficiali). Dal punto di vista legale i controlli avvengono su due fronti ben distinti. Innanzitutto, c’è quello penale, legato alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento della prostituzione e ai permessi delle singole lucciole, di competenza della Sezione Teseu e del Ministero pubblico. Ma a stabilire se in un appartamento può essere praticata l’attività del meretricio sono solo le norme edilizie e relative al controllo abitanti di ogni singolo Comune.
La paura del numero nascosto – Ma quali sono le condizioni contrattuali a cui devono sottoporsi le ragazze per entrare in uno di questi appartamenti? Una nostra redattrice si è spacciata per aspirante prostituta proveniente dall’Italia, dalla provincia di Varese. Ha composto i numeri trovati su un sito di incontri. Inizialmente nascondendo il proprio numero di chiamata. In un secondo tempo, invece, mostrandolo e ricorrendo a una tessera prepagata. Dettaglio non da poco. Nel primo caso, i proprietari di appartamenti o non rispondevano, oppure restavano sul vago. Forse perché insospettiti dal numero nascosto. Più precisi e spigliati di fronte a un numero di chiamata vero e proprio.
Si fa così – Pronti via. Si parte. Annuncio su Bestticino.ch. Risponde una donna. Un’ex escort. Il primo consiglio è piuttosto banale. «Devi fare richiesta online otto giorni prima di venire in Ticino, andare in polizia per il permesso con due foto passaporto e comprare una sim svizzera. Poi metti la tua pubblicità sui siti ticinesi e i clienti ti chiamano».
Palazzine specializzate – Ci offre un monolocale a Chiasso a 600 franchi a settimana. Oppure una camera in appartamento doppio a 500 franchi settimanali. «L'escort può vivere e lavorare lì. C'è anche la cucina. Il palazzo è in via Generale Guisan. È composto da 7 piani e 4 di questi sono destinati alla prostituzione: 2 monolocali e 2 con camera doppia».
Valutazione di mercato – L’affitto comprende tv, internet, biancheria lavata. «Puoi avere quanti clienti vuoi e pagherai sempre solo l'affitto – assicura la nostra interlocutrice –. Se arriva qualcuno a fare i controlli non c'è problema: noi siamo in regola. Provi per una settimana o due e poi vedi se per te è conveniente e se vuoi restare».
Due conti per cominciare – Si passa al secondo annuncio. Risponde tale Pietro, dall'accento calabrese. Affitta solo camere in appartamento con un'altra o altre due ragazze/trans. A Chiasso l’affitto è di 500 franchi a settimana, a Cadenazzo 600. Pietro fa due conti. «Per iniziare l’attività calcola 1.200 franchi per due settimane di affitto, 200 franchi per l’inserzione sui siti d’incontri, 20 franchi per la sim svizzera…»
Rotazione del personale – Pietro ha appartamenti a Chiasso e Cadenazzo. «Ora è tutto pieno. Però si liberano settimanalmente. Si tratta di palazzi abitati e con uffici, per cui non puoi fare troppo casino. Non viene stipulato alcun contratto, si paga settimanalmente di persona». Infine un suggerimento personale: «A Cadenazzo secondo me si lavora meglio che a Chiasso».
L’amica delle lucciole – Terza telefonata. Stavolta con il numero della prepagata visibile. Di nuovo una donna, con accento del sud Italia, che chiama subito “tesoro” la nostra finta aspirante prostituta. Affitta camere a Lugano, Chiasso e Cadenazzo. Si va dai 300 ai 500 franchi a settimana. «Io ti vengo a prendere in stazione, ti porto a fare la spesa, ti faccio la richiesta per mettere le foto sul sito, vengo a pulire ogni 3-4 giorni. Lavoro in regola, i miei appartamenti sono tutti registrati come affittacamere».
Stanze abusive – Quarta telefonata. Troviamo un uomo spavaldo che, quando chiamavamo col numero nascosto, non rispondeva. Mentre ora sì. «Ho camere a Lugano, vicino alla stazione. Ma siamo abusivi. Per iniziare non vanno bene, altrimenti me le fai chiudere subito. La Città di Lugano non vuole la prostituzione. Nell'ultimo periodo il Comune l'ha vietata. Se io ti do la camera e la polizia ti becca, a te non dicono nulla perché tu hai il permesso. Ma io sono abusivo, ti chiedono chi ti ha affittato la camera e mi fanno chiudere».
Occhio alla polizia – Il nostro interlocutore, tuttavia, sembra avere una soluzione alternativa. «Ti do una stanza a Bellinzona. Abito lì vicino e ti posso controllare. Ti faccio una settimana di scuola, ti passo i numeri di telefono dei poliziotti che si fingono clienti. Ti istruisco e tu impari come comportarti per non farci beccare. Una volta conquistata la mia fiducia, potrai avere un appartamento anche a Lugano, a 600 franchi a settimana».
Sulla piazza da 20 anni – Telefonata numero cinque. È il turno di Bruno. Uno noto nell’ambiente, che si vanta di essere sulla piazza da 20 anni. «Non andare a Cadenazzo – dice alla nostra redattrice –. Lì ci sono dei problemi. Sono stati scritti degli articoli di giornale, ultimamente. La proprietaria poi è inaffidabile. Devi fare il permesso online. Sul permesso devi già scrivere dove vai a lavorare, quindi devi avere già deciso a quale affittacamere affidarti. A Chiasso non si lavora più. Ci sono già bordelli e si lavora poco al di fuori di quelli».
Niente papponi – Bruno ci offre un ventaglio di possibilità. «Io ti affitto una camera che è solo tua. Sono 600 franchi alla settimana. A Lugano sei in appartamento con una o massimo due ragazze. A Locarno ho un monolocale grande. E pure a Bellinzona ho un appartamento. Tu decidi la tua tariffa e non c'è il pappone».
Centro massaggi – A un certo punto, Bruno se ne esce con un’offerta che pare allettante. Perché ad Ascona, lui stesso, ha appena aperto un centro massaggi. «È un centro in regola e si guadagna di più. Tu fai un massaggio, sul lettino, nell'ambiente bello, con finalino felice. Non devi star lì a farti ingroppare. È anche meglio per la tua dignità. Le ragazze che vengono lì da me sono felici. Tu puoi dormire lì nel centro. Io ho la licenza edilizia per uso commerciale e uso privato».
Pagare due affitti? No, grazie – Poi se la prende con le autorità. «Alcuni politici e poliziotti hanno una mentalità sbagliata. Dicono che la ragazza deve avere un appartamento dove dormire e uno dove lavorare e avere degli orari. Ma tu non puoi pagare due affitti. E poi come fai ad avere gli orari, devi dire di no al cliente oppure "arrivo tra mezz'ora"? Io vado avanti da 20 anni perché lavoro bene. Alla Teseu ti ci accompagno io. Lì sono molto riservati, discreti».
Il trucco c’è, e si vede – Infine, ecco un trucco per il permesso. Bruno si rivela un maestro. «Quello che fai vale 3 mesi. Dopo 2 mesi e mezzo, puoi richiedere il permesso G. Così puoi lavorare per altri 6 mesi mentre la tua richiesta di permesso resta in sospeso perché ne hanno tante. Dopo altri 5 mesi e mezzo fai un'altra richiesta e ti danno un altro permesso per altri 6 mesi. Finché ottieni il permesso G e vieni a lavorare quanto vuoi. Ogni volta fai il contratto con me per una settimana».
Spuntano spazi anche ad Agno – Ultimo giro. E stavolta l’interlocutore ha accento spagnolo/ sudamericano. Sembra più cauto rispetto agli altri. «Ho appartamenti a Chiasso, a Cadenazzo. E a Lugano, vicino all’aeroporto. Costano 500 franchi a settimana. Al momento sono strapieno». E chiude con una raccomandazione: «Io non prendo chi non è in regola. Se tu hai guai, io ho guai. Se non sei in regola, arrivano la multa e l'espulsione».
Regole non chiare – Insomma, se da una parte l’autorità ticinese fa la voce grossa nel ribadire la volontà di mettere ordine nel mondo delle luci rosse, dall’altra c’è chi interpreta le direttive a piacimento. Muovendosi in una zona grigia. Anche così si spiega il fatto che molti appartamenti in cui più volte è intervenuta la polizia in passato, con tanto di sigilli, puntualmente vengono ripopolati da nuove avvenenti signorine. Misteri di un Ticino combattuto tra moralismo, pressapochismo e regole non chiare.